Fluidità, natura e forme delicate, idee chiare ed estremamente efficaci. Questa la filosofia e il mondo di Elena Salmistraro, giovanissima designer e artista a tuttotondo che fa dell’organicità la sua chiave di lettura più intima.
Lo studio delle forme, la manualità e la sinergia con l’innovazione tecnologica distinguono i prodotti di Elena, oggetti dotati di una forte personalità e soprattutto di grande sensibilità, sia concettuale che sensoriale: colori e materie, lavorazioni e intenzioni definite veicolano un immaginario leggero che diventa design e oggetto del quotidiano.
Andiamo ad indagare questa affascinante realtà, ricca di idee, riflessione, interessanti collaborazioni e stimolanti progetti.

Chi è Elena Salmistraro, qual è il suo percorso formativo e di evoluzione delle idee?

Sono una designer che si è laureata al Politecnico di Milano in Disegno industriale dopo aver frequentato il liceo d’arte. L’impostazione artistica e una buona manualità mi hanno spinto fin da subito a realizzare una piccola serie limitata di oggetti in ceramica dando così inizio alla mia prima esperienza nel mondo dell’autoproduzione; in seguito mi sono concentrata principalmente sullo studio dei materiali, sulla ricerca di forme nuove , sulla cura dell’evoluzione progettuale, cercando di affinare tecniche e conoscenze.

I tuoi interessi sono molteplici, la ricerca continua per tutte le sfaccettature del design e l’attenzione all’ecosostenibilità, la cura per i materiali. Come è avvenuta questa sperimentazione prima di differenti ambiti artisitici poi di vero e proprio studio consapevole del materiale e del suo uso?
Come ho detto ho una formazione artistica, da sempre sono stata interessata al disegno che mi permette di esprimere al meglio le mie sensazioni e gli stati d’animo in libertà; crescendo ho scoperto che il mio mondo immaginario poteva prendere vita trasformandosi in oggetti veri e propri, e quindi nel mio lavoro ho privilegiato il lato estetico, con una visione nettamente artistica, ma ho mantenuto anche un’ atteggiamento sperimentale/esplorativo con particolare attenzione all’ambiente ed alla scelta dei materiali, che sono prevalentemente ecologici e naturali come carta, legno, ceramica. Questi aspetti negli anni si sono ovviamente evoluti ed oggi sono uno degli elementi principali della mia ricerca progettuale.

Che ruolo ha la concezione del mondo organico, la sua fluidità nel tuo lavoro?In che modo questa poetica, questa concezione diventa funzionale attraverso le tue idee?
Quando penso a un nuovo oggetto, prima ne studio l’aspetto funzionale cercando di comprenderne al meglio le caratteristiche e quindi individuarne le possibili modifiche, successivamente cerco nell’ambiente che mi circonda forme e accostamenti di colore ed attraverso riferimenti formali cerco di rendere l’oggetto poetico e suggestivo. Molto spesso è la natura a suggerirmi le soluzioni , in questo senso, come ho detto prima, essa gioca un ruolo nodale nella mia ispirazione.

Nel 2009 inizia l’esperienza dello studio Alko, con l’architetto Angelo Stoli. quanto è importante la contaminazione dei saperi e delle culture, in che modo Architettura e Design si completano?
Il nostro sodalizio è completo perché abbiamo un’intesa non solo professionale ma anche di vita, Angelo Stoli è mio marito. È molto interessante confrontarsi, cercare in entrambe le discipline un punto di incontro, un altro punto di vista, perché come dicevo, io ho una visione più artistica, mentre lui ha una formazione più tecnica, e questa contaminazione ci permette di affrontare qualsiasi progetto sotto ogni punto di vista e completarci sia come persone che come studio professionale. Tutti i nostri progetti
in realtà vengono affrontati a quattro mani, cercando di colmare tutti gli aspetti.

Dal 2014 partecipi al collettivo Padiglioneitalia, ed hai partecipato al tema della Disfunzione Mediterranea. In cosa consiste la richiesta dell’iniziativa e in che modo hai sviluppato Motus, la tua proposta progettuale?
L’anno scorso il collettivo PADIGLIONEITALIA ha lavorato intorno al tema della Disfunzione Mediterranea , ovvero sulle imperfezioni dell’essere, disfunzionale rispetto alla norma; il mio contributo è stato appunto “Motus” un tavolino “instabile”, caratterizzato dalle due gambe fisse e da una grande ruota anteriore volta a simboleggiare il nostro popolo di migranti in constate movimento, alla continua ricerca di qualcosa di migliore. Il risultato finale è stato un ibrido a metà tra un tavolino e
una carriola che, attraverso un lavoro di ricerca, ci racconta una storia comune con un preciso valore metaforico.

