Sara Omassi e Salvatore Carbone sono i fondatori dello studio sa.und.sa, i loro percorsi formativi sono differenti ed hanno corso parallelamente fino ad incontrarsi durante un periodo di studi avvenuto in Belgio, che li ha condotti a lavorare insieme a partire dal 2007 e ad ottenere importanti risultati, come la recente vittoria del primo premio al Concorso Giovani Architetti Campani, tenutosi lo scorso 15 Gennaio.
Sara si è laureata allo IUAV, frequentando il corso di architettura per la sostenibilità per poi specializzarsi in seguito nel tema dell’azione locale partecipata. Salavatore si è invece laureato a Napoli, dove a oggi è titolare di un dottorato di ricerca in progettazione urbana e urbanistica sul tema dell’intervento tempestivo, low-cost e partecipativo in aree urbane residuali.

Il primo passo da profani che si può fare per conoscere il mondo di sa.un.sa è semplice: basta aprire il loro sito, uno spazio altamente comunicativo che nell’area dei progetti accoglie il visitatore con una frase stupenda e carica di significato: l’Architettura è l’amore del mondo. Questo breve periodo spiega profondamente la filosofia di Sara e Salvatore che ritengono che l’architettura possa far intravedere, immaginare e scoprire nuove possibilità per relazionarsi con il territorio. Ciò che prima sfuggiva pur avendolo sotto gli occhi, alla luce di tali possibilità si rivela: questa dinamica ci ricorda un po’ l’innamoramento.

Un secondo elemento che vi salterà agli occhi visitando il sito di sa.und.sa sarà sicuramente il loro linguaggio pulito, immagini lineari ed espressive. La scelta comunicativa adottata è dovuta alla loro idea che oggi “ridondanza, vanità, superfluo, incapacità si legittimano ammiccando a linguaggi salottieri e ruffiani. Crediamo molto nel valore del lavoro dell’architetto, per questo ci sforziamo di produrre progetti semplici e adeguati: risposte chiare alle aspettative dei nostri interlocutori e coerenti con i contesti in cui operiamo. Riteniamo inoltre che il Progetto debba essere in grado di sostenere il suo imbastardimento – creolizzazione è più appropriato – mantenendo la sua dignità in una compresenza inedita”.

Rimanendo sull’idea di Progetto, anche questo per sa.und.sa assume forme molteplici: ogni loro idea è caratterizzata da nomi che hanno grande densità di significato e che esprimono il procedimento attraverso il quale si arriva al risultato finale. Il progetto infatti ha per loro un carattere eminentemente processuale: “L’idea cui perveniamo è una sintesi di programmi, di strumenti, di cultura e di economia; una sintesi adeguata non solo perché condivisa ma anche perché aperta al rinnovo, alla discussione continua. Pur partendo da obiettivi molto chiari, i nostri progetti non solo si modificano in corso d’opera, ma attendono la stratificazione di nuove soluzioni da cui attingere la dignità di partecipare ai futuri presenti”.

Come creativi a 360 gradi Sara e Salvatore non possono esimersi dal poter permettere di vivere realtà di progetto di questi futuri presenti: numerosi sono infatti i workshop di progettazione ed autocostruzione da loro realizzati, molteplici collaborazioni ed esperienze cui hanno potuto partecipare numerosi studenti. Questa modalità operativa è un altro interessante marchio di fabbrica di sa.und.sa, una loro costante che consente loro di esplorare nuove modalità di progettare, è una preziosa opportunità per ponderare le scelte e metterle in discussione fino al termine del processo costruttivo che, in tal modo, si impregna di progettualità… E’ un processo progettante.

Il lavoro di sa.und.sa è sensibile, attivo, partecipativo: questo loro interesse li ha portati a partecipare al “Ri-Festival: Rifiuti Riciclati Rivivono”, un evento con cui sensibilizzare gli utenti del più grande centro commerciale del mezzogiorno – Centro Commerciale Campania – sulla raccolta differenziata. La loro proposta progettuale si chiama Crazy Shiny Diamonds che ha avuto come obiettivo quello di fornire informazioni su vari livelli di comprensione riguardo le potenzialità sensoriali della plastica.

