Elena, Sofia e Lidia Caricasole sono tre sorelle che hanno avuto il coraggio di credere in un’intuizione. Il coraggio di credere nei desideri di ognuno di noi.

Elena, 28 anni, ha uno studio di grafica e comunicazione a Verona. Sofia, 26 anni, social media strategist, vive a Lussemburgo. Lidia, 23 anni è una ballerina e studia alla Juilliard School di New York. Tre destini diversi, uniti dal sogno di creare, insieme, qualcosa che resta.

Elena fa da portavoce e ci ha svelato il lucente percorso di poivorrei, nato il 28 marzo 2020, in pieno lockdown.

Come nasce poivorrei e come si è evoluto il progetto?

C’è sempre stato il desiderio di realizzare un progetto nostro, tutte e tre insieme. Fino ad allora nessuna idea ci aveva convinto, niente che fosse veramente realizzabile e che avesse un peso specifico.
Ne avevamo parlato proprio qualche giorno prima della mia proposta. Ci siamo lasciate dicendo “Cosa potremmo fare? Dai, pensiamoci”. È stata una bellissima coincidenza. Quando è nato il progetto eravamo sparse in tre diversi angoli del mondo. Io ero a Verona (la nostra città di origine), Sofia in Svezia e Lidia, che vive a New York, stava raggiungendo Sofia.
Tutto è partito da una mia lista personale di desideri. Dopo qualche giorno di destabilizzazione, all’inizio del lockdown avevo iniziato a segnare sul pc una lista di cose che avrei voluto fare. Nel momento in cui ho realizzato che poteva essere un progetto partecipativo, che tutti, come avevo fatto io, potevano sentire la necessità di dire quello che avrebbero voluto fare poi, mi sono convinta che, tra le mie mille idee giornaliere , era quella giusta. Un progetto che avrebbe unito le nostre competenze. L’ho proposto subito alle mie sorelle. Poteva andare in due modi e basta: o mi avrebbero detto di lasciar perdere o mi avrebbero appoggiato. O la va o la spacca. Le ho videochiamate, ho spiegato la mia idea e l’hanno subito accolta con grande entusiasmo. Abbiamo così deciso di provarci.
Tre giorni dopo averne parlato avevamo il sito online e la pagina Instagram (@poivorrei) con i primi post. Lo strumento principale di raccolta dei desideri è il sito, tramite cui ci arrivano tutti i poivorrei. La pagina Instagram funge da strumento di divulgazione. Selezioniamo alcuni poivorrei e li pubblichiamo come post.

Gli inizi, le emozioni, le paure prima del lancio del progetto: quali sensazioni avete provato?

La parte emozionale del nostro progetto è stata molto forte. Ricorderò sempre che i primi giorni, prima di dormire, andavo sul sito a leggere i poivorrei che erano arrivati. È stato molto emozionante leggere i desideri delle persone. Molto toccante vedere come la pagina Instagram è diventata nel tempo un vero e proprio supporto. Le persone hanno iniziato a considerarci come delle amiche con cui confidarsi su vari problemi, da quelli legati ai fidanzati ai problemi personali o lavorativi. È stato bellissimo vedere la risposta che c’è stata da parte delle persone. Il fatto che tu pensi a un progetto, e poi succede che viene recepita esattamente per com’è nata, viene fatta propria da tutti. Questa è una cosa davvero impagabile.

Non abbiamo dato retta ad ansie e paure, ma solo a realizzare il nostro progetto. Se vuoi fare una cosa la fai, ti lanci.

Ovviamente all’inizio abbiamo avuto dei dubbi. “Magari non funziona, la gente non partecipa”. Abbiamo pensato che sarebbe potuta essere solo una perdita di tempo e di soldi. Per quanto fosse nato per caso abbiamo comunque investito tanto per realizzare il sito e tutto il progetto. Un conto è immaginare qualcosa, e un conto è se quel qualcosa diventa realtà. Su tutto ha prevalso l’entusiasmo più totale, e subito dopo la stanchezza. È  stato veramente molto impegnativo e intenso.

Come avete suddiviso i compiti “a distanza”?

Io ho realizzato la parte del brand identity e insieme a Sofia abbiamo impostato il sito. Abbiamo deciso il linguaggio, il ritmo, la riconoscibilità dei post. Abbiamo definito una sorta di cadenza data dalle “card”, cioè le grafiche di puro pezzo e abbiamo deciso lo stile delle fotografie. Tutte e tre ci dividevamo i poivorrei che arrivavano per poi selezionarli e pubblicarli.
La cosa divertente è che in quel periodo eravamo tutte chiuse in casa, senza gli strumenti che ci occorrevano. Specialmente io a Verona, in pieno lockdown, non avevo né la stampante né la macchina fotografica. Avevo tutto allo studio e non potevo andarci a causa delle restrizioni. Perciò le prime fotografie hanno le scritte proiettate a muro. Tramite il mio cellulare e il proiettore che avevo a casa proiettavo le scritte dei poivorrei, provando a creare dei visual. Anche le foto con i desideri scritti sua una sorta di scontrino hanno una spiegazione simile. Nemmeno Sofia in Svezia aveva in casa una stampante, ma solo una piccola stampante termica che le aveva regalato il suo fidanzato per Natale. Ha dovuto usare quella perché era il mezzo più veloce per poter stampare i messaggi e fotografarli.
Questo per dire che, nonostante avessimo pochi mezzi, in quel momento abbiamo cercato di tirar fuori il nostro meglio.
Finalmente, quest’estate abbiamo annullato le distanze. Abbiamo fatto la prima vacanza tutte e tre insieme.  

