Olmo Amato – Rinascite di Olmo Amato è il progetto vincitore della categoria fotografia alla Biennale d’Arte Emergente – Marte Live’17.

Olmo Amato – Il lavoro di Olmo Amato nasce da una suggestione di incompletezza suggerita all’autore dai suoi paesaggi scattati durante dei viaggi in Italia e Nord Europa. Il completamento dell’opera avviene quindi con l’inserimento di figure umane prese da archivi d’epoca.

Conosciamo meglio Olmo Amato

Ciao Olmo, cosa ti ha spinto a partecipare al concorso Marte Live ‘17?Ho deciso di partecipare a Martelive un po’ per gioco, avevo conoscuito una persona dello staff ad una fiera d’arte di Bologna lo scorso anno, che, dopo aver visto il mio lavoro, mi consigliò di provare a partecipare al contest Martelive. Dopo mesi, casulmente, pochi giorni prima della scadenza del bando ho letto su facebook del contest. Avevo il lavoro di “Rinascite” già pronto perché esposto di recente a Biella, ho pensato che poteva essere una buona occasione per conoscere nuove persone e mostrarlo ad un altro pubblico. Era parecchio che non esponevo qualcosa a Roma e la cosa mi ha fatto piacere.

Quali sono i luoghi che ti hanno ispirato per il tuo progetto vincitore di Marte Live, Rinascite?
L’idea di “Rinascite” è nata da un viaggio in Nord Europa, fatto nell’estate del 2013 per allontanarmi dal caos e dalla frenesia della metropoli. Per giorni mi sono trovato a percorrere luoghi incontaminati col sole sempre all’orizzonte e, man mano che procedevo verso nord, le tracce dell’uomo svanivano e la percezione del tempo cambiava. Mi sono lasciato guidare da quegli ambienti e cullare dalla sensazione di un mondo sospeso. Ho iniziato così a raccogliere fotografie di paesaggi fatte durante i miei viaggi in Italia ed Europa del nord.
 
In base ai luoghi fotografati, come scegli i personaggi da inserire nella scena?
La cosa strana era che durante lo scatto, ma anche riguardando le foto in seguito, avevo sempre la sensazione che le mie immagini fossero incomplete.
Sentivo che i paesaggi che fotografavo mi nascondevano qualcosa, era come se quei luoghi chiedessero una sorta di presenza umana che, per qualche ragione, mi era stata impossibile fotografare in quel momento. Passo molto tempo davanti ad archivi d’epoca per torovare gli spettatori di quei luoghi, l’inserimento digitale aviene tramite l’utilizzi di Photoshop ma non è la parte difficile, la cosa complessa è trovare gli accoppiamenti giusti. In Rinascite, la natura misteriosa di paesaggi mi stimolato a creare una sorta di bolla virtuale dove il digitale e l’analogico si potessero fondere, dove il passato e il presente si mescolassero senza svelare storie e pensieri di quella gente. Quei personaggi vissuti in un tempo lontano, senza nemmeno chiedersi il perché, si ritrovano così a vagare un un limbo eterno, unici testimoni del mistero celato da quei luoghi. Credo sia proprio questa senzazione di sospensione che mi aiuta a capire quali siano i giusti soggetti.
 
Quanto è importante l’uso del bianco e nero affinchè elementi come, contrasto netto, presenza umana marginale, e spazi temporali non ben definiti, si palesino chiaramente allo spettatore?
Sono sempre rimasto affascintato dal bianco e nero in fotografia per la sua essenzialità. L’essere costretti a rappresentare una realtà completamente diversa, “a colori”, con una sola scala di grigi, mi ha sempre affascinato molto. Partendo da questo  ho iniziato a lavorare sul concetto di tempo e sulla sospensione creata dalla contrapposizione tra elementi analogici e digitali, luci ed ombre, presente e passato. Ho trovato nell’uso del bianco e nero e del fotomontaggio la scelta più appropriata.
Come ti poni all’interno della dicotomia tra fotografia analogica e digitale?
Sono cresciuto con le immagini analogiche che stampava mio padre, anche lui fotografo, in camera oscura. Mi sono avvicinato per la prima volta alla fotografia quando ormai il digitale stava prendendo il sopravvento e, sin dall’inizio, mi sono sempre divertito a giocare con le immagini sperimentando con manipolazioni e fotomontaggi. Rimango sempre affascinato davanti alle antiche stampe di fotografie d’archivio realizzate in camera oscura. Passando molto tempo davanti a foto di archivi storic, ho scoperto che, anche cento anni fa, la qualità delle camere e degli scatti ara già eccezionale.
Le foto dei personaggi sono generalmente scatti fatti con il banco ottico, impressionati su lastre di vetro sensibilizzate con alogenuri d’argento. La qualità di questi negativi non ha davvero nulla da invidiare alle più moderne macchine digitali. Successivamente inserisco il tutto in paesaggi scattati in digitale durante i miei viaggi. Riuscire a integrare immagini così lontane, sia in termini temporali che di tecnologia usata,  mi intriga molto. Fondere il presente con il passato, mescolare tecnologie differenti è parte del mio procedere ed è una chiave che sicuramente non mi sento di abbandonare. La facilità con cui il digitale permette alcuni tipi di elaborazione è strabiliante, nonostante si tratta di tecniche non nuove, possibili a fronte di molto lavoro anche in camera oscura.
In questo periodo sto sperimentando con antiche tecniche di stampa a contatto abbinate all’utilizzo di negativi digitali. Spero tutto ciò possa portare il mio lavoro a un ulteriore livello di sperimentazione. All’interno di quella che è la dicotomia analogico-digitale mi piace navigare nel mezzo, sperando di ottenere interessanti sinergie.
The WalkMan ha come obiettivo quello di scovare e mettere in luce giovani talenti ed artisti che credono nelle proprie idee. Cosa consigli a chi, come te, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?
Ovviamente vivere e lavorare nel campo dell’arte non è facile, io stesso faccio difficoltà a trovare il mio percorso e a vivere di questo. L’unico consiglio che mi sento di dire è continuare a seguire le proprie passioni, cercare di incanalare le proprie energie in qualcosa di bello e che si fa per il piacere di farlo. Se si tengono in secondo piano interessi prettamente economici o di successo si parte con il piede giusto, almeno quello che si fa è genuino. Poi ovviamente il passo successivo è quello di fare della propria passione anche un lavoro, scendendo a compromessi con la vita di tutti i giorni, senza mai sottostimare il valore del proprio tempo e del proprio lavoro. Bisogna entrare nell’ottica che le idee creative hanno un valore e meritano di essere retribuite, a prescindere dal campo di lavoro, anche un artista o creativo che sia deve pagare le bollette e fare la spesa.
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