Thetis – Un brand giovane che riflette sulla ricerca dei materiali e sul loro uso come uno spazio che accoglie il suo indossatore.

Thetis è la creatura mitologica di Federica Brizi, giovane designer del gioiello. Thetis è un prodotto di oreficeria artigianale intimamente legato alle storie che sa narrare, gioielli come racconti unici.

Abbiamo intervistato Federica per scoprire il suo lavoro e la filosofia dietro la ricerca costante di Thetis.

Federica, parlaci di te. Da dove nasce il tuo amore per il gioiello e come hai alimentato la tua passione nel tempo?

Ciao a tutti e grazie per il vostro tempo! Il mio amore per questo mestiere nasce in seguito al diploma, nel 2016, quando ho iniziato ad avvicinarmi istintivamente al mondo delle pietre e dei cristalli, leggendo dei libri al riguardo.

Ho deciso subito di iscrivermi all’Accademia delle Arti Orafe, inizialmente con lo scopo di poter creare il gioiello in quanto spazio di aiuto reciproco per la pietra ed il suo indossatore.

La passione, invece, non c’è stato bisogno di alimentarla se non con l’esercizio, perché ogni volta che lavoro su un gioiello mi innamoro nuovamente dei materiali con cui vengo a contatto ed è tuttora inesplicabile anche per me.

Ricordi il momento in cui hai immaginato per la prima volta Thetis?

Lo ricordo bene. È stata un’emozione intensa. Prima di aprire il progetto al pubblico, mi sono presa del tempo per pensare bene a dove sarei voluta arrivare e per poter iniziare con la migliore consapevolezza. Per molte notti non ho dormito e sono stata a rigirarmi nel letto.

Tutto è cominciato da una semplice pagina Instagram, aperta dopo appena tre mesi di studi all’Accademia e seguita inizialmente solo da una cerchia ristretta di amici.

Thetis è un progetto intenso, legato ad una rigorosa ricerca culturale e tecnica. Dalla scelta del nome, all’attenzione storica. Raccontaci quali sono i pilastri del tuo progetto.

È vero. È molto importante per me dare sempre una connotazione storica e culturale al mio lavoro. Essendo molto affascinata dal sapere antico, ho voluto dare al progetto un nome che comunicasse questa mia attrazione.

Teti è la nereide della mitologia greca che accudì Efesto, dio del fuoco e della metallurgia, una volta rifiutato dalla sua stessa madre. Diede lui una grotta come fucina, nella quale il dio poté iniziare a forgiare i suoi lavori, tra i quali magnifici gioielli come ringraziamento nei confronti della tutrice.

Da qui il nome Thetis come ulteriore tributo all’atto divino da cui tutto ebbe inizio.

Per realizzare le tue opere utilizzi la tecnica della cera persa. Di cosa si tratta e perché questa scelta?


Durante gli anni trascorsi in Accademia, ho imparato varie tecniche di oreficeria, ma tra tutte quella della cera persa è stata da subito quella che mi ha affascinato di più.


Amo il contatto con il materiale.


Preferisco utilizzare il più possibile le mani, anziché strumenti di lavorazione, e quella della cera persa è la tecnica in cui questo contatto è maggiormente presente.

Si tratta di una tecnica antichissima, che, in breve, consiste nel creare a mano un modello in cera, realizzargli intorno uno stampo in gesso, far sciogliere la cera al suo interno e far prendere il suo posto (e la sua stessa identica forma) al metallo fuso, colandolo nello stampo.

Dopodiché si procede con rifinitura, lucidatura ed eventuali incastonature o incisioni direttamente sul gioiello in metallo, fino ad ottenere il risultato finale.

Cosa significa per te dare forma a ciò che immagini, dare vita a un’idea?

È una cosa che mi aiuta molto a mettere insieme ciò che imparo giorno per giorno dalla vita.

I miei lavori sono solitamente la mia espressione di concetti che assimilo leggendo, pensando, discutendo.

Invece di elaborarli in ulteriori parole, cerco di trasformarli in qualcosa di bello: un’immagine, una forma che comunichino senza dover parlare.

Cos’è per te il gioiello?

È forma di espressione. Come ogni indumento, solo ad un determinato tipo di persona piace indossare un determinato tipo di gioiello.

Molte volte chi sceglie di acquistare un mio lavoro, viene colpito dalla sua storia oltre che dalla sua estetica e sceglie di indossarlo anche per il suo significato. Questa per me è una cosa importantissima: il fatto di poter andare oltre la semplice moda.

Quali sono le sfide che una moderna orefice deve affrontare nel 2020?

Se prima la moda era rappresentata perlopiù da grandi nomi e grandi marchi, ad oggi, anche grazie alle piattaforme social, ogni giorno nascono nuovi brand, nuovi creativi, nuove proposte ovunque.

La sfida principale è quindi  quella di essere alla ricerca costante di novità e di essere in grado di proporre al pubblico sempre qualcosa di ancora sconosciuto, unico e con una forte personalità, in modo che possa competere con tutto ciò che oramai è possibile trovare con un semplice click.

E quali saranno i desideri da realizzare nel futuro prossimo?

Evolvere ed imparare sempre, giorno dopo giorno. Oltre a questo, non ho nessuna grande richiesta o aspettativa, se non quella di far sì che ciò che mi piace fare diventi il mio lavoro in maniera stabile.

È la mia unica libertà e preferirei rinunciare a tutto pur di non dover lasciare la mia valvola di sfogo creativo.