Roma è una città di contrasti, è ossimoro puro. Chi ci abita deve scegliere, amare le contraddizioni oppure tentare di lenirle.

È una città che più di ogni altre è formata da incastri di realtà divergenti, che coesistono senza mai sfiorarsi realmente. Chi ha un animo più romantico, può apprezzare questa natura e coglierne tutte le sfaccettature, come un segno di ricchezza della città.

Si può spendere il tempo decidendo in che modo viverlo, in che tipo di realtà. Caratteristica non peculiare di tutte le città.

Roma è disarmonia, splendida unione di note stonate.

I vicoli silenziosi e caratteristici del centro, dedicati all’arte e alle gallerie distano pochi metri dalla più caotica e commerciale via del Corso.

Antichi monumenti vengono protetti da più imponenti edifici moderni, come l’ara pacis e l’involucro di Meyer.

Ossimori politici e sociali, per non parlare del più grande di tutti: capitale italiana, che al suo interno ha un altro stato, per altro sede di un potere religioso.

Quest’ anno per le festività natalizie si è colorata via del Corso d’arcobaleno per dimostrare l’apertura della città nei confronti della comunità “glbt”, peccato che di notte queste variopinte lucine colorino la facciata di Montecitorio, sede nella quale questa vicinanza non si è mai realmente mostrata.

A tutti sarà capitato di uscire, fare un giro per Roma, da un quartiere all’altro sembra di vivere in dimensioni spazio temporali diverse, parallele.

Cambia tutto, dalla gente ai locali, ai discorsi al modo di divertirsi.

Questo è l’ingrediente che rende questa città unica e particolare agli occhi dei turisti; un cittadino romano invece tende a scegliere il proprio modo di vivere la città e finisce il più delle volte a riconoscere un’unica realtà, la sua.

Questa è una nota negativa per lo sviluppo della capitale.

Un notevole ossimoro si può notare nel quartiere di garbatella:

forme geometriche, tratti decisi, pennellate nere di un’opera di street art ( Sten&Lex), svettano davanti all’armoniosa circolarità di un edificio, con un evidente colonnato che richiama gusti antichi e classici.

Segno  di una funzione culturale che avviene al suo interno. Questo edificio però non ha un candore classico, ma un giallo e bordeaux lo hanno pervaso, rendendolo simbolo della Garbatella e parte integrante della cittadinanza stessa.

Arte nuova, fresca, di strada, che viene da tutti ed è destinata a tutti, fa pensare ad un nuovo risveglio artistico della città, che inneggia proprio allo splendore classico. Eppure poi coesiste con un pezzo di storia del quartiere che non riesce più ad andare avanti, il Palladium.

Il teatro  Palladium è nato insieme al quartiere di Garbatella, nel 1927.

E’ opera dell’architetto Innocenzo Sabbatini , che in quegli anni si stava occupando di edificare i lotti  messi a disposizione  per la creazione delle case popolari. Ha sempre rappresentato il fulcro del quartiere, frequentato da tutti.

Ha visto molti cambiamenti d’uso negli ultimi anni. E’ stato un cinema per bambini e successivamente uno a luci rosse, fino a quando nel 2003 non è diventato di proprietà dell’Università degli studi Roma Tre. L ‘università lo ha reso spazio fruibile per i propri studenti, ma ha anche preservato il suo ruolo pubblico.

La gestione del Palladium infatti è stata affidata alla Fondazione Romaeuropa.

La fondazione ha reso il Palladium no spazio davvero originale, dedicato alla creatività indipendente. Dalla danza al teatro sociale, dai reading letterari all’arte di strada, dal cinema d’autore al cortometraggio, il teatro si è contraddistinto per una programmazione densa e varia, capace di comprendere forme espressive differenti.

Ha rappresentato e rappresenta tutt’ora un modello alternativo di produzione culturale,un punto di riferimento per artisti nazionali, che non avrebbero avuto altro modo per esprimere le proprie idee ed ha ospitato fin da subito personaggi di spicco della cultura internazionale. A Novembre però si è appresa una triste notizia, il consiglio di amministrazione della fondazione ha confermato la decisione di cancellare la stagione 2014 del Palladium al seguito di tagli economici ricevuti e dall’incertezza relativa ai finanziamenti pubblici locali.

E pensare che la fondazione Romaeuropa riceve l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana, il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero degli Affari Esteri, il sostegno dell’Unione Europea, dell’Università Roma Tre e dei diversi ministeri della cultura europei, del comune di Roma, della Regione Lazio, della Provincia di Roma, della Camera di Commercio di Roma.

Tutto questo appoggio che purtroppo risulta essere vano, specie davanti ad un’opera di street art (sopra citata) che ha visto la luce grazie all’appoggio dal basso, dai cittadini.

Bene, non restiamo inermi davanti a questo contrasto, amiamo veramente Roma.