Henry Timi è materia eloquente e pura che disegna spazi di sacrale austerità, un’azienda italiana che riconosce il potenziale scultoreo del forniture design e ne restituisce il valore totemico.

Andare alla deriva per le strade di Brera e farsi rubare lo sguardo dalla meraviglia; girare i piedi, alzare la testa e scoprire in un palazzo dell’ottocento un luogo della bellezza: lo spazio espositivo di Henry Timi tace, non perchè non ha nulla da dire, ma perchè è teso all’ascolto: il bianco è da sporcare, il vuoto da riempire, il silenzio da rompere.

Nelle stanze che si susseguono e che ti aspettano, la materia è messa a nudo: i pezzi monocromatici e monomaterici di Henry Timi rifiutano il superfluo accogliendo un ritorno all’essenza: il marmo, il legno e il metallo si spogliano e, nella loro totale purezza, non cedono a contaminazioni. La materia anticipa la forma, si lascia accarezzare per scoprirne l’irregolare compostezza.

Henry Timi, la mente che ha dato il nome al brand, inneggia al materico come forma di rispetto. Cresciuto nell’entroterra marchigiano, si trasferisce a Milano, “città delle ambizioni” dove dedica la sua ricerca e il suo lavoro alla crescita dell’impresa.

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Henry Timi è il design minimalista sapiente, responsabile e coraggioso e cosciente e coerente che vuole davvero l’uomo al suo centro affinchè coi suoi occhi e le sue mani completi l’opera.

Le cucine monolitiche rappresentano la più grande operazione progettuale: l’archetipo viene totalmente ridisegnato e convertito divenendo un altare, lo spazio maggiormente legato alle ritualità domestiche si spoglia per essere testimone instancabile dei processi legati al cibo.

Il bagno è un tempio in cui la pietra non ha paura dell’acqua e sembra lasciarsi scavare. Il marmo restituisce la sua perfezione intrinseca proponendosi allo stesso tempo perfettamente lavorato e intoccato, grezzo.

Gli oggetti nomadi che completano la collezione, quali tavoli e sedie, servono l’imponente bellezza degli ambienti di Henry Timi caricandosi del calore del legno e suggerendo incastri inediti che non si arrendono mai al puro decorativismo, ma conservano sempre l’identità strutturale e portante della linea.