All’interno del Caffè Letterario allestito al Palazzo dei Congressi per l’evento “Più Libri più liberi” è stata presentata, da Andrea Bozzo e Riccardo Falcinelli, la ristampa di Segno Libero.

Il libro, realizzato la pima volta nel 1981 da Ferruccio Piludu per Elèuthera Editrice, negli anni è stato più di una semplice guida per l’alta grafica, ma un punto di partenza per molti che si volevano cimentare in questo campo. Lo stesso Bozzo lo definisce come un libro gentile perché offre gli strumenti per lavorare, ma non li impone; e generoso poiché cede un pezzo del suo sapere.

Nonostante in questo non-libro si respirino ancora gli anni ’80, cosa che può far sorridere i nostalgici, i suoi princìpi e i suoi insegnamenti sono quanto mai validi. Spiega Falcinelli -che con Piludu ha lavorato- davanti ad un gremito pubblico, come riesca a far comprendere non solo l’importanza del lavoro di gruppo, ma di quanto la storia dietro al progetto sia più importante della tecnica.

Lavorare in squadra, la paura di sbagliare, avere una storia, era tutti temi già presenti da prima, non è una novità. Con i padri della grafica, che sembravano essere stati soppiantati dai computer e dalla tecnologia, oggi ci si vuole riappacificare, aggiunge Bozzo.

Conosciamo meglio la poetica e le figure di Andrea Bozzo e Riccardo Falcinelli con questa intervista:

 

Illustrazione di Andrea Bozzo i gruppon
Illustrazione di Andrea Bozzo i gruppon
Copertine di Per sempre carnivori di Cosimo Argentina e Addio, Monti di Michele Masneri a cura di Riccardo Falcinelli
Copertine di Per sempre carnivori di Cosimo Argentina e Addio, Monti di Michele Masneri a cura di Riccardo Falcinelli
Illustrazione di Andrea Bozzo le lista delle cose assurde
Illustrazione di Andrea Bozzo le lista delle cose assurde
Copertine di La vita oscena di Aldo Nove, Ave Mary di Michela Mugia e Maschio bianco etero di John Niven
Copertine di La vita oscena di Aldo Nove, Ave Mary di Michela Mugia e Maschio bianco etero di John Niven
illustrazione di Andrea Bozzo La casta dei gelati
illustrazione di Andrea Bozzo La casta dei gelati
Copertina di Nel paese della persuasione di George Saunders a cura di Riccardo Falcinelli
Copertina di Nel paese della persuasione di George Saunders a cura di Riccardo Falcinelli

 

 

Come mai scegliere un evento come Più libri Più liberi per presentare il libro?

Falcinelli: Una questione di occasione! Elèuthera ha uno stand e c’era l’occasione per presentare il libro che è uscito da poco. Oltretutto questo evento ha una grande affluenza di pubblico. Oggi abbiamo parlato sia di grafica sia di temi morali e c’era tanta gente e non capita spesso.

Cosa portate con voi degli insegnamenti di Piludu?

Falcinelli: La storia da raccontare e il fatto che quando progetti la maggior del tempo lo passi a discutere con con la gente con cui lavori. Ti interroghi molto: cosa sto dicendo qui? A chi lo sto dicendo? Perché? Questo è il vero lavoro, diceva Ferro, la parte visiva poi viene da sé. Se non avessi incontrato lui, non avrei mai capito che il lavoro di uno studio grafico è questo.

Bozzo: La riconciliazione dei padri. Non c’è un conflitto, ma un percorso che si annoda con cui fai pace. Interessa quello che sto dicendo? È importante? Altrimenti rischiamo l’autoreferenzialità. Il secondo aspetto è un rapporto più articolato con la partecipazione. Prima ne ero innamorato, ma poi è diventava un espediente retorico per non decidere. Oggi c’è una sua sintesi, e ci sono spazi di partecipazione interessanti lontani dai contesti di prima come quello della guerra fredda.

Si è parlato anche dell’errore, la paura di sbagliare e di sparire senza lasciare il segno. Voi come vi apportare con questa paura?

