Cose brutte – Se è vero che la bellezza sta negli occhi di chi guarda, è anche innegabilmente vero che la bruttezza è un valore intrinseco delle perle rare che arricchiranno le vostre sessioni di scroll dopo aver letto quest’articolo.

Le bio dei miei profili social mi vogliono “designer e amante della bellezza” (che presunzione!), eppure non di rado vedo comparire nella bacheca di Instagram unghie decorate con spaghetti veri o piercing per il naso molto realisticamente simili a brufoli. Sarò sincero: ho un debole anche per la bruttezza e per questo negli ultimi anni ho avviato un’attività di scouting che mi ha condotto in mondi inenarrabili.

Ecco quattro account di cose brutte che potrebbero nuocere al tuo senso estetico:

@architerror

The dark side of architecture” – @architerror offre uno spaccato sul peggio dell’architettura contemporanea di cui gli appassionati devono assolutamente beneficiare. Gli scatti catturano gli edifici più kitsch all’interno e al di fuori della nostra penisola, caratterizzati da cromie improbabili e forme che rimandano a quelle di una teiera, di una scarpa o di Padre Pio (è tutto vero). In questo lato oscuro la citazione diventa e supera l’emulazione e consacra questi preziosi siti garantendogli un posto d’onore nel paradiso del terrore.

@uglydesign

@uglydesign fa davvero schifo, è il profilo da seguire per godersi la crème de la crème dell’industria del product. Oggetti osceni in tutti i sensi ti faranno dubitare fortemente dell’importanza di studiare, capire o apprezzare il design. Il frutto di una ricerca estetica che nessuno avrebbe mai dovuto intraprendere.

@libri.brutti

@libri.brutti sputa in faccia (e in tempi di Covid è ancora più grave) sia alla grafica che alla letteratura. Quelli della celebre collana “Harmony” non sono gli unici testi che compaiono nell’indice dei libri proibiti che vanta nella sua biblioteca titoli quali “Memorie di Suor Lucia” e “Non sarai mai un’infermiera”.

@helldecor

@helldecor è, tra quelli citati, il progetto più giovane, che indaga non meno seriamente la questione della bruttezza. L’attenzione è rivolta in particolar modo agli allestimenti che decorano (male) gli spazi pubblici, talvolta spingendosi talmente oltre da portare chi guarda a chiedersi se non si tratti effettivamente di arte incompresa/incomprensibile che deve essere quindi giustificata.