Essere Donna Fa Schifo – Rubrica al femminile.
No taboo/censure. Tratterò di tutto. Anche quello che non immaginate.

“Tu sei una di quelle donne che fanno la cacca!” Da non credere! Una volta mi è stata dedicata questa sentenza da un ragazzo che, a quanto pare, era un esperto di donne che non fanno la cacca, oppure di donne che espellono sostanze magiche, non da ricollegare al mondo della defecazione, ma ad un altro, forse l’universo dei minipony? Vola! Mio Minipony! (da leggere cantando).

Beh, comunque, non cambia il fatto che, ancora oggi, mi chieda la natura di questa affermazione. Un semplice “J’accuse” bello e buono? (Tu fai la cacca!). Una constatazione lapalissiana? (Ovvio che le donne fanno la cacca…oddio… tutte o solo alcune?). Una concreta e completa ammissione di scoperta? (oh mio dio! Le donne fanno la cacca!) O forse un insulto? (Io, uomo, posso essere attratto solo da un essere etereo, ritenuto donna, capace di farmi credere robe strabilianti sul suo conto, perfino convincermi che quando va al bagno, in realtà, lo fa solo per prendersi del tempo per progettare il modo migliore per rendermi arrapato e felice).

Mentre rimuginate ancora sul possibile riscontro a questo dilemma (a cui risponderete successivamente nel box della posta del cu…ore), io invece mi chiedo come sia possibile che questo tema, ovvero la defecazione femminile, possa essere considerato ancora un taboo o una leggenda metropolitana.

Le Sbratz, il trio comico in rosa formato da Nina Torresi, Guia Scognamiglio e Serena Tateo, ironizzano ampiamente sulla questione, con il video sul loro canale YouTube “Quando le donne vanno in bagno”, in cui la protagonista dello sketch, confessa alla sua amica di aver detto, finalmente, la verità al suo compagno, per poter essere la luce che guida le altre donne alla rivoluzione. Questo accadde quattro anni fa, nel lontano 2017, periodo esente da pandemie simultanee a crisi di governo.

Eppure, solo tre giorni fa, ho potuto ammirare la sponsorizzazione di un profumo per ambienti chiamato “Poo Pourri”. Lo spot “Girls don’t poop” gioca proprio con questo immaginario. Una ragazza in stile anni ‘50 rivela la grande scoperta di questa azienda, che ci aiuterebbe a nascondere i cattivi odori nel bagno, per far credere al mondo intero, che la nostra cacca non puzzi o, ancora meglio, che non l’abbiamo mai fatta.
E qui, mi domando: “Questo scherno all’insegna di un revival delle pubblicità del dopoguerra, è ancora una realtà per alcuni?” E quando dico alcuni, mi riferisco a donne convinte di dover ostentare mostruosa perfezione e a uomini che pretendono, nel loro ideale, questa pienezza celestiale (vedi sopra).
Pertanto, sono dell’idea che se “essere donna fa schifo”, in qualche modo ci si deve anche un po’ sporcare. Accetto, quindi, la sfida di Serena Tateo e la aiuto in questa battaglia per realizzare il suo sogno: un mondo in cui possiamo essere tutti sinceri

Per tornare alla succitata dichiarazione, mi è stata rivolta da questo ragazzo, competente in ambito femminilità, un giorno lontano dei tempi dell’università. Un giorno nefasto, conseguenza misera della notte prima.
Quella notte, avevo odiato il passato di verdure di mia madre. Non ero riuscita a spiegarmi perché un malessere generale ed una diarrea istantanea mi avesse disturbato così il sonno.
Il mattino dopo, avevo appuntamento con delle amiche per preparare un esame. Responsabile nei confronti dei miei impegni, avevo inviato un messaggio di “SOS Enterogermina” ad una di loro ed ero uscita di casa. Arrivata in via Flaminia, avevo scoperto che una aveva cambiato i suoi piani e che l’altra, non avendo letto il mio messaggio, se ne era già andata, pensando che l’incontro fosse saltato.

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Avrei voluto uccidermi. Non sarei mai potuta tornare a casa. Avrei rischiato un trauma perenne sui mezzi pubblici. “Ragazza universitaria si caga addosso sulla linea A”.
Avevo deciso, così, di acquistare in farmacia una confezione di Enterogermina, inutile!
Le ore seguenti, erano state caratterizzate da una continua ricerca e corsa ai bagni, isolati e sicuri. Nessuno avrebbe dovuto sapere! L’Eden per la mia Poo Pourri, era stato il bagno del sottoscala di un bar davanti alla facoltà. (Consiglio per gli attuali studenti e future matricole).
Dopo qualche ora e svariati rendez-vous con inferni intestinali, finalmente, ero giunta a “la quiete dopo la tempesta”. Insicura sul mio avvenire, mi ero messa a fumare forse la mia ultima sigaretta, quando il mio amico Nicola mi aveva cominciato a raccontare la sua notte in dissenteria.

Ipotesi causale: una coca cola troppo ghiacciata.
Subito dopo, avevamo scoperto che anche un altro nostro amico, Enrico, aveva passato la mattinata infrattato nel bagno al piano della biblioteca, riconosciuto e definito “suo bagno segreto”.

Coincidenze? O un filo rosso ci aveva legato fino a quel momento? Il passato di verdure e la coca cola ghiacciata erano scesi dal tavolo degli imputati. Altri colleghi di università si erano aggiunti alla lista dei condannati, ma avevano ben scelto di rimanere a casa e di non condividere con noi il piccolo dramma. Il nostro minimo comune multiplo era la mensa.

Io avrei preferito continuare le indagini, rimanendo discreta, ma Pier, un altro compagno di mensa che, invece, aveva fatto parte del club degli illesi, aveva deciso di agire in altro modo: portare avanti gli interrogatori alle ulteriori possibili vittime, rimanendo al suo posto e rivolgendosi gridando direttamente ai sospettati sparsi per l’aula.
Non solo! Le sue domande dovevano pur esser motivate, quindi, oltre ad aver fatto i nostri nomi, continuava a puntare il dito verso di noi, giusto per essere più chiaro e didascalico. Io avevo cercato inutilmente di nascondermi dietro persone ed oggetti, mentre ridevo di quella specie di spettacolo comico misto a cronaca dell’imbarazzo.

“Signori e Signore, la cacarella ormai dilaga in quel di Flaminio! Dobbiamo capire la causa scatenante prima di soccombere tragicamente!”
Dopo questo attento sondaggio, si era ipotizzato che l’untore fosse stato lo spezzatino di carne. Caso chiuso!
“In nome del popolo italiano visto l’art. X e il comma Y dichiaro lo spezzatino di carne colpevole!”

Tra le ragazze del Poo Club, io ero stata l’unica donna ad aver combattuto la guerra in campo straniero. Tutte le altre erano giustamente e fortunatamente rimaste a casa. Io le avevo immaginate con invidia, mentre comodamente in pigiama facevano più volte avanti e indietro tra il letto e il bagno.

Il mio destino era stato un altro. Solo io quel giorno, avendo deciso di essere lì (per serietà o coraggio oppure entrambi, chi lo sa), avrei potuto ricevere quella frase. LA FRASE, alla quale oggi fieramente posso rispondere. Ebbene sì, mondo, io faccio la cacca.