E’ arrivato Stamplay il “Lego” per web con il quale costruire e programmare ciò che si necessita, mattoncino dopo mattoncino la programmazione non è mai stata così semplice. Scegli gli elementi fondamentali, dai social, alle mail e gli altri device che più ti servono e collegali tra di loro.

L’ispirazione di Stamplay arriva dai giochi, mitici quali: “Lego” e “Meccano” caratterizzati dalla semplicità con la quale ci si approccia ad uno sviluppo progettuale in modo facile ed intuitivo.

 

Ma cosa è Stamplay per gli addetti ai lavori?

E’ un “Software as a service” (SaaS), più nel dettaglio una Baas; ovvero un modello di distribuzione software  applicativo messo a disposizione  via internet. Si tratta di un modello, flessibile associato principalmente al mondo Business delle imprese; una realtà quella della SaaS sempre più in espansione che vede il mercato web sempre più florido, tra ingegno e creatività il web, non annoia mai!

Parola d’ordine per la piattaforma di programmazione Stamplay: user friendly.

Il ruolo del servizio che offre Stamplay, dice Giuliano Iacobelli, Co-Founder, è quella di sviluppare, gestire e garantire il corretto funzionamento dell’applicazione web. Riducendo il lavoro di giorni a poche decine di minuti.

Insieme a lui l’altro Co-Founder, Nicola Mattina, esperto nel settore start up italiano con una esperienza ventennale, rende possibile il sogno di avere una piattaforma innovativa e intelligente tutta Made in Italy.

 

Profilo di uno sviluppatore:

E’ parte attiva di una community di qualsivoglia tema, soddisfa l’esigenze specifiche e spesso stressanti del cliente, risolve problemi a tutte le ore,  è un tipo creativo, è coraggioso e in grado di sperimentare, è uno di quelli che non smette mai di stupirsi e soprattutto vive l’esperienza come forma fondamentale di apprendimento. Parola d’ordine per uno sviluppatore: reinventare.

Creare una piattaforma web senza nozioni di programmazione, ecco cosa ti permette di fare Stamplay.

La start up vincitrice al “hy! Berlin” una delle manifestazioni europee più importanti, si fa notare in Germania un inizio promettente e un presente sempre più solido danno le premesse per un futuro pieno di successi per questa start up italiana.  

 

 

 

1. Cosa è Stamplay, in breve spiegala ai non addetti ai lavori?

E’ una piattaforma per web designer per creare applicazioni web senza aver bisogno di avere uno sviluppatore, un grande budget o capacità di programmazione. E’ come avere il lego del web, noi offriamo i mattoncini e i nostri utenti li usano per costruirci quello che vogliono.

 

2. Cosa ti ha spinto a puntare sulla programmazione web?

Il web è pieno di strumenti e tool usati da milioni di persone. Una semplice idea se valida e ben realizzata può trasformarsi in un successo e diventare un azienda vera e propria.  Giorno dopo giorno resto incantato di fronte alla continua evoluzione del mondo della comunicazione e di come le tecnologie e internet influiscono su esso. Internet è un ambiente pervasivo che accorcia le distanze, corre alla velocità della luce e genera democraticamente opportunità come nessun altro.

 

3. Cosa ricordi dei tuoi inizi, le emozioni, le paure e cosa consiglieresti a chi coltiva il sogno di avviare una start up come la tua, dal percorso di studi ai software più efficaci e dinamici da utilizzare?

Il mio primo tentativo di startup fu quello di fare un clone di Groupon prima che arrivasse in Italia (http://www.giulianoiacobelli.com/internet/come-non-si-fa-una-startup-istruzioni-da-non-utilizzare), peccato che in quel periodo non avevo idea di ciò che avrei affrontato, la cosa non funzionò ma ho imparato molto dall’esperienza.

 

Quello dell’imprenditore non è un lavoro che si impara sui libri, è un tipo di conoscenza che si acquisisce con l’esperienza sul campo e con la condivisione del proprio lavoro con altre persone che stanno affrontando o hanno già affrontato gli stessi problemi. Ci sono alcuni testi che si sono ritagliati un posto di tutto rispetto nel mondo delle startup che aiutano a ridurrei i rischi di fallimento disastroso con delle best practices che sono: “The four steps to the epiphany”, “The Lean Startup” e “Business Model Canvas”. Ne consiglio fortemente la lettura ma nulla è più efficace della pratica.

