Qualità, ricerca, design e memoria. Queste le parole chiave che contraddistinguono le borse di Giorgia Bitrusso, giovane designer cagliaritana, classe 1981. Dopo gli studi in Toscana e varie esperienze importanti nel settore, sia in Italia che all’estero, nel 2010 decide di tornare in Sardegna, alla quale è fortemente legata. Facendo tesoro dei ricordi dell’infanzia, ha trasmesso nelle sue creazioni tutte le tradizioni e i richiami ai motivi artistici dei tessuti o dei tappeti fatti a mano della sua terra, che ha imparato a conoscere fin da bambina in casa della nonna.

Lo sguardo al passato però non esclude la sperimentazione, che la giovane artista attua nell’accurata ricerca dei materiali. Nella sua collezione infatti mixa la pelle al sughero, materiale molto caro alla Sardegna, in un delicato equilibrio tra innovazione e tradizione. Le texture accattivanti e le linee minimali delle sue borse danno vita a moderni pezzi unici che profumano di storie antiche e nostalgia, ma che vantano un’attenzione particolare per l’artigianalità e la costante ricerca, con un appeal decisamente unconventional. La creativa di Giorgia è stata inserita tra i cinquanta migliori nuovi talenti nel concorso Young Vision Accessories Award2014, indetto da Sara Maino, fashion editor di Vogue Italia.

Prima di cominciare parlaci della tua nuova collezione. Da cosa hai preso ispirazione per realizzarla e quale è il tipo di donna che vuoi rappresentare?

La collezione FW 14-15 è nata per raccontare il mio ritorno in Sardegna, con la sua storia e le sue tradizioni rielaborate in chiave moderna. L’idea prende spunto dai luoghi della mia terra attraverso i ricordi d’infanzia e l’ispirazione arriva dalle forme geometriche tipiche delle ceramiche sarde. Il design essenziale si colora di fantasie optical anni’60, dove il rosso e il turchese creano contrasti che evidenziano maggiormente la palette di base delle maglie in bianco e nero.La mia donna ideale è elegante, non solo nell’abbigliamento, ma soprattutto nel modo di porsi. La speranza è che le mie borse possano essere indossate soprattutto da quelle donne che definisco “dall’animo raffinato”, moderne, libere di scegliere, che prendono le distanze dai look forzati, spesso volgari.

Cosa ti ha portato a scegliere i materiali che utilizzi per realizzare le tue creazioni? Come nasce la scelta del nome che dai ad ogni pezzo?

Sono nata in Sardegna e i materiali che utilizzo fanno parte del mio percorso, della mia quotidianità che si esprime in maniera naturale, rilevando un carattere ben definito.Le prime ricerche merceologiche partono sicuramente dai manufatti tradizionali e dal ricco patrimonio di quest’isola, circondata di mare e a tratti rivestita di boschi, dove i colori non si nascondono mai ma ti accolgono tutto l’anno. La ricerca e gli incontri con gli artigiani del luogo sono stati per me fondamentali; grazie ai loro insegnamenti ho infatti appreso le tecniche più antiche, che mi hanno permesso di sperimentare le diverse combinazioni di intrecci e accostamenti per le mie creazioni.
L’idea di dare un nome ad ogni pezzo è nata perché ogni borsa ha una sua storia e una propria personalità, i loro nomi si rifanno a quelli delle farfalle giapponesi, uniche e femminili in ogni battito d’ali, delle vere muse per me.

Quando e come hai scoperto la tua passione per la moda? Come hai trasformato questa passione nella tua professione?

La passione c’è sempre stata. Sin da piccolissima ho avuto una spiccata sensibilità per l’arte e per i tessuti, frugavo negli armadi delle mie zie per attingere nuove idee e sfogliavo riviste di moda quasi tutti i giorni. Penso che la creatività sia innata, non ho mai avuto esitazione su quello che avrei voluto fare e questa è una grande fortuna che mi ha permesso di perfezionarmi senza perdere energie in altro. Chiaramente il percorso verso la moda è stato abbastanza lungo e travagliato, e chissà ancora quanto ancora dovrò battagliare. Ma l’amore per questo mondo parte dai ricordi delle elementari e non mi ha mai abbandonato. Qui mi sento di raccontare un piccolo aneddoto: un’insegnante delle scuole medie inferiori provò a scoraggiarmi ma decisi comunque di frequentare il liceo Artistico e contemporaneamente una scuola di moda per prepararmi al meglio.Tutte le mie scelte si sono focalizzate al raggiungimento del mio sogno, i viaggi, gli studi in Toscana e il ritorno Sardegna, oggi la mia base. Nel 2010 mi sono dedicata esclusivamente allo studio e alla ricerca profonda delle mie origini e solo quest’ultimo anno ho deciso di espormi con le mie creazioni.

