La Bottega del caffè è un delizioso locale situato in una delle più belle piazze romane del quartiere Monti. Ma è molto più di un semplice locale.

Se ne sta accovacciato ai piedi di una palazzina bianca.
Un delizioso groviglio di edera. Un nido verde adagiato sui sanpietrini, pronto a coccolare i turisti sotto il suo gazebo di foglie.
Sono passati tre giorni da quando l’uomo con il taccuino arancione ha deciso che il tavolino della bottega sarebbe stato il suo posto ideale.
Nella sua vita semplice, era convinto che ciò a cui aveva deciso di non pensare non esistesse, e in questa totale assenza di pensieri e preoccupazioni gli era sembrato un gesto nobile quello di rubarne qualcuno ai passanti.
Così appuntava sul taccuino le immagini e gli incontri che poteva osservare dalla sua postazione e ne fissava nella mente l’essenza.
Il piccione che sfilava sul cornicione della fontana al centro della piazza non aveva molto da raccontare. Gli sembrava stupido, persino ostinato. Lo fissava da lontano. O meglio, fissava il suo piatto di pancakes e marmellata.
Avrebbe potuto scrivere sul taccuino “pennuto guardone”, ma non gli sembrò molto elegante.
Tirato più a sé il pasto mattutino, quasi a sfidare l’animale, farfugliò qualcosa di incomprensibile, tanto che la signora del tavolino accanto ebbe il dubbio che si fosse riferito a lei.
Si alzò in piedi e con lo sguardo andò oltre la fontana centrale.
C’era un uomo che gli assomigliava, nell’aspetto e nei gesti. Insoddisfatto e pensieroso, anche lui sembrava alla ricerca di qualcosa da osservare, come se la sua vita non gli bastasse.
La cosa lo innervosì e gli fece scattare mille pensieri. Il tempo di riflettere un attimo e subito giù, di nuovo seduto. Prese la penna, spianò la pagina bianca e iniziò a scrivere.
” Diamine, dovrebbe smetterla di cercare nel vuoto un motivo per non pensare alla sua vita. Vede, io stavo facendo lo stesso e ho focalizzato su di lei. Insomma, mi ha mandato su di giri. Anche io appaio così agli occhi dei passanti? Quel volto triste e sconsolato. Si svegli! Guardi quanta bella gente! Vada a comprare dei fiori, il lanci per la strada e faccia della sua vita un bel pensiero!
Domani alla stessa ora sarò qui. Se vuole iniziare a vivere, ci vediamo sotto l’abbraccio dell’edera.”
Piegò il foglio, uscì dal nido di edera e con passo deciso attraversò la piazza.
L’uomo non c’era più. Forse non c’era mai stato. Era semplicemente il suo riflesso oltre la fontana.
Stupito, iniziò a ridere. Comprò dei fiori e li sparse per la strada.
Per una volta, aveva pensato a sé.

Non tutti lo sanno, ma è questo il segreto del nido di edera.
Abbracciare stretto i suoi ospiti per ricomporne le parti vitali.
Finalmente, vivere.