Abbiamo realizzato un’installazione luminosa e interattiva con cui chiunque potesse giocare attivando e disattivando pixel di luce colorati per evocare atmosfere ogni volta inedite all’interno di un ambiente completamente buio. La luce all’interno del prisma a base triangolare – la pianta è la copertina dell’album the dark side of the moon che contiene “Shine on your crazy diamonds – viene veicolata nell’ambiente dall’acqua contenuta nelle bottiglie che funge da fibra ottica.
Il meccanismo, presentato sotto forma di gioco, mostra un interessante principio con cui in uno “slum” a
Manila viene risolto il problema dell’oscurità degli ambienti domestici garantendo alle abitazioni (che non possono avere finestre a causa della contiguità con altre costruzioni) comfort illuminotecnico. Inserendo attraverso un foro nelle lamiere zincate di copertura – riflettenti! – una bottiglia di Coca Cola da due litri si porta nell’abitazione una quantità di radiazione luminosa pari a quella prodotta da una lampadina da 50 W. I cosiddetti insediamenti informali sono straordinari laboratori in cui sperimentare diverse modalità per trasformare la sorte avversa -la mancanza di luce o la sovrabbondanza di rifiuti- in opportunità… La crisi che ci attanaglia dimostra che è giunto il momento di riconsiderare le nostre abitudini, di integrarle con la capacità adattiva sviluppata in contesti cui finora abbiamo guardato con supponenza e compassione”.

Una caratteristica affascinante del lavoro di Sara e Salvatore è la capacità di saper affrontare tematiche eterogenee e dare risposte intelligenti e sempre diverse: così come i loro interessi sono molteplici, allo stesso modo le loro architetture sono profonamente differenti. Un affascinante progetto che mi ha particolarmente colpito è quello per il Serralves Museum, realizzato in collaborazione con Paolo Mestriner. Guida dell’idea è la consapevolezza della gestione dei volumi e della luce, caratteri imprescindibili e preziosi dell’architettura. Domando quale sia il loro rapporto con questi elementi e mi rispondono con la formula di Dio: E = mc2 => c2 = E/m.
Luce, massa ed energia sono, come ha osservato Einstein, inseparabilmente legate attraverso il rapporto tra energia e massa che, ovunque nell’universo, è costante. Ciò che esiste è conoscibile perché si manifesta attraverso la luce nello spazio e nel tempo”.

Rimanendo sul tema dell’energia, ma affrontandolo in modo diverso, mi interesso del progetto 0 positivo, idea in linea con le esigenze contemporanee. Quale sarà il futuro dell’architettura sostenibile in Italia? Quanto il green, lo smart, sono moda e quanto esigenza in questo determinato periodo storico?
Bisogna valutare con grande attenzione il significato di sostenibilità. Riteniamo che il risultato di un progetto sia sostenibile solo nella misura in cui riesce ad innescare virtuosi processi catalizzatori di auto-sostenibilità delle comunità insediate: il progetto sostenibile è un modo di produrre territorio. Purtroppo oggi la sostenibilità è spesso un’ostentazione con cui si tenta grottescamente di nascondere l’impotenza e l’incapacità di produrre architetture – e spazi urbani – significanti”.

Le idee di Sara e Salvatore hanno una loro precisa identità, così come il loro modo di lavorare ma come per ogni interessante idea, questo studio si è trovato a dover affrontare un problema su tutti all’interno del contesto nazionale: abbattere il muro di sfiducia e diffidenza eretto in decenni di speculazione e cattedraticismo. La sostituzione dell’architettura con l’edilizia e l’insidioso concetto di autonomia della scienza hanno in egual misura contribuito a produrre un drammatico scollamento tra professionisti e resto della società civile.
Tocca alle nuove generazioni recuperare la fiducia e il rispetto per il lavoro dell’architetto, bisogna essere tenaci”.

Riguardo la fiducia nei giovani e il desiderio di chi ha deciso di investire la propria vita nella creatività, chiedo quale consiglio possono suggerirci i ragazzi di sa.und.sa:
Viaggiate, in ogni modo vi sia possibile”.

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Sara Omassi and Salvatore Carbone are the founders of sa.und.sa studio. Their training courses are different and had proceeded in parallel until they met during a studying session in Belgium, which led them to work together in 2007 and to achieve great goals thenceforth, such as the recent first prize gained in the competition Concorso Giovani Architetti Campani held on January 15th. Sara graduated at IUAV attending a landscape architecture course before taking an urban planning postgraduate degree. Salvatore instead graduated in Naples and he has a PhD in urban design.

The first step we can make as laymen in order to know more about the sa.un.sa world is easy: we just have to enter the website, an highly communicative space that, in the projects section welcomes the viewer with a bright and rich sentence: Architecture is the love of the world.

This brief period deeply explains Sara and Salvatore’s philosophy, which believe that architecture can allow you to glimpse, imagine and discover new possibilities to relate with territory. What used to slip away under your eyes can be revealed in light of these possibilities: this kind of dynamics reminds us about falling in love.

