Dino Kuznik fotografa gli spazi desolati americani e gli elementi che lo hanno affascinato durante la sua infanzia in Slovenia.

Dino Kuznik è un fotografo sloveno trasferitosi negli Stati Uniti, prima a San Francisco e poi a New York. Il suo lavoro abituale è quello di graphic designer, ma la maggior parte del suo tempo libero è dedicato alla sua ricerca fotografica che, per sua stessa ammissione, gli trasmette un sentimento di liberazione e fa sì che torni al suo lavoro quotidiano rinfrescato e purificato.

L’infanzia di Dino Kuznik si svolge in Slovenia negli anni ’80 e ’90, proprio negli anni in cui in quelle zone sono in corso le guerre jugoslave, dopo le quali il suo paese diventa indipendente ed inizia ad aprirsi alla società occidentale, il fotografo in particolare guarda all’America, nelle sue fotografie c’è una costante ricerca di ciò che l’ha colpito durante i primi anni della sua vita, elementi dal sapore retrò, l’attenzione ad un immaginario tipico di alcune parti del nuovo continente, unito da uno sguardo che si rifà a fotografi anche molto diversi tra loro.


Se gli si chiede quali sono i fotografi che l’hanno influenzato maggiormente si ricevono parecchi nomi; Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, Martin Parr, Alex Webb, Todd Hido, Gregory Crewdson, Andreas Gursky, Joel Meyerowitz. Street, reportage più puro, paesaggio e staged photography. Una vasta serie di suggestioni da assimilare e rielaborare nella sua fotografia, essenziale e estremamente rigorosa, la cui summa si trova nei suoi lavori che sanno narrare profondamente alcune parti degli Stati Uniti, una serie di paesaggi tutt’altro che superficiali, capaci di raccontare un territorio ma anche gli abitanti che lo vivono, nonostante l’assenza di questi ultimi, come se pensare lungamente un luogo da lontano, possa rendere l’occhio più attento nel momento in cui quel luogo lo si esplora veramente.