TRIPLA non è una galleria nel senso tradizionale del termine, rigetta a priori questo tipo di definizione. Nessuno entra e nessuno esce, tutto scorre.

Ad un passante che si aggira assorto per le vie di Bologna potrebbe capitare di posare lo sguardo distratto dai bagliori della città su questo luogo alquanto singolare. Ed ecco che le sue sinapsi si risvegliano immediatamente da quel torpore cittadino con cui si cammina passivamente lungo tragitti noti, per interrogarsi su cosa gli si para davanti. Come il flaneûr baudelairiano, osservatore svagato ma curioso e sempre a caccia di rarità, può gioirsi finalmente nel distillare ciò che la strada contiene di poetico nella trama del quotidiano.

TRIPLA ha “aperto” i suoi battenti da poco, precisamente il 27 febbraio 2016. Tre sono i ragazzi dai quali è partita l’iniziativa, Luca Bernardello, Paolo Bufalini e Filippo Cecconi, tutti studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna, e tre sono le vetrine dismesse situate su Via dell’Indipendenza 71 F/G/H che questi ultimi hanno notato e successivamente preso in gestione grazie ad una richiesta fatta al Comune, alla quale sono seguiti una serie di interventi di pulizia e restauro a spese del gruppo di giovani, che ha avviato un progetto di crowdfunding per far fronte alle spese . A questa logica triadica è ovviamente inerente il nome che hanno scelto per il loro contenitore di idee, che fa riferimento anche alla presa tripla di corrente che si innesta sui circuiti e permette di trasmettere l’energia luminosa, così come il loro spazio si innesta nella via della città irradiandola con la luce dell’arte. Non a caso le vetrine sono illuminate con un sistema di luci al neon che resta acceso 24 ore su 24, permettendo così una fruizione costante delle opere che esse contengono.

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Le ragioni che hanno portato alla creazione di TRIPLA me le racconta Paolo Bufalini, dicendomi che “il motivo per cui abbiamo realizzato questo progetto è per dare a Bologna una tipologia di format espositivo originale che prima non c’era”. Mi spiega poi che “lo spazio è totalmente gestito da artisti e non guidato da scelte basate su logiche di mercato. Questa può essere una possibilità per noi giovani di proiettarci verso una dimensione maggiormente lavorativa, confrontarci con un aspetto più professionale del mondo dell’arte e presentare le nostre opere in uno spazio espositivo vero, cosa che durante il periodo dell’Accademia non sempre è possibile fare”.

Per quanto riguarda appunto le opere che contiene, esse variano di continuo a seconda delle scelte e dei gusti degli artisti in una logica che potremmo quasi definire del “teatro delle mostre”, per usare una terminologia cara allo storico gallerista Plinio De Martiis. TRIPLA non è però un contenitore neutro, dimostra infatti una coerenza tipologica di ricerca che predilige la presenza di installazioni.

Gli oggetti esposti sono per lo più legati ad una dimensione quotidiana, oggetti comuni, prefabbricati, trouvé, isolati dal loro contesto funzionale e rivificati tramite l’azione intellettuale di attribuzione di nuovi significati da parte dell’artista, a volte con un pizzico di ironia. Questo loro essere incongrui, spaesati, genera inevitabilmente nell’osservatore che vi si imbatte una reazione di riflesso che si concretizza nello stupore e nella sorpresa. È da sottolineare anche il carattere processuale che molte di queste opere manifestano, legato alla contingenza ed allo sviluppo organico piuttosto che alla permanenza fisica, come dimostrano ad esempio le due banane unite da un filo di Luca Bernardello, “Due zitelle”, che solo attraverso lo scorrere del tempo svelano il loro vero significato. Una forma in formazione che si carica perciò di aspetti quasi performativi, evidenziando quel “passaggio dallo stadio visivo allo stadio spazio-temporale” che Germano Celant indicava come nuovo traguardo dell’arte visiva.

Molto importante è anche il legame osmotico che l’interno dello spazio instaura con quello esterno. Essendo TRIPLA stessa frutto di una realtà urbana non può che stabilire con questa un rapporto dialettico da cui trarre ispirazione. Ad esempio “bbaagg”, un lavoro di Filippo Cecconi costituito da due buste di plastica di quelle che si usano nei supermercati, sembra esser stato portato sul posto non dall’artista, ma dal vento che smuove queste buste leggere dal marciapiede, come nella scena conclusiva del film American Beauty. Il dialogo con la città non ha solo un risvolto iconografico, ma è fatto anche di agenti esterni, quelli del caso, dell’imprevedibilità e, più in generale, della vita. Sempre Paolo mi racconta ad esempio di un episodio curioso e significativo: dopo aver installato un’opera senza titolo consistente in due magneti giustapposti che si attraggono uno all’interno ed uno all’esterno del centro della vetrina, aveva riscontrato che dopo qualche giorno qualcuno al di fuori aveva spostato i magneti disponendoli in una diversa configurazione.

I rimandi storico-artistici che possiamo tentare di rintracciare relativamente a queste opere sono molteplici, da Marcel Duchamp a Tadeusz Kantor, dall’arte concettuale all’arte povera, dalla minimal alla process art, dal surrealismo al neo-dada. Questo gruppo di ragazzi rilegge però tutte queste esperienze in una chiave nuova improntata alla sperimentazione, apportando un loro personale contributo in un’atmosfera di lucida freschezza che contraddistingue i giovani vogliosi di fare e dire la loro.

Se per adesso il trio ha navigato da solo dal mese di settembre si prospetta anche una collaborazione con CURRENT, una piattaforma creata da artisti e curatori che ha sede in uno spazio indipendente di Milano.

TRIPLA può essere considerata in definitiva una piccola parentesi urbana che concede la possibilità a chi vuole soffermarsi di mettere la vita stessa in parentesi, stimolando la riflessione con un tocco taumaturgico in grado di guarire per un attimo dal ritmo frenetico dell’esistenza. Una vera e propria eterotopia nella definizione che ne da il filosofo Michel Foucault, ovvero un luogo collegato idealmente ad altri spazi, che sebbene abbia una sua fisicità porta per sua natura ad una speculazione metafisica in bilico tra realtà ed immaginazione.

Se tutte queste parole vi hanno incuriosito e siete di passaggio a Bologna, il 27 aprile si terrà anche un evento-happening per i due mesi di attività, i cui dettagli potrete scoprire solo prendendovi parte.

TRIPLA
TRIPLA
"Natura morta" - Paolo Bufalini
"Due zitelle" - Luca Bernardello
"bbaagg" - Filippo Cecconi
"Senza titolo" - Paolo Bufalini
"Residuo di un delfino dopo aver attraversato il cerchio magico" - Luca Bernardello
"Super clamp" - Filippo Cecconi

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