Musica e innovazione: verso dove si sta dirigendo il panorama musicale di oggi? Che futuro prospetta?

L’interessante paradosso dell’esperienza è che viene pienamente percepita soltanto a debita distanza. Quanto più è tangibile, quanto più è coinvolgente, tanto più è condannata alla cristallizzata rarefazione di un presente continuo, in cui i cambiamenti avvengono sotto gli occhi di tutti e proprio per questo non vengono intesi. Non è diverso per la musica attuale, che genera un diffuso scetticismo, nel migliore dei casi una malinconica simpatia. I nostalgici piangono la disfatta della grande-musica-di-una-volta, che ad ogni mito che muore si logora prefigurando l’incombente prospettiva in cui non ci sarà più nessuno a testimoniare che quel glorioso passato sia effettivamente esistito. Ma mentre contemplano inorriditi il patricidio compiuto, mentre si abbandonano all’autoreferenziale lamento per una vagheggiata età dell’oro, dimenticano che, sì, era il 1980 e i Buggles cantavano Video killed the radiostar.

L’ossessiva presenza di musica nei negozi, nei mezzi pubblici, nelle stazioni è un dato apparentemente inerte che segnala tendenze più vaste e inquietanti. Se parlare di distanza qualitativa tra ieri e oggi è in parte opinabile, inquadrando questo scarto in un’ottica non artistica ma strutturale, si deve prendere atto dell’attuale uso degradante della musica che finisce per intaccarne anche lo spessore. Negli anni 60 essa era emblema delle contestazioni giovanili contro la società capitalistica. Oggi è un prodotto in serie, surrogato irriconoscibile che pervade la quotidianità come la frastornante colonna sonora di un film scadente.

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I talent show, le cui conseguenze ne annullano i vantaggi, sono la declinazione più potente del paradigma del sensazionalismo mediatico. Il mercato musicale è perlopiù fondato su modelli costruiti a tavolino, a cui molti giovani si conformano nella speranza di un facile successo. Il frenetico avvicendarsi di talentuosi esordienti di vita breve attesta il tirannico meccanismo di uno schema asfittico la cui efficacia si misura in termini meramente economici.

Ma in questo scenario desolante c’è un settore che la logica di massa non ha ancora raggiunto. Una porzione di artisti che cerca faticosamente di liberarsi dalla soffocante eredità del passato. Questa lenta reinvenzione tende a sperimentare combinazioni inedite, affrancandosi da rigide suddivisioni in generi, senza mirare a una loro sparizione ma piuttosto a una loro trasformazione. A questo discorso contribuisce anche il Web, che offre sistemi di autopromozione che giungono direttamente agli utenti senza intermediari e dunque consente un‘autonomia che sfugge alle esigenze di mercato.

In conclusione, il panorama musicale è attualmente alla ricerca una propria stabilità, teso tra il peso di ciò che è stato e l’ansia di una stagnazione irreversibile. E vale la pena osservarne il cammino.

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