 

Se il vostro progetto vive su internet, anche se non avete un background informatico, sapere come funzionano le tecnologie sul web è molto importante. Non dovete diventare programmatori ma se non avete idea di come gira il mondo online state rendendo ancora più ripida la salita che affronterete.

 

4. Come nasce la tua passione per la programmazione?

Ho sempre amato sperimentare nuove tecnologie, i prodotti web e il loro modo di cambiare le abitudini delle persone e l’interesse per il software è la ciliegina sulla torta che mi ha permesso di sperimentare concretamente.

Io non mi definisco un programmatore anche se per via dei miei studi in ingegneria informatica è un mondo che mi è caro e molto vicino. Sono una persona curiosa a cui piace seguire il processo di sviluppo di un idea dalla A alla Z, dalla fase di design e prototipazione a quella della messa sul mercato passando per lo sviluppo del software.

 

5. Quali sono stati i passaggi fondamentali della tua carriera?

Carriera è un parolone per ora, ma la risposta a questa domanda è facile: partecipazione.

Quando poco più di 4 anni fa ho aperto un blog e ho iniziato a partecipare attivamente alla community delle persone che animano il web in Italia. Partecipare attivamente sul web permette di entrare in contatto con un innumerevole numero di persone in tutto il mondo che hanno i nostri stessi interessi, persone con cui condividere e scambiare idee e opinioni, persone da cui imparare e con cui arricchire le nostre conoscenze o persone a cui dare consiglio e offrire un aiuto. Questo ha un importante risvolto anche nell’ ambito lavorativo, in cui questa partecipazione si tramuta spesso in nuove opportunità e nuove collaborazioni. Senza questa partecipazione probabilmente non avrei incontrato molte persone fantastiche tra cui Nicola Mattina, il mio socio in Stamplay.

 

6. Quanto software Made in Italy esiste al mondo? A che livello si trova secondo te? Facendoci qualche esempio se vuoi.

Abbiamo tantissime eccellenze nel mondo del software. La creazione del software è un attività artigianale, per quanto possa sembrare bizzarro è una questione di risolvere problemi ed è quindi un processo creativo al pari dello scrivere una poesia. Se si tratta di creatività e qualità artigianale abbiamo il DNA giusto per poter andare alla grande anche su questo e ci sono già diverse testimonianze come Salvatore Sanfilippo, il creatore di Redis, che è usato da giganti come Twitter,  Github,  Weibo,  Pinterest,  Snapchat,  Craigslist,  Digg,  StackOverflow e Flickr.

 

7. Quali sono le grandi difficoltà che si incontrano in questa realtà?

Una competizione molto alta in un mercato complesso che cambia con grande velocità. Conquistare l’attenzione delle persone e fargli utilizzare il tuo servizio è una sfida incredibile ma allo stesso tempo entusiasmante.

 

8. Chi è adesso Giuliano Iacobelli, dopo l’esperienza che hai fatto nel corso della tua vita?

Questo lo lascio dire agli altri che possono dire la loro commentando questa intervista 🙂

 

9. Quali sono i progetti futuri di Stamplay?

Che domande, World domination!  😉 Scherzi a parte guardiamo con molto interesse al mondo IOT (Internet of Things) e Home Automation.

 

10. Parlando della situazione odierna in Italia, come start up, quanto vi sentite appoggiati dalle istituzioni, dalle università, e che atmosfera si respira facendo impresa oggi nel nostro paese?

La realtà delle istituzioni ci è decisamente lontana e fa troppa fatica a cambiare mentre il mondo, specialmente in questo settore, va avanti alla velocità della luce.

Negli ultimi anni sono nati diversi acceleratori e incubatori d’impresa come EnLabs e organizzazioni no profit come Innovaction Lab che stanno contribuendo in questo movimento. C’è grande fermento ma anche molto da fare ancora. Molti imprenditori del digitale faticano a trovare capitali e strutture per realizzare un’impresa che possa avere quantomeno l’ambizione di scalare a livello globale e sono costretti a cercare questo supporto fuori dal paese.

 

11. “The WalkMan” si propone come obbiettivo quello di lasciare spazio e visibilità ai giovani talenti come te. Cosa ti senti di suggerire a chi ha deciso o sta decidendo di investire la propria vita nella

creatività?

Trovate le community legate al vostro mondo, partecipate attivamente e non abbiate paura di fallire.

Drew Houston, fondatore di Dropbox, ha giustamente detto “Don’t worry about failure, you only have to be right once”, lo condivido pienamente ed è il primo consiglio che mi sento di dare, provarci subito e con tutta l’energia che si ha a disposizione.