In occasione dell’ultima edizione di Art Stop Monti, l’iniziativa che porta l’arte nel centro della capitale, il team di The Walkman Magazine ha intervistato l’artista Andreco.

Andreco unisce una formazione scientifica, dottorato in Ingegneria Ambientale, collaborazioni post dottorato con Università di Bologna e Columbia University di New York sulla gestione sostenibile delle risorse in diverse condizioni climatiche, con un percorso artistico che investiga i rapporti tra spazio urbano e paesaggio naturale, tra uomo e ambiente, realizzando progetti che vanno a comporre un’unica ricerca multidisciplinare. Andreco utilizza un linguaggio di sintesi, simbolico e concettuale, servendosi di diverse tecniche di rappresentazione: installazioni, performance, video, pittura murale, scultura e progetti d’arte pubblica. Partecipa a mostre e festival a livello internazionale.

La sua opera, dal titolo CONFLUENCES – where the Aniene and the Tiber meet è un omaggio al territorio. Sulla terrazza l’artista presenta il Tevere che incontra l’Aniene e il suo sbocco naturale, il Mediterraneo; nei due cartelloni presenti in stazione il Tevere è il protagonista. Lo sguardo dei passanti è trasportato lungo le sue sponde, come a seguire una mappa nautica che mostra il tragitto dell’arteria principale di Roma. Un’arteria che non è di asfalto, ma di acqua e creata dalla natura, ed è sempre stata presente. Il lavoro si inserisce in una rete di opere sui fiumi che l’artista sta portando avanti a livello internazionale, per far crescere la consapevolezza ambientale e climatica e sull’importanza della salvaguardia dell’ambiente. L’intenzione è quella di restituire un nuovo immaginario sui fiumi, corridoi verdi, luoghi di incontro e di socialità e parte dell’ecosistema urbano da tutelare.

«Molte città nascono sui fiumi, anche Roma nasce su un corso d’acqua; una volta i romani veneravano il Tevere e il dio Tiberino. Io lavoro da un pò sui fiumi e sugli spazi verdi della capitale per ridargli luce e valore: secondo me, il fiume potrebbe essere la spina dorsale di un’infrastruttura verde, è una spina dorsale per la mobilità sostenibile, per le ciclabili.

Non è molto comunicato, ma è risaputo che la pandemia è legata a questioni ambientali, perchè gli essseri umani hanno invaso degli ecosistemi che non erano i loro. Secondo me è importantissimo creare un legame tra ambiente e salute, sono strettamente legati, quindi se si parla di pandemia, invece di parlare soltanto di sanità e di come correre ai ripari, bisogna riflettere su come le pandemie vadano prevenute.

L’arte è una fuga dal quotidiano, ti dà una visione inaspettata del presente. Questo già in se ha una grande forza. A differenza del linguaggio della politica o della scienza in cui ci sono numeri o statement di propaganda, l’arte lascia sempre un messaggio aperto che le persone possono fare proprio. Sicuramente tutto ciò che vedo e che faccio, i viaggi e le esperienze influenzano la mia opera; si dice che l’arte è un atto di verità: tutto quello che sai e che sei trapela dalle tue opere.

A Roma abbiamo due fiumi, il Tevere e l’Aniene. In questo murales ho voluto scrivere “dove l’Aniene e il Tevere s’incontrano”. Partire dagli spazi verdi e dalla riqualificazione dei fiumi è un’azione sia per i cittadini, ma anche per migliorare la qualità dell’ambiente in città.

Mi interessava molto questa location, la terrazza della metro Cavour, soprattutto il fatto che si può vedere dall’alto; sicuramente è una grande responsabilità lavorare in uno spazio pubblico nel centro di Roma. A me piace vedere l’opera dall’alto perchè è come godere di un affaccio su un territorio immaginifico che in realtà è il territorio in cui siamo davvero.
La posizione dei fiumi corrisponde a come sono veramente georeferenziati nella realtà: il mare è veramente in quella direzione ci sono Ostia e Fiumicino. Poi mi sono chiesto “Come raffigurare monti?” un passate mi ha detto “ma perchè non ci dici dove siamo?” E allora ho fatto quel puntino bianco, per chi lo sa, per i monticiani quello è Monti, è dove siamo noi adesso.

Di solito le mie opere non sono né astratte né figurative, sono più iconiche. L’idea è di rappresentare queste linee che fanno pensare alla natura, alla geologia e in ogni contesto prendono significati diversi, sicuramente sono legate al territorio; in questo caso mi fanno pensare ai filamenti di acqua che scorrono sotto terra e sono irregolari perchè sono anche fatti a mano, mi piace la vibrazione dei piccoli errori perchè corrisponde a come sono nella realtà le cose.

Ho scelto il colore di questa terra rossa perchè quando si fanno questi lavori nello spazio pubblico si può scegliere di procedere o per contrasto o per assonanza. Spesso lavoro più per assonanza con il contesto, questa terra sicuramente dialoga con le facciate dei muri del quartiere, è la terra del paesaggio ch in qualche modo ritorna paesaggio.»