Parlaci di Ambrosiana, del suo concept, della tua esperienza e del tuo contributo.
Ambrosiana è una collezione di complementi d’arredo, che rende omaggio alla città di Milano. L’idea è nata dall’incontro con Cristina Celestino e Serena Confalonieri altre due giovani designer che, come me, sono molto legate alla città di Milano; è un progetto comune, tutto al femminile. Volevamo in realtà esaltare le caratteristiche e le potenzialità del territorio in cui operiamo, la città di Milano, simbolo del design internazionale. Mi sono da subito appassionata al progetto perché nutro un forte senso di appartenenza a Milano, città dove sono nata, vivo e lavoro, e che apprezzo per il suo dinamismo, e per l’occasione ho ideato le “Vedovelle” bottiglie che richiamano la tipica fontanella pubblica milanese di color verde scuro, e le “Meneghine “ ispirate alle guglie del Duomo, ripensate e rielaborate in vetro borosilicato
trasparente/sabbiato.

Loricato e Khepri traggono ispirazione dal mondo organico e riconquistano attraverso il tuo lavoro il loro significato intrinseco. Come è avvenuta questa scelta progettuale, quanto è dipesa da un’idea di partenza nata dalla matrice animale e quanto invece ha contribuito il significato che tu hai deciso di conferire a queste creature?
In occasione della mostra ANIMAlitA’ ideata da Triennale Design Museum in collaborazione con Bosa, ho presentato due oggetti in ceramica seguendo il tema dell’Animalità, che ci richiedeva di ideare degli oggetti con caratteristiche animistiche e apotropaiche, pensando all’Animalità non solo in senso di animale ma anche di “anima”. Con “Loricato” mi sono ispirata all’Armadillo che custodisce nella sua corazza difensiva il significato simbolico della sicurezza e con “Khepri”, lo scarabeo, per i significati magici legati alla sua capacità di allontanare l’energia negativa; per entrambi gli oggetti ho giocato sull’aspetto evocativo, seguendo la necessità di reinstaurare la stretta relazione esistente tra noi e il mondo animale, che in effetti si è un po’ persa.

Come è nata l’idea di realizzare la seduta Due anime in carta reciclata?Attraverso quale tecnica è stato possibile realizzare il tuo progetto?
Deux Ames” è una seduta a due posti, pensata per i momenti intimi; volevo raccontare una storia d’amore, un’unione appunto. Realizzata con la tecnica della carta stratificata o papier machè, la sedia ha uno scheletro di metallo celato dalla carta lavorata che funge da struttura interna d’appoggio ; la carta utilizzata è quella del giornale, materiale ecologico per eccellenza versatile e pratico, che sovrapposta in strati, ha conferito alla seduta un mix di solidità e di leggerezza,
esaltata infine dai toni poetici del bianco e dell’azzurro carta da zucchero. L’impronta irregolare è voluta per valorizzare la manualità del lavoro artistico, l’unicità del prodotto, senza perdere di vista la sua funzionalità.

Interessante è l’idea di Origami, un coprivaso riutilizzabile realizzato con materiale naturale e modellabile. Perché scegliere di dare una nuova vita agli oggetti che abbiamo in casa?
Alcuni oggetti d’uso quotidiano si trovano da tempo nelle nostre case e ci ricordano un passato a volte piacevole, per cui, per mantenerli presenti , ho pensato di vestirli e trasformarli in qualcosa di nuovo, ridargli nuova vita. Ad esempio, nel coprivaso Origami, ho trovato interessante utilizzare un materiale a base di carta (jackroki), modificarlo nella forma mediante sfaccettature che riuscissero a giocare in un modo diverso con la luce e con i colori,
importantissimi questi ultimi per rendere un semplice oggetto più desiderabile, e permettergli infine di rientrare nelle nostre esistenze in una versione nuova.

