“Vivo perché sogno di cantare, sulla terra e in fondo al mare e me ne frego di esser stabile se poi voglio volare!”. Lorenzo Lepore è un cantautore giovanissimo che è recentemente esordito nel programma televisivo The Voice of Italy.

Si esibirà insieme alla sua band il 3 giugno al Teatro India in occasione del consueto appuntamento annuale Dominio pubblico. Le sue canzoni raccontano in modo originale la sua vita e il mondo adolescenziale degli anni 10. Uno sguardo da insider per fare luce su una realtà magmatica e tormentata. TWM ha deciso di intervistarlo per voi, per conoscere più da vicino il cantautore.

Chi è Lorenzo Lepore? Qual è stato il suo percorso artistico e creativo?

Lorenzo Lepore è un cantautore di 19 anni che ha cominciato a scrivere canzoni all’inizio del liceo, quando gli è stata regalata dal padre la sua prima chitarra acustica. Dopo i primi anni di studi e composizioni ha cominciato a esibirsi e farsi conoscere per i locali della scena romana, fino ad arrivare a calcare palchi prestigiosi come quello dell’Auditorium (Sala Sinopoli), del Pala Atlantico e quello degli studi Rai di via Mecenate a Milano per il programma televisivo “The voice of Italy”. Ha finito da poco di incidere il suo primo lavoro in studio, un EP di 5 brani che uscirà autoprodotto tra settembre e ottobre di quest’anno.

 

Come e quando hai deciso di intraprendere il tuo percorso musicale? Come definiresti questo percorso?

La musica mi è sempre piaciuta, spesso e volentieri mi piace definirmi “figlio della musica”, poichè i miei genitori si sono conosciuti in un coro a Roma e hanno trasmesso a me e ai miei fratelli questa passione. Mio padre è un cantante lirico di professione ma nonostante questo è sempre stato un grande amante della musica moderna e dei cantautori italiani, facendomeli ascoltare fin da piccolo. All’età di 13 anni con una chitarra acustica in braccio ho cominciato a scrivere le mie prime canzoni e a scoprirmi, scoprire un mondo che sentivo sempre più mio che mi ha fatto capire cosa volessi veramente fare nella vita. Definisco io mio percorso musicale bello e costruttivo, considerado che ho cominciato a suonare nei locali a 16 anni si può dire che in un certo senso sono stato formato ed educato dalla musica. Ogni errore è sempre stato un input per fare meglio, ed ogni soddisfazione un passo avanti verso la mia crescita musicale e prima di tutto umana.

 

Cosa significa per te la musica e soprattutto che valore ha comporre i tuoi testi, quanto parlano di te e quali racconti vogliono trasmettere? In che modo il tuo lavoro si lega con le esperienze della band?

Suonare, scrivere canzoni e cantare ha avuto e possiede per me un immenso valore.  Tramite la musica riesco ad esprimermi facilmente, in un mondo fatto di contesti sempre più distanti dall’arte e dalla condivisione.  Inoltre vedo la musica un po’ come un’ancora di salvezza, se non avessi fatto musica nella vita non saprei in questo momento dove mi troverei . I miei testi parlano molto di me, sia direttamente che indirettamente, magari anche tramite storie o intrecci dove non sono  io il protagonista. Nelle mie composizione c’è sempre un nesso con le mie esperienze, un vissuto che mi porta a esprimere le mie verità e le mie idee sotto forma di parole e musica. Ho cominciato a esibirmi da solo e poi si è aggiunta la band, quasi spontaneamente. Il conoscere molti musicisti a Roma poi ha reso il tutto molto più semplice.

 

Cosa comporta voler formare una band in Italia? Quali sono le difficoltà e quali le occasioni del nostro panorama musicale?

Voler formare una band o portare avanti un progetto solista in italia credo sia innanzitutto una bella cosa, penso che l’arte in tutte le sue forme debba manifestarsi sempre e comunque, non per forza solo quella che vediamo in TV ma anche quella dei piccoli locali, della strada e del cosiddetto “underground”. Ovviamente cercare di affermarsi ed avere successo in Italia è un altro paio di maniche. Oggi la situazione di vendita di dischi e lancio di artisti non è in ottime condizioni, tutto è gestito dall major e dai talent show televisivi. Con l’arrivo dei fenomeni indie si sta smuovendo qualcosa, ma a giudicare dalla mia esperienza la cosa più importante per farsi strada è suonare sempre e ovunque, non basta servirsi solo ed esclusivamente del web, ma bisogna cercare possibili ascoltatori negli ambienti più adatti.