Attraverso la sua pittura, Alina Birkner indaga gli effetti profondi che il colore ha sulla psiche. Siamo tutti portati a guardare il cielo al tramonto, con le sue infinite e mutevoli sfumature. Prendiamo in mano il telefono e immortaliamo, giorno dopo giorno, questo miracolo della natura. È la nostra natura: siamo attratti dai colori, dalla loro potenza, dalla loro magia. Con il solo utilizzo dei pennelli, Alina cerca di riproporre al suo pubblico lo stesso incanto.

Alina Birkner nasce a Monaco nel 1989 in una famiglia d’artisti. Naturalmente portata per la pittura e il disegno, si avvicina al colore grazie a Rothko. Dopo quell’incontro, così intenso, il colore diviene il tema principale delle sue tele.

“Vedere i lavori di Rothko dal vivo – all’epoca avevo circa 18 o 19 anni e li avevo osservati solo in alcuni libri – ha fatto nascere in me un’ossessione per il colore. Mi hanno colpito così tanto che mi sono messa a piangere e ho capito quanto profondo fosse l’effetto che i colori possono avere sulla psiche umana.”

Interazione tra colore e luce, la percezione e gli effetti che entrambi hanno sullo spettatore, sfumature dolci e vibranti riflessi contribuiscono, nelle opere  di Alina Birkner, a liberare la tela dalla sua materialità e le diverse cromie a svilupparsi in molteplici vite. I suoi dipinti vengono creati applicando gli uni sugli altri molti strati di vernice acrilica diluita. Ne consegue una luminosità senza peso, capace di diffondersi nello spazio.

VEDI ANCHE: Jean Paul Donadini. Il trucco c’è e si vede

La processualità della Birkner è seriale. Questa metodologia espressiva le dà la possibilità di esplorare e sperimentare uno stesso spettro cromatico in tutte le sue direzioni, lasciando invariato l’equilibrio compositivo, ma creando al contempo una ritmicità incalzante.

Non ci sono molte spiegazioni riguardo al fare dell’artista, esso si spiega solo attraverso l’esperienza diretta. Proprio come un cielo nel suo eterno mutare.

VEDI ANCHE: Luca Tombolini – Fotografare per scoprire sé stessi