Bozzo: Non la superi mai. È uno spettro molto virtuoso che ti accompagna sempre. Quando ho incominciato a disegnare avevo 43 anni e mi sentivo un dilettante con un grado di frustrazione enorme. Poi essendo Torinese e quindi tenace ed ottuso, ho chinato la testa e lavorato per 18 anni migliorandomi. Riguardando vecchi lavori mi viene da dire: “Ma che schifo!” e mi vergogno anche un po’, poi però ti rendi conto che sono parte di te e gli vuoi bene. Alla fine la cosa più importante è che dici: “Non sarò il migliore di tutti, ma ho fatto il meglio che potevo

Falcinelli: Io l’ho superato facendo tante cose. Dopo tanti anni e progetti ti accorgi che hai anche la possibilità di poter sbagliare, ma bastano 3 progetti veramente buoni per rimanere nella storia. Lavorare quotidianamente è un esercizio a livello muscolare. Se fai tanto, alla fine un lavoro buono per forza uscirà. Germano Facetti diceva: “A me non interessa la copertina eccellente o meravigliosa, a me interessa un livello medio di alta qualità”. Se si parte con l’angoscia che devi fare il capolavoro, puntualmente non uscirà mai, invece, se ci s’impone uno standard qualitativo costante, alla fine il capolavoro viene fuori.

Vedendo le vignette di Andrea che raccontavano la preparazione all’evento sembravano esserci due anime, quella puntigliosa e precisa di Riccardo e quella più confusionaria e “caciarona” di Andrea. È vero? Come vi siete trovati a lavorare insieme?

Bozzo: Un po’ è così. Poi ovviamente nel raccontare la storia utilizzi degli archetti, costruisci il conflitto, è comunque una caricatura. Poi ci ho rappresentati come vecchi anche per desacralizzare l’idea che esistono i grandi vecchi che si siedono e ti dicono: “Ora ti spiego io come funziona”.

Io ho una grande stima del suo lavoro anche se io lavoro in maniera diversa perché sono una persona diversa e ho una storia diversa. Detto questo è vero che non ho quel rigore formale che ha lui per cui in parte è vero.

Falcinelli: Il rigore formale o meno sono espedienti retorici. Tu scegli un modo di parlare visivo con cui dentro c’è del tuo, ma è una cosa che tu scegli come artificio retorico. Anche per questo ho chiesto ad Andrea di essere qui proprio perché noi due siamo molto diversi da un punto di vista di progettazione. Questo è la presentazione seria, però lo stile per presentare è quello con i due clown uno che fa il serio ed uno che fa il pasticcione.

In una società come la nostra che parla molto con le immagini come può un graphic designer o un illustratore a farsi notare e a far vedere il suo lavoro?

Bozzo: Prima di tutto deve essere severo con se stesso. Deve capire se il suo lavoro ha qualcosa da dire, altrimenti rischia che il suo unico obiettivo sia quello di farsi conoscere. Poi oggi ci sono strumenti tecnici e relazionali che aiutano sicuramente, ovviamente nell’accezione positiva. Attraverso le conoscenze trovi per caso le collaborazioni. Noi ci siamo conosciuti per caso 2 anni fa e ci siamo trovati su tante cose. Bisogna essere molto umili, lavorare tantissimo sulla metodicità e studiare quello che ti capita. Non puoi essere sconnesso dal contesto altrimenti non avrai mai nulla da dire. Oggi ci sono facilitazioni ma anche molta più concorrenza.

The WalkMan ha come obiettivo quello di scovare e mettere in luce giovani talenti ed artisti che credono nelle proprie idee. Cosa consigliate a chi, come voi, ha deciso di investire la propria vita nella creatività?

Falcinelli: Studiate. Non esistono giovani talenti, esistono talenti. Io sono entrato in uno studio grafico che avevo 17 anni, sono diventato un po’ noto a 35 anni e la prima volta che ho parlato al pubblico del mio lavoro ne avevo 38. Bisogna avere pazienza, se parti dal presupposto che la tua priorità è farti conoscere come giovane talento rischi di non dedicarti al tuo talento. Io coltivavo questo desiderio, come chiunque che lavora in ambito artistico, ma non deve essere la priorità. A 27 anni mi preoccupavo di fare le cose belle, questo deve essere l’obiettivo soprattutto oggi che siamo tantissimi, però bisogna avere pazienza ci vuole tempo.

Bozzo: Una cosa che facevo era studiare i grandi graphic designer per capire come ce l’avevano fatta. Tutti ce la facevano perché lavoravano tantissimo e studiavano tantissimo. La costante è quella! Bisogna leggere i giornali, guardare il mondo, bisogna vedere e leggere tutto da Dostoevskij ad Harry Potter.