Sei stata menzionata come uno dei cinquanta migliori talenti da Sara Maino, Vogue. Cosa hai provato quando hai avuto la notizia? Da cosa credi derivi il tuo successo?

Chiaramente mi ha fatto piacere.In tutti questi anni non ho mai partecipato a nessun concorso di moda perché sono molto silenziosa e riservata in tutto quello che faccio e l’esposizione mediatica mi spaventa, lo ammetto. Ma quando hai un prodotto è giusto condividerlo e mettersi in gioco, perché solo quando arrivano delle conferme puoi capire se quello che proponi piace oppure no. L’importante è affrontare tutto con serenità e consapevolezza.Credo che per emergere debba esserci un progetto solido e riconoscibile alla base. Le mie creazioni hanno colpito perché è passato un messaggio semplice, dove la qualità e il mio mondo sono stati accolti positivamente. I pezzi proposti sono unici, si discostano fortemente dalle mode correnti.Quando racconto delle mie borse e del lavoro che c’è dietro, mi rendo conto che molti si appassionano, e per me leggere la felicità nei loro volti vale più di tutto il resto, perché mi ricarica tantissimo. Non bisogna mai sentirsi limitati, soprattutto per chi è nato in Sardegna come me, ognuno di noi può creare le proprie possibilità, basta volerlo.

Quanto ti ha influenzato la Sardegna, tua terra natia, per lo sviluppo del tuo stile? In che modo la inserisci nelle tue creazioni?

La mia origine è la mia identità, l’isola è il punto di partenza. Il passato è un bagaglio culturale che ci portiamo sempre dietro, è intrinseco in noi e in quello che facciamo. Nelle mie creazioni si manifesta soprattutto nella scelta dei materiali, nelle tonalità, nella colorazione dei filati e dei disegni delle maglie. L’intento è quello di far riemergere il carattere forte dei lavori fatti a mano, spesso dimenticati o poco apprezzati. Viaggio su di un filo immaginario che dal passato mi riporta ad una personalissima dimensione moderna.

Al giorno d’oggi, possiamo ancora parlare di artigianalità? Quanto influisce sul tuo lavoro?

Assolutamente si, possiamo parlare di artigianalità e oggi più che mai è un valore aggiunto per chi si occupa di moda.   Artigianato è storia, esperienza, bellezza ed è la vera forza del nostro paese, grazie al sapere tramandato da generazioni. Un valore per me indispensabile è l’unicità e la qualità del prodotto che può concretizzarsi con forza solo con un’artigianalità d’eccellenza. Il mio progetto si basa sulla maestria degli artigiani e sono una sostenitrice convinta che un prodotto fatto a mano, in Italia, debba essere tutelato e valorizzato sempre più. Soprattutto per chi è all’inizio. Ho intrapreso questo percorso per amore della mia libertà creativa e solo con l’aiuto degli artigiani l’ho potuta esprimere al meglio.

Quali sono i problemi che incontra un giovane talento come te, nella creazione di un’attività indipendente? Vale veramente la pena creare un brand proprio?

I problemi sono tanti e creare una propria attività è difficile, soprattutto senza alcuna esperienza imprenditoriale pregressa. Non è semplice essere giovani oggi, personalmente sono molto cauta in tutte le mie scelte e mi rendo conto che ho rallentato tantissimo perché i soldi non bastano mai. In tutta sincerità credo che questo sia il vero tasto dolente ma non vorrei che fosse la giustificazione assoluta per rinunciare ad avviare la propria attività. Capisco che in Italia sia tutto più complicato, non vi è semplificazione burocratica e i fondi non sono sempre erogati nell’immediato. Inoltre mancano delle figure che possano indirizzarti nel modo giusto, però bisogna avere coraggio, essere ottimisti e non scoraggiarsi nonostante le mille difficoltà. Io ho iniziato con pochissimo e non credo di essere l’unico esempio, e mi arrabbio quando penso a ragazzi che perdono del tempo prezioso lamentandosi; se ti impegni seriamente non hai tempo per le lamentele, in generale stare fermi non porta a niente di buono. Vale la pena provarci comunque.

Vivendo e respirando quotidianamente l’universo moda, quale credi sia il rapporto tra le grandi firme e gli stilisti emergenti? 

