La spiaggia è il luogo della leggerezza e del disimpegno, Baywatch si propone di far sua quella leggerezza e trasformarla in un candore dello sguardo, senza ulteriori piani di lettura, una fotografia diretta e senza sovrastrutture.

Baywatch è un lavoro che va in sottrazione dal principio, dalla scelta di scattare in pellicola invece che in digitale, non c’è rigore formale, non c’è la ricerca di un’estetica, l’estetica è dettata dalla spiaggia e dal suo potere di mettere a nudo, in tutti i sensi, i suoi frequentatori.
Al nostro occhio era affidato il compito di guardare divertiti, d’altronde è estate anche per noi e abbiamo deciso che era il momento di lasciarsi andare ed essere più frivoli, lavorando allo stesso modo anche con lo sguardo.
In questa posizione di ascolto il litorale romano si è rivelato particolarmente stimolante, l’unica cosa da fare era smetterla di farsi influenzare dagli scatti di Luigi Ghirri (solo per un poco!) e pensare a cosa avrebbe fatto Martin Parr in quella situazione.
Ci abbiamo provato e questo è il risultato:

“La totale inerzia fisica e mentale sono altamente piacevoli, molto più di quanto ci permettiamo di immaginare. Una spiaggia non solo permette tale inerzia ma la rafforza, eliminando così nettamente tutti i sensi di colpa. È attualmente il solo posto nella nostra società iperattiva che lo consenta”

John Kenneth Galbraith

 

_DSC7896

 

_DSC7895

 

_DSC7894

 

_DSC7893

 

_DSC7892

 

_DSC7891

 

_DSC7888

 

_DSC7887

 

_DSC7886

 

_DSC7884

 

_DSC7883

 

_DSC7882

 

_DSC7881

 

_DSC7880

 

_DSC7878

 

_DSC7877

 

_DSC7874

 

_DSC7873

 

_DSC7872

 

_DSC7869

 

_DSC7862

 

_DSC7861

 

_DSC7860

 

_DSC7859

 

_DSC7858

 

_DSC7857

 

_DSC7852

 

_DSC7897

Testo e fotografie di Federico Cianciaruso e Simone Galli