Il rapporto tra Architettura e Cinema è sempre stato ricco di rimandi e suggestioni.
Se l’Architettura esiste da sempre per rispondere al bisogno degli uomini di darsi un rifugio, il Cinema è arrivato prepotente nella società, modificando il mondo dell’arte e la percezione, compresa quella di ciò che abbiamo intorno.

I paesaggi, gli edifici, gli spazi urbani filmati nelle pellicole spesso diventano più di semplice scena, ma veri e propri personaggi dei film. Così come l’Architettura, prendendo spunto dai film di fantascienza ha ricreato edifici futuristici, che sembrano stare in piedi solo grazie alla forza della fantasia.
L’architettura assume importanza rappresentata nel film e a sua volta lo rende riconoscibile:
localizza la storia, le conferisce un contesto e, dunque, lo arricchisce di ulteriori significati.

Architettura e Cinema hanno una caratteristica in comune: sono anticipatori della realtà. Entrambe queste arti hanno il fine di portare avanti il livello qualitativo e culturale della società, proporre qualcosa di nuovo e renderlo fattibile.

L’Architettura contemporanea è l’esempio di come ormai le costruzioni possano superare i limiti dell’immaginazione, spingersi dove fin’ora non si era mai arrivati. Stessa cosa, da sempre, può fare il Cinema, inventando realtà altre e immaginando luoghi fantastici.

A livello tecnico, inoltre, entrambi si basano su un’accurata progettazione.
Se la pittura o la musica spesso si legano ad un’azione basata sull’estro e l’illuminazione, il Cinema e l’Architettura hanno bisogno di tempo, ragionamenti e organizzazione.
Potremmo assimilare le tavole di un progetto architettonico alla sceneggiatura di un film.
Nell’uno e nell’altro caso si realizza qualcosa di nuovo che, teoricamente, dovrebbe durare per sempre.
Edifici e Film infatti lasciano una traccia, un segno indelebile nello spazio o nell’immaginario collettivo. E la loro riproducibilità è, sempre a livello teorico, eterna.
Eternamente un film si riprodurrà, così come ciclicamente si ripetono le funzioni all’interno di una struttura. La riproducibilità di entrambi differirà per un solo motivo: il film si offre in mille modi diversi, andando incontro allo spettatore, l’Architettura no. Indissolubilmente legata ad un sol luogo.

Come sostiene Walter Benjamin, l’Architettura viene fruita nella distrazione.
Chi ogni giorno vive un luogo, non è attento ai suoi dettagli, alla sua aura. Ma lo apprezza, lo assimila attraverso l’uso.
La ricezione dell’Architettura, dunque, avviene tramite la distrazione.
Stessa cosa fa il Cinema che induce ad un atteggiamento valutativo che non implica attenzione. Le immagini cambiano, scorrono veloci, e non lasciano il tempo alla contemplazione, al raccoglimento.
Tutto si manifesta in un attimo, la storia si compie e la vita avviene, come dentro ad uno spazio architettonico.

Certamente questo ragionamento potrebbe applicarsi a diversi ambiti e trovare, per ogni relazione, mille teorie, anche piuttosto coerenti com’è stato fatto fin’ora.
Ma oggi abbiamo parlato di Cinema e Architettura, perché nessuna arte, come queste, riesce a far lavorare insieme fantasia ed immaginazione.
Ed unendo esperienze passate, conoscenze pregresse con immagini inedite e originali riescono a creare qualcosa di assolutamente nuovo.

La novità, dunque, è il prodotto di Architettura e Cinema, che fanno dell’unione di fantasia ed immaginazione la loro forza generatrice.

Qui trovate alcuni libri sull’argomento.