I tuoi vasetti per Alla’s sono una dichiarazione della tua filosofia e una celebrazione della manualità e dell’imperfezione come originalità. Cosa rende secondo te unico un oggetto?
I vasetti “Alla’s” mi rispecchiano molto, sono realizzati al tornio e decorati a mano, come semplice sperimentazione sull’impiego del colore, e in quanto tali, sono diversi l’uno dall’altro. L’unicità è data dall’imperfezione che considero un valore, perché aggiunge all’oggetto il tocco individuale, umano, che ne conferisce originalità e fascino, oltre al valore affettivo che ognuno di noi riversa su ogni singolo oggetto.

Affascinante è la tua collezione di disegni, in particolare Onniveggenza, sulle relazioni umane e sulle azioni. Pensi ci voglia coraggio per poter fare le proprie scelte? Che valore ha una precisa decisione, una filosofia nel proprio lavoro, quali difficoltà hai incontrato nel fare le tue scelte?
Ho sempre saputo che avrei lavorato nel mondo dell’arte o della creatività, per questo motivo dopo la laurea ho subito tentato la via dell’autoproduzione, creando i miei primi pezzi, il che mi ha permesso di entrare nel mondo del mercato e farmi conoscere non senza sforzi, ma per fortuna sono arrivati anche gli apprezzamenti. Naturalmente non è stato facile, di difficoltà ne ho incontrate tante, per prima cosa la mancanza di soldi per finanziare i miei progetti, e poi anche la consapevolezza giornaliera che la strada da percorrere è irta e piena di ostacoli, ma la determinazione e la passione per il mio lavoro, penso siano state le armi migliori per sconfiggere le paure ed andare avanti.

The WalkMan ha come obiettivo quello di scovare e mettere in luce giovani talenti ed artisti che credono nelle proprie idee. Cosa consigli a chi, come te, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?
Per prima cosa bisogna chiedersi se davvero si vuole seguire questa strada che all’inizio richiederà di lavorare solo per passione poi, in caso affermativo, impuntarsi a perseguire il sogno con tutta l’energia e la determinazione necessaria e i risultati arriveranno.

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Fluency, nature and delicate shapes, clear ideas which are very efficient. This is the philosophy and world of Elena Salmistraro, a younger designer and a complete artist, who uses structural coherence as an intimate interpretation. The study of shapes, manual skills and technological innovation synergy distinguish Elena’s products, objects with hard personality, especially big sensibility, both abstract and sensorial. Colours and material, manufacturing and invention create imaginary light, which become design and daily object. We are going to discover her charming reality, rich of ideas, reflection, interesting partnership and exciting projects.

Who is Elena Salmistraro, which is her educational path and revolutional ideas?

I am a designer who graduated at the Polytechnic University of Milan in Industrial Design, after my diploma in arts. My artistic preparation and manual skills lead me immediately to make a small limited series of ceramic objects starting my first experience in the world of handmade. After I’ve decided to concentrate my studies on to materials, research of new forms, designing evolution, searching for improved technique and knowledge.

Your interests are varied, the research continues for all aspects of design and attention to sustainable, care for materials. How did this trial happen before different artistic areas, then real studio awareness of the material and its use?

As I said I have an artistic education, I have always been interested in design that allows me to better express my feelings and moods in freedom. Growing up I discovered that my imaginary world could come to life turning into real objects, and then in my work I preferred the aesthetic side, with a distinctly artistic vision. But I have also maintained an attitude to experiment and explore with particular attention to environment and to the choice of materials, which are predominantly ecological and natural as paper, wood, and ceramics. These aspects are evolved over the years and today are one of the main elements of my research project.

What role does the concept of the organic world, its fluidity have in your work? How does this poetic conception become functional through your ideas? When I think of a new object, first I study the functional aspect trying to better understand the characteristics and then identify possible changes. Then I try to find in the environment that surrounds me forms and combinations of color, and through formal references I try to make the object poetic and evocative. Very often it is the nature to suggest solutions, in this sense, as I said before, it plays an important role in my inspiration.

In 2009 she started the experience in the study Alko, with architect Angelo Stoli. How important is the contamination of knowledge and cultures? How do Architecture and Design complement? Our partnership is complete because we have a harmony not only professional but also of life. Angelo Stoli is my husband. It is very interesting to compare and look in both disciplines a meeting point, another point of view, because as I said, I have a more artistic vision, while he has a more technical training, and this contamination allows us to tackle any project under every point of view and we complement both as individuals and as a professional studio. Four hands, trying to fill all aspects, address all our projects.

