Osteogenesi imperfetta. Per i dottori ” un aumento della fragilità scheletrica, una diminuzione della massa ossea e una suscettibilità alle fratture ossee di gravità variabile”. Per il nostro vecchino, molto più semplicemente, un delicato modo di vivere.

Ha 83 anni, un viso triangolare, due occhi come due scintille.
Se ne sta seduto sulla sua poltrona a dondolo foderata di bordeaux. La casa è un vero e proprio trionfo di cuscini. Non esistono angoli, ogni linea si curva morbida e gentile per proteggerlo dagli urti.
Indossa dei guanti particolari, imbottiti, gli servono per incontrare la vita. Aziona il suo carillon di cristallo e chiude gli occhi. Ricorda gli oggetti più belli, quelli che ha saputo accarezzare senza aver paura di infrangersi. Tazze di porcellana, una macchina da scrivere, la bicicletta d’epoca della vicina.
C’è una stanza, infondo al corridoio, che contiene un mondo. Prima di entrare, il vecchino agita le mani nell’aria, è così che trattiene le emozioni.
Ricorda ancora quando il lampo di genio lo illuminò dieci anni prima. Era inverno e stava tornando a casa. Sul viale, una ragazza aveva afferrato le chiavi di casa per aprire il portone, ma non riusciva a stringerle per via dei guanti di lana. Dovette sfilarli per poter entrare in casa.
I guanti, per qualsiasi essere umano avrebbero impedito un contatto diretto, per lui avrebbero dato un senso alla vita.
Ecco che apre la porta. Con il cuore gonfio di gioia, si ritrova davanti infinite paia di guanti appese su un filo di lana che traccia le diagonali della camera. Guanti blu, verdi, gialli, bianchi con tracce di vernice. È il suo museo del contatto.
Dentro ciascuno di essi, ha inserito un bigliettino con l’ora, il giorno e il luogo esatto dell’incontro.
” ore 15:30, 8 Maggio, Giardino delle rose “, una farfalla gli si era posata sull’indice, lui aveva socchiuso le mani e l’aveva lasciata andare. C’erano ancora tracce dei pigmenti delle ali sul guanto giallo che si era infilato di nuovo, per sentirsi leggero e poter volare, anche lui.
” ore 8:15, 25 Gennaio, Via dei Serpenti “, aveva raccolto una lettera caduta dalla borsa di una giovane donna il giorno prima. Conteneva parole di addio indirizzate al figlio. Aveva pianto lacrime amare. Indossava quel guanto quando voleva immergersi nella nostalgia che ci regala la vita quando rinunciamo alle cose belle.
Tutti quei momenti lo facevano sentire vivo, gli permettevano di immergersi nelle sensazioni, di poterle toccare di nuovo, e subito la voglia di incontrare ancora la vita lo spingeva a ricominciare.
Richiusa la porta, sceglie un nuovo paio di guanti ed esce di casa alla ricerca di istanti da afferrare.
Può incontrare, nel mondo, la bellezza.