Milk! Human Gallery and tattos è uno studio di tatuaggi nel cuore di Salerno. Dalla mente brillante di Martin nascono disegni che non verranno ripetuti su altri. Ogni pezzo è unico.

Milk! – Martin ci ha raccontato le sue idee, la sua essenza, la sua Human Gallery. Il suo sagace umorismo svela la profondità del suo mondo e l’importanza di fare ciò che si è.

Martin, come ti descriveresti in tre parole?

Tre parole sono tantissime! Allora 1) curioso, perché veramente sono curioso. Leggo una quantità di cose inutili, approfondisco argomenti di cui frega a pochi perché mosso dall’istinto di scoprire costantemente e sorprendermi oppure di diventare qualcun’altro anche solo per una giornata. Mi ubriaco di cose a volte veramente dall’utilità infima. Poi magari le dimentico o le tiro fuori in situazioni in cui la scenetta classica è “Perché lo sai?” “Boh”.
2) Avventurierostatico: è una parola che non esiste, però rende l’idea. Ho un grande senso dell’epica e dell’avventura anche quando non sto facendo apparentemente niente. Tra uno che si avventura nella savana e me, che cerco di ricordarmi di che colore fosse lo smalto di quella tipa nel ’99, non ci vedo una grande differenza, a parte l’abbigliamento.
3) Ammiratoresegreto: sono un grande fan delle persone, mi piacciono un sacco ma molto spesso non le capisco, non le riconosco davvero. Un po’ quello che succede quando sei un grande fan di Sting. Conosci tutta la discografia, leggi le interviste, conosci il nome della moglie, ma non vi siete mai visti per un caffè e soprattutto Sting non ha mai visto te. Se poi nemmeno dici a Sting che sei suo fan, la cosa diventa complicatissima.

Qual è la tua filosofia di vita e come entri nel mondo dei tattos?

Non credo di aver ancora trovato una filosofia di vita e non so effettivamente quanto senso abbia averne una. Implicherebbe necessariamente capirci qualcosa del vivere.  A parte sentirmi ingiustificatamente catapultato nello spazio e nel tempo, con momenti molto bassi in cui guardo un bicchiere e dico “bah”, diciamo che, a occhio, lo scopo mi sembra quello di morire il più tardi possibile e in modi non ridicoli. Però se proprio devo esserci, ho stabilito che con questo spazio e questo tempo è meglio giocarci.

Il mondo dei tattoos, nel senso cool del termine, è un mondo che conosco poco in realtà. Mi ci sono avvicinato molto tardi e per una serie di domande che poco avevano a che fare con i tatuaggi nel senso contemporaneo e ammiccante che conosciamo oggi. Mi regalarono un libro, che a suo modo è diventato un best seller, con delle illustrazioni e delle foto di tatuaggi criminali fatti nelle carceri sovietiche. Apprezzavo già l’illustrazione russa ma la parte più affascinante mi sembrò immediatamente un’altra. La scoperta che in tempi e luoghi che l’avevano abbandonata da secoli, la comunicazione non verbale attraverso il corpo (con una pratica sicuramente più invasiva rispetto ad altri codici) era tornata così prepotentemente, rendendosi addirittura necessaria in determinate circostanze. Questa “stranezza” nella scelta del medium mi ha colpito molto. Trasportandola in un contesto personale, in cui non ho mai compiuto delitti e fortunatamente non conosco le carceri, ho trovato fosse un modo molto più integro e puro di esprimere un concetto. Sia verso sé stessi, cristallizzandolo in un “per sempre” relativo, sia verso gli altri. Un non-dire che è tipico del mezzo artistico, ma anche dell’anima umana, se esiste. Il tatuaggio per me è l’urgenza di non dire qualcosa. Secondo una mia amica invece, io tatuo per non morire e amplificare l’esistenza. I miei tatuaggi e i momenti condivisi per realizzarli vanno nel mondo, vivono altre vite. Con buona probabilità mi sopravviveranno. Non ci avevo mai pensato ma ha detto una cosa che potrebbe essere vera.

Cosa si cela dietro il tuo personale concetto di tatuaggio?

