Abbiamo provato a individuare, nel mezzo delle infinite proposte che si trovano su tutti i social e su internet in generale, le giovani fotografe italiane che più ci hanno colpito.

La nostra generazione è di gran lunga quella maggiormente sommersa da immagini; se si prova ad immaginare quante immagini guardavano in un giorno i nostri nonni ci rendiamo conto che il numero è enormemente inferiore, queste provenivano maggiormente da giornali e televisione, un nativo digitale, invece, si muove quotidianamente in un mare di immagini messe a disposizione dalla rete. Questo per dire quanto sia difficile oggi individuare le proposte migliori che circolano sui canali dedicati alla fotografia, il lato positivo, però, è che la diffusione di fotografie è molto più agevolata e per noi è molto più facile venire a conoscenza di lavori, progetti e autori che altrimenti non avremmo modo di conoscere.
In questo mare di possibilità abbiamo cercato le giovani fotografe italiane che maggiormente hanno mosso il nostro sguardo:

Zoe Natale Mannella è una giovanissima fotografa nata a Londra, cresciuta a Caserta e attualmente di base a Milano, lavora nel mondo della moda e alterna lavori su commissione a progetti personali come Taxidì, un lavoro che nasce come documentazione spontanea di una vacanza tra amiche in Puglia ed è in grado di sprigionare tutta la leggerezza della situazione attraverso uno sguardo libero da formalismi che porta a delle fotografie che sembrano il risultato di un flusso di coscienza impresso su pellicola. Un lavoro che volendo nasce in maniera casuale ma all’interno del quale si riesce a leggere un occhio attento alla creazione dell’immagine, che durante il lavoro ha sviluppato un suo rigore che automaticamente si adatta ad uno stile di documentazione più spontaneo, ma mai casuale.

 

Tra le giovani fotografe italiane che abbiamo individuato c’è anche Bea De Giacomo, che inizia a scattare per passione, perché le interessava la quotidianità e la possibilità di poterla ricordare; ha iniziato a fotografare qualsiasi cosa e questo si vede nel suo lavoro, una produzione vastissima ed eterogenea, dai ritratti allo still life al paesaggio, che sia urbano o naturale, alterna dettagli a figure più complete ma ogni sua fotografia ci lascia la sensazione che dietro ci sia qualcosa di non detto, non svelato. Come se i suoi lavori volessero raccontarci l’incipit di una storia, stimolare delle domande nell’osservatore e lasciare che sia questo a darsi le risposte, che siano giuste o sbagliate poco importa.

 

Di stampo diverso il lavoro di Chiara Zonca, che ci ricorda un po’ quello di Sofia Podestà (che non abbiamo inserito qui perché un’analisi sul suo lavoro è già presente in questo nostro articolo): uno sguardo volto principalmente al paesaggio e alla natura, specialmente in quei momenti in cui la luce dell’alba o del tramonto, o condizioni atmosferiche particolari, mutano la percezione del paesaggio che si trova davanti e rendono un’atmosfera eterea e impalpabile. Le sue fotografie portano a una sensazione di riscoperta di una natura incontaminata, la figura umana non è mai contemplate e quello che ci viene proposto è totalmente distante dai paesaggi che si è abituati a vedere tutti i giorni, tanto da stimolare un senso di straniamento nello spettatore.