Nella Capitale, finalmente, si respira aria di design. Diversi gli eventi in programma quest’anno nell’ambito della creatività. Design Match è già alla sua seconda edizione, che mira contribuire attivamente alla crescita della cultura del progetto nella città di Roma.

A Palazzo delle Esposizioni è tornato Design Match. Una serie di talk in cui due protagonisti del mondo della creatività, della cultura o dell’imprenditoria legata al design o all’innovazione sono invitati a confrontarsi davanti alla platea su un argomento di attualità, offrendo ciascuno la propria visione e la propria proposta di soluzione a un problema. 

Design Match è un’idea di ADI, associazione per il disegno industriale – delegazione Lazio, Cieloterradesign e Studio Algoritmo, organizzata in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo.

Durante il primo appuntamento, tenutosi l’8 novembre, Ugo La Pietra, artista e designer, e Claudia Pignatale, titolare della galleria Secondome di Roma si sono confrontati sul caldissimo tema del futuro del Made in Italy nell’ambito “Design e arte, le relazioni pericolose”, discutendo sulla possibilità concreta o meno di salvare il futuro delle botteghe italiane attraverso l’intervento del design del pezzo unico o delle Limited Edition.

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Già in programma i prossimi “incontri” – il 13 dicembre, il 17 gennaio e il 21 febbraio – con nuovi ospiti, tra cui Odoardo Fioravanti e JoeVelluto.

Tra un match e l’altro, abbiamo parlato dell’iniziativa con Paolo Casicci, giornalista e fondatore di Cieloterradesign.

Design Match: da chi è fatto a chi è rivolto? 

“Design Match è un format di talk dinamici, pensato per sviscerare visioni opposte intorno allo stesso tema: crediamo che nulla meglio della dialettica, onesta, sana e non drogata dai pregiudizi, possa generare soluzioni e visioni per il futuro. E’ un’iniziativa ideata da ADI Lazio, l’emanazione territoriale della storica associazione che assegna il Compasso d’Oro, Studio Algoritmo, uno studio multidisciplinare di design tra i più attivi di Roma, e da Cieloterradesign, che è un webmagazine e insieme una piattaforma di punti di vista qualificati sul design da parte di chi il design lo vive e lo pratica tutti i giorni”. 

Com’è nata questa iniziativa e quali sono le continuità e le differenze rispetto alla prima edizione? 

“Design Match è nato da un’esigenza molto concreta: portare più cultura del design a Roma. Per farlo, abbiamo pensato allo strumento più classico ma allo stesso tempo, secondo noi, più convincente e, se posso dire, gentile : una serie di appuntamenti culturali, qualcosa che si va ad assistere con piacere con l’idea di uscire da un’ora di talk arricchiti di contenuti, di cose che non si sapevano o di punti di vista inediti. Non ci sono particolari differenze tra l’edizione passata e questa partita l’8 novembre. In entrambe i casi l’idea è di usare il design come mezzo e fine. Il design è uno strumento per leggere il presente e cambiarlo. Se introiettiamo questa consapevolezza, la forza del design aumenta, e ne traggono giovamento tutti, dai professionisti alle nostre città”.

Chi sono i personaggi che convergono in questo sistema di incontri? Come vengono selezionati? 

“I personaggi scelti sono alcuni tra quelli che meglio testimoniano le sfide che il design sta intraprendendo per cambiare la realtà e che abbiamo deciso di rappresentare. Ugo La Pietra è un maestro che si è dedicato tanto al rapporto tra design e artigianato, così come la gallerista Claudia Pignatale che nel suo scouting continuo genera un indotto interessante per chi aspira a un certo tipo di progettazione. Cristina Rivolta di United Pets è un’imprenditrice che sta lavorando sulla plastica lungo la via della sostenibilità. JoeVelluto e Odoardo Fioravanti incarnano due anime complementari della cultura del progetto, il primo con un approccio molto critico verso l’industria, l’altro con la sua convinzione che difficilmente può esistere design di livello senza un ‘patto’ tra designer e aziende”.

Design Match esplora temi di grande attualità. Dovendo dare un contributo personale al dibattito, che posizione occupa oggi e quale direzione intraprenderà nel futuro prossimo il design italiano nell’ambito dell’innovazione? 

“Credo che la vera sfida che il design italiano debba intraprendere sia fare tesoro della sua migliore tradizione, quella che ha reso artefici i nostri grandi maestri di creazioni bellissime, capaci di mettere in relazione l’uomo con  lo spazio e di definire un’idea unica di abitare, e di volgerla verso un altro obiettivo: dare un’anima alla tecnologia che sempre più prenderà piede e progettare oggetti empatici, che ci mettano in relazione non solo con lo spazio ma anche e soprattutto con gli altri. Penso a progetti come Datapoiesis di Persico e Iaconesi. L’altra sfida è dare bellezza alla produzione sostenibile, circolare: la moda forse è più avanti in questo senso, il design deve crederci di più”.

Che ruolo rivestono eventi come Design Match in un contesto ancora in divenire, in termini di creatività, come Roma? Perché Roma e non Milano?

“Fondamentalmente, vogliamo essere un punto di sintesi e uno stimolo per la realtà che ci circonda. Roma e non Milano perché viviamo a Roma e crediamo nel valore di lavorare per il territorio. Ma non escludiamo qualche trasferta. Il design non ama i confini. E neanche Design Match li ama!”.