Since 2014 you participate in the project Padiglioneitalia, and you have participated in the issue of Erectile Mediterranean. What is the demand of the initiative and how you developed your project proposal Motus? Last year for the project PADIGLIONEITALIA, I worked around the theme of Erectile Mediterranean, or the imperfections of being dysfunctional to the rule. My contribution was exactly “Motus” an “unstable” coffee table, characterized by two fixed legs and a large front wheel to symbolize our people of migrants in continuous movement, always looking for something better. The end result was a hybrid between a coffee table and a wheelbarrow that, through research, tells a common story with a precise metaphorical value.

Tell us about Ambrosiana, its concept, your experience and your contribution. Ambrosiana is a collection of furnishings, which pays homage to the city of Milan. The idea was born from the encounter with Cristina Celestino and Serena Confalonieri and two other young designers who, like me, are very related to the city of Milan. It is a joint project, all female. We wanted to really enhance the characteristics and potential of the territory in which we work, the city of Milan, symbol of international design. I was immediately keen on the project because I have a strong sense of belonging to Milan, the city where I was born, where I live and work, and I appreciate its dynamism. And for the occasion, I created the “Vedovelle” bottles recalling the typical Milan standpipe dark green colored, and the “Milanese” inspired by the spires of the Duomo cathedral, rethought and reworked glass that was sandblasted.

Loricato and Khepri were inspired by the organic world through your work and recapture their inner meaning. How did this design choice happen, how has it depended on an idea born out of the starting matrix animal, and how much has contributed the meaning that you have decided to give these creatures? During the exhibition ANIMAlitA organized by the Triennale Design Museum in collaboration with Bosa, I presented two ceramic objects following the theme of Animalistic, which we required to design objects with animistic and apotropaic characteristics, thinking animalistic not only in the sense animal but also of “soul.” With “Loricato” I was inspired by an Armadillo that holds in its defensive armor the symbolic significance of safety and with “Khepri“, the beetle, for magical meanings related to its ability to ward off negative energy. For both objects I played evocative appearance, following the need to reinstate the close relationship between us and the animal world, which in fact it is a bit lost.

How did the idea for the sitting “Due Anime” in recycled paper born? Through what technique it was possible to realize your project? “Deux Ames” is a seat for two people, designed for intimate moments. I wanted to tell a love story, a union precisely. Realized with the technique of layered paper or papier machè, the chair has a metal skeleton concealed from processed paper that serves as the internal structure of support. The paper used is that of the newspaper, ecological material par excellence versatile and practical, which superimposed layers, gave the session a mix of solidity and lightness, finally exalted by poetic tones of white and blue sugar paper. The irregular footprint is desired to enhance the dexterity of the artistic work, the uniqueness of the product, without losing sight of its functionality.

Interesting is the idea of Origami, a toilet seat made of reusable material and natural moldable. Why choose to give a new life to objects that we have at home? Some everyday objects are long in our homes and remind us of a past sometimes pleasant, so, to keep them there, I thought I’d dress them and turn them into something new, give them new life. For example, the toilet seat Origami, I found it interesting to use a paper-based material (jackroki), change in shape by facets that were able to play in a different way with the light and the colors, the latter very important to make a simple object more desirable, and finally allow him to come back into our lives in a new version.

Your jars for Alla’s are a statement of your philosophy and a celebration of manual and imperfection as originality. What makes you think a single object? The jars “Alla’s” reflect me a lot, they are made on the lathe and decorated by hand, as a simple experiment on the use of color, and as such, are different from each other. The uniqueness is given by imperfection that I consider a value, because it adds to the object the individual touch, human, which gives originality and charm. In addition to the sentimental value that everyone pours on every single item.

Fascinating is your collection of drawings, in particular all-seeing, on human relations and actions. Do you think it takes courage to make their own choices? What value has a definite decision, a philosophy in their work, what difficulties you encountered in making your choices? I always knew that I would work in the world of art or creativity, which is why after graduation I immediately tried the way of self, creating my first pieces, which allowed me to enter the world market and let me know not without effort. But fortunately I also received appreciations. Of course it was not easy, I have encountered many difficulties, first the lack of money to fund my projects, and then also the awareness day that the road ahead is fraught and full of obstacles, but the determination and passion for my work have been the best weapons to defeat the fears and go ahead.

The Walkman aims to find and highlight young talent and artists who believe in their ideas. What’s your advice to those who, like you, have decided to invest their lives in creativity? First you need to ask yourself if you really want to go this route that will require beginning to work only for passion then, if so, to follow the dream with all the energy and determination required and the results will come.

Traduzione a cura di Fiammetta Maceroni