Una ragazza di vent’anni se ne sta seduta al centro di una stanza vuota.

La sua nuova casa le ricorda l’indipendenza coraggiosa di chi comincia una vita nuova, staccata da ogni familiarità e dalle decisioni prese da altri.
Dopo i lavori di ristrutturazione e il trasloco aveva deciso di lasciare quella camera libera dai mobili.
L’ha dipinta di bianco. È un regalo alla sua fantasia.
Osservando la purezza di quelle pareti immagina il contrasto che nascerebbe dall’introduzione di un qualsiasi oggetto nella stanza.
Pensa al fenomeno delle nascite improvvise. Delle cose nuove al mondo.
Ecco, come possiamo spiegare lo stupore primordiale di chi si scontra improvvisamente con la realtà?
Non c’è nessuna definizione per il concetto di ‘nascita’ che possa esprimerne l’essenza a meno che non si assista alla rapidità dell’azione stessa.
Immagina un fiore che sboccia all’alba nell’angolo di un giardino.
Quale impulso incontrollabile nello schiudersi dei petali? Quanta gentilezza nell’offrirsi al mondo? Quale magia nell’inserirsi armonioso all’interno del giardino?
Cosa accade in quel preciso istante?
È una bellezza impercettibile.
Il colore del fiore si scontra con la luce bianca del mondo reale.
Evoluzioni cromatiche come trionfo della vita nel giardino della bellezza.
Ora anche lui è parte della Terra.
La ragazza si alza in piedi. Un’intuizione nel bel mezzo dei pensieri.
Quella parete verrà interamente coperta di fiori.
Investire il bianco dei pensieri con fenomeni di risveglio armoniosi.
Attaccare alle pareti istanti di meraviglia, di nascita improvvisa.