Il mondo della moda ha bisogno di designer di talento che si propongano con una nuova e personalissima visione, i grandi stilisti si sono resi conto di questo e ci sono diverse iniziative per supportarli. Ma non sempre c’è spazio per tutti, anche perché siamo tanti e nelle aziende italiane c’è sempre un via vai di  ragazzi ambiziosi che arrivano da tutto il mondo. Forse in Italia non si è ancora pronti al cambio generazionale e diventare direttore creativo di un brand è molto più difficile rispetto a Francia o in Inghilterra.

Quanto è importante la gavetta e l’esperienza per raggiungere la creazione di una linea personale e di una propria attività produttiva?

L’esperienza è fondamentale, non puoi pensare di costruire un progetto personale valido se non ti sei prodigato costantemente durante tutto il percorso, le persone che si improvvisano non sono credibili. Se poi consideriamo che di solito uno stilista si afferma dopo i trent’anni, allora capisci bene che evidentemente c’è dietro un passato fatto di sacrifici prima di raggiungere la giusta maturità intellettuale. Si tratta di conoscere tutto nel dettaglio, studiando soprattutto quello che non si riesce a fare per comprendere i propri limiti e superarli. Solo così si possono raggiungere risultati ottimali. Io sono per il lavoro nelle piccole realtà, dove si possono toccare con mano i materiali e si possono utilizzare i macchinari, disegnare non basta per avviare una propria attività. Le scuole sicuramente aiutano, ma alla fine solo mettendo in pratica le conoscenze teoriche si possono affrontare le vere problematiche. E’ un lavoro complesso che necessita di profonda dedizione e passione.

Chi vuole diventare Giorgia Bistrusso un domani? Quali sono i progetti che hai in cantiere?

Credo che sia già un privilegio perseguire il mio sogno in un’isola così bella. Mi piacerebbe continuare a farlo con serenità e senza perdere l’entusiasmo che mi contraddistingue. Poi sperimentare e studiare ancora!Sogno una linea di abbigliamento tutta mia. Ora vorrei avviare una collezione maschile e prodigarmi nella ricerca di artigiani che vogliano supportarmi in Sardegna o conoscere altre realtà in giro per l’Italia. La mia vita è fatta di ricerca, è un lungo viaggio che non so dove mi porterà ma di sicuro continuerò ad impegnarmi con tutta me stessa.

 “The WalkMan” si pone come obiettivo quello di lasciare spazio e visibilità ai giovani talenti. Cosa ti senti di suggerire a chi ha deciso o sta decidendo di investire la propria vita nella creatività?

Il successo facile ha vita breve. Consiglierei di andare cauti perché il segreto è la pazienza e l’umiltà, amare fortemente quello che si fa, essere versatili ed appassionare le persone che ci circondano. Fondamentale è costruirsi il proprio stile per essere riconoscibili e avere le idee chiare su tutto quello che ruota attorno a questo mondo. Infine, essere consapevoli delle proprie forze ma anche delle proprie debolezze. Sono certa che poi quando arriverà il momento giusto (essendo proattivi), il talento sarà riconosciuto e premiato.

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Quality, research, design and memory. These are the defining keywords of the purse collection by Giorgia Bitrusso, 33, a young designer from Cagliari. In 2010, after studying in Tuscany and various other experiences in the field, both in Italy and overseas, she decides to come back to Sardinia, her homeland. Fondly regarding her childhood memories, she conveyed the traditions and the artistic motifs of handmade fabrics and rugs from her city through her creations.

However, she is not above experimenting through a careful selection of her materials of choice. Leather and cork are combined, the latter being a typical product from Sardinia. Her purses’ captivating textures and minimalist lines arepart of unique pieces with traces of old tales and nostalgia, making for a rather unconventional appeal. Giorgia’s works have been recognized among the fifty best new talents in Young Vision Accessories Award2014, hosted by Sara Maino, fashion editor from Vogue Italia. She’s also one of the designers selected by Franca Sozzani for Garbo charity project in Milan.

Tell us about your new collection. What inspired you and what kind of woman do you intend to portray?

The collection FW 14-15 is about my return to Sardinia, its history and traditions revised in a modern version. The idea stems from my childhood memories and places: the geometrical shapes of typical Sardinian ceramics is what inspired me. Simple designs are splashed with 60’s optical fantasies, wherein the clash between red and turquoise brings out the black and white palette. My ideal woman is both elegant and graceful. I hope for my purses to be chosen by what I define as “refined women”, modern and unhappy with forced, often vulgar looks.

Why did you choose those materials? And what’s behind the name of each piece?

