Giuseppe Colarusso è un fotografo ed illustratore, nato in Svizzera nel 1963. Si è appassionato alla fotografia sin da ragazzo, tanto da riuscire a fare nel 1985 una fotografia senza macchinetta fotografica!Usò infatti una scatola di cartone per scarpe ed applicando un foro sul coperchio, impressionò la carta fotografica posta sul fondo della scatola. Già da questo aneddoto si capisce la passione e l’inventiva che mette nei propri lavori, sempre fantasiosi ed ironici. I suoi fotomontaggi colpiscono anche per il messaggio, che viene trasmesso sempre in maniera originale. The Walkman gli ha chiesto un’intervista perché l’arte ed il talento non hanno età, e con le sue opere Giuseppe Colarusso ne è la dimostrazione.

giuseppe cola inter

I suoi fotomontaggi sono molto ironici e fantasiosi. Come arriva al risultato? E’ un processo più riflessivo o intuitivo?

L’ironia fa parte della mia persona in generale e sono convinto che la si possa utilizzare non solo per fare battute di spirito ma anche per tentare di trasmettere simpaticamente messaggi seri.
Con questo non voglio dire che le mie immagini siano sempre “impegnate”. Mi capita spesso di essere spinto solo da motivazioni estetico-visive.
Tornando alla tua domanda, in merito al processo creativo devo ammettere che quando rifletto non cavo un ragno dal buco.
Hai presente quando ci si sforza di ricordare una parola od un nome e quello ti viene in mente solo quando hai smesso di pensarci? Ecco… a me succede così.
Raccolgo, a sorpresa, i frutti delle riflessioni quando meno me l’aspetto e devo ammettere che sono piccole folgorazioni piacevoli.

Riesce a conciliare bene la sua passione con il suo lavoro?

Faccio un lavoro che ha a che fare con le immagini (decorazione di insegne e cartelli) ma non è particolarmente creativo e quando capita che lo sia è comunque su commissione.
Di conseguenza le soddisfazioni personali le ricerco di più nell’ambito della mia produzione extra lavorativa.
In pratica quello che guadagno (monetariamente parlando) da una parte lo spendo dall’altra… direi che le 2 cose si conciliano alla perfezione.

Che fotografo oppure artista l’ha maggiormente influenzato?

Inconsciamente tutti quelli che ho avuto modo di conoscere durante il mio mezzo secolo di vita.
L’influenza di alcuni, però, è molto lampante anche ai miei occhi: Renè Magritte, Chema Madoz, Jacovitti, Franz Kafka ed anche da una pubblicazione che di artistico non ha molto “La settimana enigmistica”.

Nel suo sito scrive: “L’unico limite è la fantasia”; secondo lei è una pietra grezza da poter modellare?

Questa domanda mi ha fatto riflettere e devo dire che la risposta è “sì”!

Ho conosciuto persone senza fantasia ma il loro è un limite naturale che non sono interessati a superare.L’affermazione che ho inserito nel mio sito riguarda, invece, chi sente la necessita di spronare la propria creatività.Significa che gli strumenti ed i mezzi per concretizzare le proprie idee ci sono già – sia in natura che in commercio – e se ci fermiamo è solo a causa nostra.La fantasia si ciba di idee.

Perché nelle sue opere il soggetto umano non viene mai rappresentato in maniera realistica o comunque sempre totalmente celato?

Una cosa è certa: non sono abbastanza ricco da potermi permettere degli attori. Ma non è questo il motivo per cui tendo a “iconizzare” l’essere umano.
Preferisco simboleggiarlo piuttosto che dargli un volto perché non voglio che sia identificato in una singola persona.
Così chiunque vi si può riconoscere oppure, a scelta, prenderne le distanze.
Ecco che allora lo stratagemma – nemmeno troppo originale – di utilizzare una maschera serve a spersonalizzare l’individuo per farlo diventare un singolo elemento di un entità più grande: l’umanità.

“The WalkMan” si pone come obiettivo quello di lasciare spazio e visibilità ai giovani talenti. Cosa si sente di suggerire a chi ha deciso o sta decidendo di investire la propria vita nella creatività?

Il sogno di tutti è di poter vivere (economicamente) con la propria passione senza compromessi ma la realtà di quasi tutti è che il sogno non s’avvera.
Quello che conta, secondo me, è la libertà e spesso le persone “famose” sono meno libere di noi comuni mortali.
Per libertà, in questo contesto, intendo la libertà di esprimere se stessi e le proprie idee.
Ma attenzione: non è solo il committente che ci condiziona. Un altro nemico della libertà creativa siamo noi stessi quando cerchiamo di piacere a tutti i costi.
Detto questo consiglio a tutti di non tenere le proprie opere nel cassetto ma di divulgarle e promuoverle.
Se abbiamo fatto qualcosa di buono lo verremo a sapere solo così e se le convergenze astrali si metteranno d’accordo con la fortuna potremmo anche entrare a far parte della schiera di quelli a cui il sogno s’è avverato.