Another fact that you will notice by visiting sa.und.sa website will certainly be their clear language, plain and expressive images. The communicative choice is due to their idea that today “redundancy, vanity, superficiality, ineptitude are legitimated by winking to mundane and panderers languages. We do believe in the value of the architect as a job, this is why we strive to produce simple and suitable projects: clear answers to the expectations of our interlocutors, coherent with the contexts in which we operate. Besides we hold that the Project must be able to sustain its debasement – crossbreeding is more appropriate- maintaining its dignity in an unprecedented coexistence”.

To stay on the Project’s topic, sa.und.sa represents it in different ways: every idea has a very pregnant name and expresses the procedure through which the final product is created. The project has indeed a mainly processual nature:

“The idea we achieve is a synthesis of programs, tools, culture and economy; a suitable synthesis not only because shared but also because wide open to renovation, continuously put into question. Despite starting from very clear targets, our projects are modified work in progress, furthermore they wait for the stratification of new solutions in order to draw the dignity to participate in the present futures”.

As tout court artists Sara and Salvatore cannot exempt themselves from allowing others to live the products of these present futures: therefore they organized several design and creative workshops, various collaborations and experiences that many students could join.

This operating system is another trade-mark of the sa.und.sa team, a feature that allows them to explore new ways of designing, a precious opportunity to ponder the choices and to put them into question up to the term of the constructive procedure that, in such way, is rife with quality. It’s a planning plan.

Sa.und.sa’s work is sensitive, active, participant: this kind of involvement draw them to join the Ri-Festival: Rifiuti Riciclati Rivivono, a campaign aimed at raising awareness about re cycling among the costumers of the biggest shopping moll in the center of Italy – Centro Commerciale Campania.

The name of their project proposal is Crazy Shiny Diamonds and its aim was to give information about the different levels of understanding the sensorial potentiality of plastic.

“We realized a bright and interactive installation which whoever could play with, turning colored pixel of light on and off to evoke unknown atmospheres every time, inside a completely dark environment. The light inside the triangular based prism- the map is the cover of “The dark side of the moon” album, which contains “Shine on your crazy diamonds”- is conveyed by the water contained in the bottles that works as optical fiber.

This mechanism, introduced as a game, shows an interesting theory: in a “slum” of Manila the problem of the darkness inside domestic environments can be solved, guaranteeing technical lighting comfort to the residences (that cannot have windows because of the contiguity with other constructions). By putting a two liters bottle of Coke through a hole in the reflective covering zinc-coated plates, the residence is given a quantity of bright radiation equal to that produced by a light bulb by 50 Ws. The so-called informal installations are extraordinary labs where different ways to transform adverse fate – the lack of light or the overabundance of garbage – in opportunity, can be experienced… The overwhelming crisis of our era proves that it’s time to reconsider our habits and integrate them with our capability to adapt in different contexts that we looked at with arrogance and pity.

A fascinating feature about Sara and Salvatore’s work is their capability of facing heterogeneous themes and giving smart and always different answers: as a consequence of their range of interests their architectures are deeply different.

A captivating project I was particularly impressed by is the one made for the Serralves Museum, realized in collaboration with Paolo Mestriner. The leading idea is the consciousness of the management of volume and light, precious and essential elements of architecture.

I ask them how they relate to these elements and they answer with God’s formula: E = mc2 => c2 = E/m. “Light, mass and energy are, as Einstein has observed, inseparably tied up through the relationship between energy and mass that, anywhere in the universe, is constant. What exists is knowable because it manifests through the light in space and time”.

Keeping on the topic of energy, but facing it in a different way, I ask something about project 0 positive, which is an idea in line with the contemporary demands. What will the future of the sustainable architecture be in Italy? How much green and smart are just a trend and how much need you find in this specific historical period?

We need to appraise with great attention the meaning of sustainability. We believe that the result of a project is sustainable only in the measure in which it succeeds in activating virtuous catalyst processes of the based communities auto-sustainability: the sustainable project is a way to produce territory. Unfortunately the sustainability is often a display which grotesquely tries to hide the impotence and incapability to produce meaningful architectures today”.

Sara and Salvatore’s ideas do have a specific identity, as well as a specific way of working but, as it generally happens, this studio bumped into many issues inside the national context and had to overthrow the regime of skepticism built up during decades of speculation and authoritarianism.

The replacement of architecture with property speculation and the insidious conception of science autonomy have in equal measure contributed to produce a dramatic separation between experts and the rest of the society. “It is up to the new generation to regain the trust and the respect for the architect’s job, we need perseverance.”

As regards younger people’s trust and the strive of the ones who decided to dedicate themselves to creativity, I ask which kind of advice the team of sa.und.sa wants to give: “Travel, in every way you can”.

Traduzione a cura di Stefania Standoli