Nicola Napoli – Illustratore dal sangue italiano ma operativo da svariati anni in quel di Berlino, Nicola Napoli ha catturato l’attenzione dell’intero mondo del clubbing dopo aver curato la comunicazione grafica per il leggendario club Berghain / Panorama Bar.

Abbiamo avuto l’onore di intervistare Nicola Napoli e non abbiamo esitato a chiedergli di più riguardo la sua professione e il mondo nel quale immerge i suoi personaggi.

 

Chi è Nicola Napoli?

Nicola Napoli è un illustratore per passione e un digital designer per lavoro, o a volte anche il contrario. Ama la musica classica, la techno, i vecchi film Disney, Crepax, Fellini, gli anni ’80, la mitologia greca e conosce quasi tutti i nomi di dinosauri a memoria.  Vive in Germania da 8 anni, ma in fondo si sente ancora abbastanza italiano.

Cosa ti ha dato Salerno? Cosa, invece, hai trovato a Berlino?

Salerno, come in generale l’Italia, mi ha offerto una grande formazione artistica e la possibilità di vivere costantemente immerso nell’arte, nella storia, nell’architettura. Ho sempre avuto una forma di ossequioso rispetto  verso tutto il bello che mi circondava e credo che ciò abbia influito molto anche sul mio percorso personale. A Berlino ho trovato una piattaforma sperimentale che in Italia mi mancava, in cui ho potuto mettere in pratica a modo mio tutte quelle nozioni assorbite in precedenza – qualche volta anche rompendone un po’ gli schemi magari.

Hai lavorato per numerose realtà, toccando anche quella del clubbing europeo. Quanto ha influenzato quest’ultima il tuo modo di fare arte?

Il mondo del clubbing ha influenzato moltissimo la mia sensibilità e soprattutto la mia visione della realtà che mi circonda. L’ho sempre considerato come una sorta di Limbo in cui ognuno è libero di mostrare il suo vero io e di evadere dalle rigide regole della realtà. Berlino è la rappresentazione massima della filosofia clubbing, una sorta di Disneyland per adulti in cui è sempre troppo presto per tornare a casa.

I tuoi lavori raccontano spesso di scenari in cui gli eccessi la fanno da padrone. Come descriveresti questo mondo? Com’è nato?

Ammetto che le mie illustrazioni sono sempre piene di eccessi e di esagerazione, sia sul piano visivo che su quello dei contenuti. D’altronde, non viviamo in una società che va perlopiù nella stessa direzione? Penso ai social media, ai reality shows, alle tante situazioni in cui la persona si fonda con il personaggio e eccesso fa rima con successo. Il mio lavoro è semplicemente riflettere le realtà che vedo e portarle ancora più al limite, spesso fino a raggiungerne il paradosso.

In una società in cui le immagini hanno sempre più potere, cosa significa fare l’illustratore?

Significa riuscire a trasmettere un’idea o una sensazione senza bisogno di ricorrere a parole. Al giorno d’oggi, in un mondo digitale in cui le barriere geografiche sono sempre meno un ostacolo, credo che l’illustrazione diventi sempre più una necessità. Anticamente illustrare significava decorare o intrattenere, oggi può essere anche critica, poesia, tendenza, politica e molto altro ancora.

Parlaci del tuo rapporto con i social. Quanto è importante il rapporto costante con i propri fan?

In generale cerco di essere costante sui miei social ma devo dire che non do gli un’importanza prioritaria. Se non ho niente di interessante da condividere preferisco rimanere qualche giorno in silenzio invece che fare numero in cambio di un paio di like. È vero però che sono strumenti indispensabili per entrare in contatto con un pubblico più ampio e per testare il proprio lavoro anche al di fuori della tua realtà più ristretta. Do moltissima importanza a commenti e critiche che ricevo sui vari Instagram, Facebook, etc. Ogni tanto mi capita di ricevere messaggi di qualcuno che ha visto le mie illustrazioni e vuole semplicemente complimentarsi con me: credo che il sapere che sei riuscito ad arrivare, anche solo per un attimo, al cuore o al cervello di uno sconosciuto di chissà quale paese resti ancora la soddisfazione più grande per me.

The WalkMan ha come obiettivo quello di scovare e mettere in luce giovani talenti ed artisti che credono nelle proprie idee. Cosa consigli a chi, come te, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?

Innanzitutto di non dimenticarsi mai di divertirsi nel farlo, perché questo è alla base di qualunque professione creativa. Inoltre consiglierei anche di guardarsi attorno per captare tendenze e cercare stimoli, senza però mai smettere di essere se stessi. Prima o poi l’originalità viene sempre premiata.