Lorenzo Zandri ferma immagini. Principalmente è questo che fa con il suo obiettivo fotografico: narra spazi e atmosfere, indaga l’immaginario visivo del patrimonio architettonico e culturale, realizza analogie tra passato e presente.

Le sue composizioni sono pulite, nette, piene di angoli, luci, rientranze. Il suo occhio indugia in quei dettagli che fanno la differenza: una porta semi aperta, un riflesso che riempie la parete bianca, l’arabesco di un vano scale,  la perfezioni dei vasi tutti allineati. L’obiettivo di Zandri è allenato a scovare il bello che si cela dietro l’apparente ordinaria realtà.

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Tevere e Tamigi

Sia artista che fotografo di architettura, formatosi tra Roma e Parigi, Lorenzo Zandri svolge il suo lavoro principalmente tra Londra e la capitale francese, diramandolo in diversi progetti e aree di ricerca, sempre legate all’architettura e alla sua rappresentazione.

L’artista è co-fondatore di ROBOCOOP, ZA² e Unsent Postcard, ricerche parallele alla sua attività autonoma di fotografo, ma accomunate tutte da un’idea di racconto e raccolta del contesto che ci circonda.

“L’immagine come risultato ultimo di un processo sintetico e riflessivo del contesto circostante”

Trai protagonisti di Giovani Creativi 2018, ROBOCOOP nasce nel 2012 come art duo project sperimentale e di ricerca, con l’obiettivo di documentare il patrimonio architettonico attraverso varie pratiche provocatorie e comparative, come collage, installazioni, fotografie, incisioni, disegni ecc.

Le dicotomie tra passato e presente che popolano le immagini sognanti di ROBOCOOP evocano sia ricordi di esperimenti onirici che fanno parte del nostro bagaglio immaginifico, sia schizzi in grado di proiettarci direttamente in un futuro prossimo ipotetico.

Se ROBOCOOP si divide tra Roma e Londra, ZA² è un progetto romano e famigliare – se così possiamo chiamarlo. Lorenzo insieme al fratello Emiliano ha dato il via nel 2016 a una nuova ricerca fotografica urbana e documentaristica il cui sguardo è rivolto principalmente all’architettura moderna e agli aspetti innovativi dell’edilizia abitativa e sociale.

Non mancano, anche qui, i segni distintivi del suo obiettivo: sia la tendenza a creare comparazioni, ma anche la fragilità dei confini e del limite.

Una visione, quella presentata dal duo Zandri, che ci costringe a rivalutare lo spazio, inteso non solo come un volume da riempire, ma composto anche di storia e di silenzi.

Le parole non dette: Unsent Postcard

Il progetto Unsent Postcard unisce le menti di Zandri e dell’architetto urbanista Giorgia Scognamiglio e si affida ad un mezzo di comunicazione ormai inutilizzato: la cartolina.

“Unsent Postcard presenta narrazioni alternative di luoghi e invita i visitatori a lasciare i sentieri turistici battuti”.

Un progetto su carta di piccolo formato, Unsent Postcard, che invita ad esplorazioni più lente per celebrare architetture significative, intriganti e rare col tentativo di contrapporsi all’approccio consumistico del turismo di massa.

“Oggi principalmente sottovalutata, la cartolina ha rappresentato per molti anni un modo potente per descrivere e diffondere l’immagine delle città, documentando i cambiamenti storici urbani approssimativamente dagli anni ’20 agli anni ’80. Optando per la velocità e per i luoghi “instabili”, i viaggiatori di oggi hanno quasi perso la capacità e il tempo di comprendere profondamente l’identità dei luoghi che visitano.”

La coppia di artisti guida l’occhio e l’attenzione dell’interessato a ricercare il silenzio e a riconsiderare il “fattore tempo” e con Unsent Postcard chiede di fare esercizio, anche critico: ricordare ciò che c’era, capire ciò che è rimasto e come è rimasto, scrivere i nostri pensieri e spedirli al vento. Perché non vadano perduti. Per farli conoscere.

Perché se le cose non le dici, non esistono.

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