As a Sardinian woman I tend to use materials closer to my culture and traditions. I look at traditional artifacts and the bottomless heritage of my colorful island to get inspiration. I have learned ancient manufactoring techniques from seasoned artisans that allowed me to experiment even further with my creations.
I name every piece because I feel that each purse has its story to tell and its personality: they are named after Japanese butterflies, which I find rather unique and feminine. Truly muses to behold.

When did you find out you had a passion for fashion? And how did it became your job?

As far as I can remember I’ve always had a taste for art and fabrics. I used to snoop around my aunties’ closets and I read fashion magazines almost every day. I always felt that I was meant to follow this path and this certainty helped me hone my skills without wasting time and resources on anything else. There is clearly much more to it than that and I still have a long way to go, but I’ve been into it for so long and I’m not going to give up anytime soon. I attended both an artistic high school and a fashion school when I was young even though back in the day a teacher of mine suggested I shouldn’t. All my efforts so far have amounted to where I am now: in 2010 I dedicated myself exclusively to studying and looking for my roots and only this year I decided to exhibit my works.

Sara Maino, Vogue, mentioned you as one of the best fifty talents. How did that make you feel?

I was delighted to hear that. All these years I’ve never taken part in any fashion contest, as I’m quite reserved, but when you do something you should share it with everyone and put yourself on the line: that’s the only way you’ll understand whether what you did is good or not. To truly rise to fame a concrete and solid project must be made. My creations have been a hit because they are simple yet effective: the pieces I proposed were unique and outstanding. Many people get as passionate as I do when I tell them about my purses and the work behind all of it and that’s what makes me want to continue and what I treasure the most.

How big an influence has Sardinia, your native soil, been?

I identify with my origins, Sardinia is my starting point. My past is my heritage, there’s a trace of our roots in everything we do. It’s most evident in the materials I choose, the shades, the yarn color and the patterns. I want to bring back the “strong” aspect of handmade products, which are often underrated. I find myself in a modern dimension of my own which has started from the past.

Is there still a place for craftsmanship today? How relevant is it for your work?

Especially for those working in the fashion field, I’d say that craftsmanship is important now more than ever. Craftsmanship is history and experience and our country’s selling point thanks to our culture passed on through generations. Only top-notch craftsmanship is what can truly bring out a product’s uniqueness and quality. I heavily rely on artisans’ expertise and I believe that handmade manufacts in Italy should be even more commended as of late, especially for beginners. I chose this path because I was free to do so and I wouldn’t have got this far weren’t it for those very artisans’ help.

What problems will a young talent who seeks their own independent activity face? Is realizing your own brand really worth the effort?

There are a lot of hardships in the process, especially without any previous business experience. It’s not easy for young people today, I had to be very careful in my choices and more often than not I found myself limited because of my own shortage of money. Even then, though, I wouldn’t want it to be the main reason to give up on your ambitions. It’s true that it’s more complicated here in Italy and that cash is not always immediately available, but you must be brave and think positive. I, for one, started from the bottom and I can’t help but pity those who waste their time complaining: if you put your back into it there’s no room for complaints. You just have to try.

What do you think is the relationship between famous brands and upcoming talents? 

The fashion field needs talented designers with new ideas: estabilished stylists have acknowledged this and are supporting this trend. That being said, there’s not always space for everyone: there’s many of us and even more coming from overseas to Italy. I’d say that becoming your own brand’s young creative director is a lot easier in France or England.

How important is building up experience before managing your own activity?

Experience is fundamental, you’ll never come off as reliable if you don’t have some sort of working background to support you. Stylists usually estabilish themselves after their thirties, so you can see a pattern there. You must have an in-depth expertise and focus especially on what it’s harder to achieve in order to surpass your own limits: that’s the only way I made consistent results. You should be able to do a little bit of everything, concept alone is not enough. School can surely help but you have to put your knowledge into practice. It’s a very complex job that needs passion and commitment.

What are your next projects and ambitions?

I believe I’m lucky enough being able to just keep following my dreams in Sardinia. I’d like to experiment and study even more, I’d love to have my own fashion brand. I want to start a collection for men and look for skilled artisans to help me and also to travel through Italy. I don’t want my research to end just yet.

 “The WalkMan” wants young talents to express themselves to the fullest. What would you suggest to those who are pursuing their own creative career?

You won’t go far with “cheap” success. I’d recommend being patient and modest, loving what you do, being open-minded and making those around you passionate about your work. You should have your own recognizable style to identify and be aware of what’s going on, of your flaws and of your strengths. If you keep being proactive, sooner or later your efforts will pay off and be recognized.

Traduzione a cura di Furio Duratorre