Ci sono persone che si riconoscono così tanto in alcune mie illustrazioni da volerle sulla propria pelle e in quei casi non faccio domande.  Il racconto sul perché di quella scelta può arrivare o non. Creare una situazione lose-lose/win-win sulla comprensione non è strettamente necessario. La certezza è che non verranno ripetuti su altri, ogni pezzo è unico.  Quando invece si tratta di dover progettare da zero, in molti casi si tratta di un vero e proprio colloquio, spesso molto intenso. Alcuni arrivano in studio con un concetto, una parola, un ricordo e nessuna immagine di partenza. Sono ancora abbastanza fesso e innamorato di questo lavoro dal voler raggiungere il miglior risultato possibile rispetto al disegno prendendomi anche tempi lunghi, lunghissimi, tendenti apparentemente al mai, ma poi torna tutto. Anche quando si tratta di un tatuaggio piccolo, sento di avere comunque un’enorme responsabilità rispetto a chi ho di fronte. Mi si affidano dei ricordi, dei momenti, dei corpi, eh.

Come nasce MILK! Human Gallery and tattos?

Il Milk! human gallery and tattoos (non a caso tattoos viene dopo, genio del marketing che non sono altro!) nasce con tutti i criteri burocratici asfissianti (ma doverosi) di uno studio di tatuaggi, ma è principalmente un luogo. Si trova al primo piano di un palazzo del ‘600 nel cuore di Salerno e dentro ci trovi, non so quanto fortunatamente, me. Tolta la sala operativa, il resto non sembra uno studio di tatuaggi ma una galleria in cui ho raccolto una serie di “strunzate” e di opere molto rappresentative della mia persona. Ecco perché human gallery. Entrarci significa essenzialmente conoscermi.

Hai creato anche una linea di t-shirt by Mr. Milk Industries: cosa c’è all’orizzonte?

Qualche anno fa ho depositato un marchio con l’intenzione di mettere le mie illustrazioni su tessuto. Poi si sa questi progetti come vanno, soprattutto quando sono miei. Con un amico sono riuscito ad avviare questa prima serie di t-shirt “Super Nothing” con un voluto richiamo ai loghi dei super eroi. L’intenzione è di trasmettere la potenza del vuoto che tutti noi sperimentiamo, al punto da renderlo una specie di superpotere. Saremo pure trascurabili rispetto all’universo però dobbiamo comunque giocarci tutto al meglio, no?
La maglietta è fornita di un mantellino indossabile, minuscolo e cucito a mano, così ti senti veramente un super niente. A breve ne verranno stampate altri modelli e soprattutto verranno rese disponibili in un apposito shop online.

The WalkMan ha come obiettivo quello di scovare e mettere in luce talenti ed artisti che credono nelle proprie idee. Cosa consigli a chi, come te, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?

Ragazzi, smettete subito. Studiate ingegneria, medicina o imparate un mestiere tipo tecnico delle caldaie.  Quando mi dicono che sono un artista rispondo che sono più un elettrauto mancato e ci credo davvero.
Per me lavorare con la creatività significa innanzitutto ammettere quotidianamente di avere un problema di comunicazione. Per poter aver una produzione artistica costante questo andirivieni con la propria interiorità diventa frequente, faticoso, frustrante e soprattutto, se fatto bene, come minimo rovina i rapporti. Significa mostrare costantemente il fianco al mondo, assorbire una quantità di informazioni spesso inutili (eppure così affascinanti, mannaggia). Ci sono delle sfumature della realtà che sembrano coltellate, baci o viaggi. Da ateo non la vedo di certo come una benedizione. Insomma, fossi in me non ci lavorerei con la creatività, figuriamoci se fossi voi. Tanto quella stronza ti trova sempre e se ci investi non ti sembrerà di investire, se ci lavori non ti sembrerà di lavorarci e se ti abbandona sei “guarito” e puoi andare a fare il tecnico delle caldaie. Se invece siete ricchi di famiglia, ragazzi, fate un po’ come cazzo vi pare, l’anno prossimo magari vi piace il karate e vi salvate.

 

Milk! Human Gallery and tattos

Via Mercanti, 76 Salerno