Ciao Andrea, raccontaci chi sei e cosa fai 

Ciao! Mi chiamo Andrea Biggio e sono un Graphic e Type designer romano. Il mio imprinting con le lettere è avvenuto da piccolo attraverso la passione per i graffiti, che molto lentamente, in parallelo agli studi e alle varie esperienze didattiche, si è evoluta e mi ha spinto ad interessarmi prima alla calligrafia e infine alla tipografia e alla progettazione vera e propria di caratteri tipografici.

Poco più di un anno fa ho iniziato un progetto che si è diffuso principalmente su Instagram con il nome di 365Typefaces, questo consisteva nella pubblicazione di un diverso carattere tipografico ogni giorno per 365 giorni. I caratteri pubblicati erano e sono principalmente contemporanei disegnati da type designer indipendenti e foundry innovative

365typefaces, è un archivio? una vetrina? Una consacrazione digitale della tipografia? Da dove Nasce l’idea del progetto 365typefaces? Qual è il suo vero intento? 

365T è esattamente un archivio digitale di caratteri tipografici e allo stesso tempo un’ottima vetrina per molti designer che vogliono farsi conoscere attraverso i canali social. Essendo ormai un archivio abbastanza vasto è sicuramente di ispirazione sia per i type designer che per grafici che sono quotidianamente alla ricerca di caratteri per i loro progetti.

Se me lo aveste chiesto un anno fa, non avrei mai pensato che avrebbe avuto tutto questo successo e in realtà tutt’ora non ci penso, lo vedo come un mio personale archivio tipografico condiviso con tutti.

L’idea del progetto è nata nel febbraio 2019 subito dopo essermi laureato ed è anche abbastanza banale (ahaha). Per anni mi ero sempre sentito chiedere dai miei compagni di università quali font avrebbero dovuto utilizzare nei loro progetti, quindi una sera senza neanche pensarci troppo ho deciso di intraprendere questo percorso senza realmente sapere se lo avrei portato a termine oppure no.

Ad oggi il progetto dei 365 giorni è concluso ma 365T è in continua evoluzione, chiaramente il piano editoriale è cambiato, posso permettermi il tempo di una maggiore organizzazione e selezione dei contenuti ma nonostante ciò il concept rimane sempre il medesimo: Promuovere i migliori type designer (professionisti e non) e le migliori foundry che fanno parte dell’industria tipografica, cercando di contribuire alla creazione di una grande community. 

Nella tua esperienza e dopo la cura di un progetto così approfondito, qual’è la tua idea oggi del Type Design all’interno della comunicazione visiva generale? Quanto è importante e come si relaziona l’avere un carattere unico o consolidato all’interno della propria identità visuale? 

Penso che la tipografia all’interno della comunicazione visiva sia imprescindibile, ed è importante per un buon designer interessarsene. Un carattere tipografico è uno STRUMENTO e un Visual designer dovrebbe saperlo padroneggiare, non è possibile fare il pane senza l’acqua, la farina o il lievito.

È fondamentale in ogni suo utilizzo, che sia un’identità visuale o un progetto editoriale, un giornale, un sito web… Nei casi di branding e identità visive possiamo parlare anche di custom type e quindi della progettazioni di caratteri ad hoc che consolidano ulteriormente l’identità di un brand.

Altrettanto essenziale naturalmente è l’insegnamento alla progettazione di questi strumenti. Il fatto che un designer per studiare questa materia come si deve debba quasi necessariamente farlo all’estero è veramente frustrante. 

Noto negli ultimi anni una crescita esponenziale di type foundry e corsi di tipografia, sempre più giovani visual designer approfondiscono il tema della progettazione tipografica, Perché? Qual è l’evoluzione tipologica di una tecnica così materica nel mondo digitale? 

Questa è una domanda che anch’io mi pongo spesso perché non ho mai avuto la fortuna di svolgere corsi di type design all’università né ho mai assistito a lezioni approfondite sull’argomento. Ho frequentato un breve corso di type alla Bauer di Milano solo dopo aver terminato gli studi.

Quello che ho imparato negli anni riguardo la grafica e la tipografia lo devo principalmente ai libri, al lavoro e al continuo studio da autodidatta. Probabilmente anche per molti altri designer è ed è stato così, anche se oggi qualche università propone dei corsi a riguardo.

In ogni caso è vero che negli ultimi anni in Italia ci sono sempre più giovani visual designer che come me approfondiscono il tema. Questo interessamento probabilmente è dovuto all’incremento dei corsi ed inevitabilmente dalla produzione continua di contenuti sui social media e anche perché no alla diffusione di progetti come 365T che promuovono questo movimento. Chiaramente cimentarsi non significa diventare di conseguenza un Type Designer (in realtà neanch’io mi ci sento ad oggi), poiché parliamo di una disciplina che richiede moltissimo studio e pratica.

Non la definirei “materica”, c’è moltissima differenza rispetto per esempio alla calligrafia che è sicuramente una tecnica più materica. Non riguarda neanche il ‘saper disegnare’, perché qualunque lettera tu voglia sketchare, dalla forma più semplice a quella più strana, che sia display o per testi (a seconda del tuo progetto), dovrai sempre confrontarti con la digitalizzazione, che è tutto un’altro mondo. Sui programmi hai una visione d’insieme, un carattere è un sistema di lettere, ciò che ti sembra funzionare su carta molto probabilmente non darà lo stesso effetto su uno schermo. Forse l’esempio più calzante sarebbe definire un type designer come uno scultore di alfabeti digitali. 

La tipografia segue delle tendenze? Nel mondo del visual design ci sono parole spinose, come “stile”, “linguaggio”, “estetica” sulle quali il dibattito forse non si scioglierà mai, ma la tipografia e il suo utilizzo oggi sono scevri o dipendenti dalle mode? Un buon carattere tipografico e il suo relativo utilizzo seguono più un concept solido o si lasciano influenzare dalla contemporaneità? 

Non direi che la tipografia segue delle tendenze, piuttosto che i designer nei diversi ambiti della comunicazione visiva sono soliti seguire delle tendenze che inevitabilmente esistono. È chiaro che ci sono diversi tipi di designer, chi segue un linguaggio più estetico e probabilmente è maggiormente influenzato dallo stile e dalla moda, chi più concettuale e che quindi si basa su contenuti più solidi e non sulla sola estetica (non vorrei lanciarmi in un discorso spinoso). Ad ogni modo questo esempio spero riesca a farvi capire che la stessa cosa vale per il type design. Ci sono caratteri che seguono stili canonici, altri che seguono variazioni più “contemporanee” se così vogliamo chiamarle, a sua volta un carattere canonico può essere ridisegnato in chiave più contemporanea, alcuni seguono concept definiti altri no. Senza dimenticare che un carattere tipografico è uno strumento e per essere utilizzato deve funzionare rispettando molti altri aspetti progettuali (come ad esempio la spaziatura, la crenatura…) e “regole” che non riguardano solo lo stile o il linguaggio 

Se dovessi oggi farci una lista di 5 giovani type designer che stanno apportando una significativa innovazione allo scenario italiano, chi sceglieresti? Oltre te ovviamente! 

Ahahah io sicuramente non mi metterei in questa lista. In Italia purtroppo ci sono poche realtà interessanti, e pochi type designer di alto livello rispetto all’estero. Tra questi quelli che personalmente mi piacciono di più sono: Alessio D’Ellena (nonché mio maestro), Franziska Weitgruber, Luciano Perondi, Collletttivo, Giulio Galli e Michelangelo Nigra

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