Quanto coraggio ci vuole per realizzare ciò in cui si crede? Qual è l’ingrediente che non deve mai mancare?

Entusiasmo e incoscienza sono gli ingredienti vincenti. Bisogna avere coraggio di credere nelle proprie idee e non farsi scoraggiare da quello che possano pensare gli altri. Solo tre giorni prima del lancio ho pensato di lasciar stare tutto, dopo aver ricevuto un feedback negativo da parte di un amico. Queste piccole cose sono capaci di abbatterti in un secondo. Il parere di una persona, anche se non è la persona più importante della tua vita, è capace di mettere completamente in dubbio tutto. Poi mi sono detta “No, vai avanti. Ho un’idea, ma anche una visione di come può svilupparsi”. Se una persona ha una visione strutturata e sa dove vuole arrivare, secondo me deve provarci anche se poi fallisce. Se non ci provi non potrai mai sapere se effettivamente la tua idea può avere successo. Se può essere qualcosa di veramente stimolante, qualcosa che possa apportare un cambiamento nella vita delle persone. Secondo me bisogna avere un pò di sano ottimismo e anche incoscienza. Tante volte l’incoscienza salva veramente le situazioni. Se pensi troppo, a volte, non vai da nessuna parte. Molto meglio lanciarsi.

Vi aspettavate tanto successo? Come si gestisce?

Non ci aspettavamo assolutamente tutto questo successo. C’è stato un momento in cui per tre giorni di fila siamo cresciuti di 40k followers al giorno. Surreale. Il tempo di cliccare refresh e il numero dei followers continuava a salire di minuto in minuto. Oggi siamo a 455k followers e ancora non possiamo crederci. Se la gente non avesse più interagito con noi avremmo lasciato andare le cose come dovevano andare. Invece il flusso di interazioni è rimasto stabile. Tantissime persone ci scrivono ancora, partecipano e ci chiedono di non smettere.
Ci vuole tanta pazienza per gestire il successo. Noi abbiamo lavorato per intere giornate, fino a tarda notte per gestire questa community sempre più grande. Si impara facendo. Non si può studiare da nessuna parte come gestire un volume così intenso di messaggi ricevuti ogni giorno.

Cosa vale di più aspettare secondo i desideri che avete ricevuto? Cosa si desidera fare di più?

Le relazioni sono state il fil rouge di tutti i poivorrei. Inizialmente i desideri riguardavano relazioni e affetti più cari. Tante persone non vedevano l’ora di poter rivedere gli amici, la persona amata, la famiglia. Moltissimi volevano vedere il mare. Ora, dopo vari mesi dall’inizio del progetto, i desideri si sono spostati sul futuro, inteso come realizzazione personale. Molti vorrebbero capire cosa vogliono dalla vita, trovare un lavoro, realizzarsi. Rispetto alla paura, prevale molto di più la speranza.

Dopo il progetto delle t-shirt, la pubblicazione del libro: oggi le parole hanno bisogno di restare ben impresse…

Il progetto delle t-shirt è stato lanciato circa une mese dopo il sito. Fin dall’inizio abbiamo pensato di realizzarle, ma ma non l’abbiamo fatto subito perché volevamo vedere prima l’andamento generale del sito. Davvero difficilissimo mettere in piedi una linea di magliette durante una pandemia. Volevamo che questo progetto non rimanesse solo digitale. Volevamo che le persone diventassero portatrici del messaggio, proprio in maniera fisica. La maglietta ci è sembrata il mezzo migliore per realizzare questo.  
Il libro era il secondo obiettivo del progetto, per averne un ricordo fisico. Avevamo già impaginato una bozza. Così, quando De Agostini ci ha contattato, abbiamo direttamente proposto il lavoro che avevamo iniziato alla casa editrice. Abbiamo scelto 1500 poivorrei. Purtroppo 90 mila messaggi non sarebbero mai potuti rientrare in un libro.
Sì, oggi le parole hanno bisogno di restare ben impresse perché non possiamo vivere solo di digitale. Abbiamo bisogno di ricordi concreti.

Il vostro poivorrei per il futuro?

Poivorrei… riuscire a realizzare sempre i progetti che ci verranno in mente d’ora in avanti. Noi vorremmo essere felici con quello che facciamo. Ci siamo misurate tanto in questo progetto, anche dal punto di vista professionale. È stato un bellissimo slancio verso il futuro. Ci ha dato tantissimo coraggio per eventuali progetti futuri. È stata sicuramente una grande lezione sull’avere coraggio di portare a termine le cose e rischiare.