Architetture, installazioni e opere d’arte sigillano la lunga carriera di uno dei più celebri progettisti italiani: Francesco Venezia, classe 1944.

Cifra stilistica caratterizzata dalla devota attenzione al genius loci e alla memoria, che diventa pilastro di ogni opera, generatrice di ogni segno. Consapevole studioso dell’architettura, attento amante dell’arte e grande intenditore storico, da sempre alla ricerca di una realtà temporale che vada oltre quella percepibile. Un personaggio carismatico e culturalmente stimolante
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Il MAXXI – Museo nazionale delle Arti del XXI secolo – ha avviato una serie di conversazioni d’autore, invitando grandi nomi dell’architettura contemporanea, tra cui Alvaro Siza, Franco Purini e lo stesso progettista del frammento, come la critica ama definirlo.

L’architetto partenopeo ha voluto ripercorrere la sua carriera attraverso alcune opere capisaldi della sua poetica che spaziano dalla ricerca museale all’architettonica-urbana, attraversando macro tematiche progettuali.

IL GIUNTO COME FORZA DELL’ESSENZA

Tematica cardine dell’allestimento “GLI ETRUSCHI”, tenutasi a Palazzo Grassi nel 2000.

Lo spazio museale viene allestito ricreando la magia di una camera sotterranea visitata da Francesco Venezia nel ‘84 nei pressi di Cerveteri. Caratterizzata dalla presenza di un pozzo di luce centrale che donava allo spazio una luce sacrale, mistica, attraverso un fascio luminoso delimitato, lungo le pareti, da piante penduli. Ciò che colpì maggiormente Venezia fu la presenza di uno specchio d’acqua che patinava il pavimento creando un gioco di riflessi unico e suggestivo.

Decise così di ricreare questo spazio all’interno del Palazzo veneto con l’inserimento di un volume sospeso, cavo ed ossidato che direzionasse la luce, uno specchio d’acqua per ricreare la magia della riflessione e un’opera del celebre H.Moore. Il lavoro dell’artista britannico aveva il compito di unire, in una ipotetica linea temporale, gli Etruschi al mondo contemporaneo attraverso il tema del giunto, della separazione, dell’assenza che da forza alla totalità.

Moore lavora con una rottura verticale che impreziosisce la figura distesa (tipica dell’iconografia Tirrenica), ne crea l’essenza attraverso l’assenza. Gli Etruschi producevano i sarcofagi con l’unione di più parti attraverso il giunto, la separazione, portato all’estremo dallo scultore d’oltremanica.

Allestimento "Gli Etruschi", schizzo esplicativo, Jacopo Di Criscio
Allestimento “Gli Etruschi”, Francesco Venezia, schizzo esplicativo, Jacopo Di Criscio

L’INCLINAZIONE DELLA POSSIBILITÀ

Mito e Natura. Da Pompei alla Magna Grecia”- Palazzo Reale, Milano, 2015-  punto di forza, oltre alle stanze “storiche”, la progettazione di una “settima stanza”, luogo della possibilità, della libertà creativa. Uno spazio architettonico caratterizzato dalla presenza di piani inclinati che ne connotavano il perimetro e la dinamicità interna. Un omaggio al celebre pittore De Pisis, compositore del ricercato disequilibrio attraverso piani giustapposti tra loro.
Una grande superficie obliqua caratterizzava il centro della stanza, creando magica tridimensionalità.

Francesco Venezia ha voluto traslare le opere dell’artista ferrarese all’interno della terza dimensione, convinto di ritrovare in esse inspirazioni provenienti dalle nature morte pompeiane, creando così un collegamento concettuale con il tema della mostra. Sembrava di vivere, camminare in una sua opera.

Il tocco autobiografico del progettista venne lasciato sul grande piano caratterizzante il centro della stanza con l’inserimento di alcune conchiglie da lui stesso raccolte, in memoria di quelle descritte dal pittore nei suoi scritti.

Allestimento "Mito e Natura. Da Pompei alla Magna Grecia", schizzo esplicativo, Jacopo Di Criscio
Allestimento “Mito e Natura. Da Pompei alla Magna Grecia”, Francesco Venezia, schizzo esplicativo, Jacopo Di Criscio

L’ARTIFICIO DELLA LACUNA

L’allestimento della mostra “JEAN ARP” –Terme di Diocleziano, Roma, 2016- viene definito dall’architetto come uno dei più difficili della sua carriera. Un approccio iniziale contrastante, privo di inspirazioni ma generatore di uno straordinario lavoro. Egli non riusciva a ritrovare, nelle opere dell’artista, un punto di partenza per i suoi segni, un qualcosa che potesse spingerlo alla creazione.

Galeotto fu il quadro! Un’opera consistente in tre grosse figure amorfe contenute all’interno di un rettangolo, un richiamo all’intelaiatura della metopa– elemento compositivo, architettonico greco- e delle forme libere che lavorano al suo interno. Francesco Venezia ha strutturato tutto il suo lavoro su questo rapporto, tra bordo e lacuna, immagine dell’assenza.

Le terme di Diocleziano rappresentano per eccellenza il luogo della trasposizione temporale di diverse realtà storiche, attraverso le mancanze e le stratificazioni. Decise così di riportare sulla pavimentazione il rilievo dell’opera lasciandone a vista soltanto alcune parti del mosaico, le tre figure del quadro. Decise inoltre di collocare le opere all’interno di rigide intelaiature colorate che avevano il compito di enfatizzare i pezzi d’arte e di richiamare la rigida tessitura delle metope.
Anche l’apparato illuminotecnico ricalcava un’opera del pittore, attraverso l’installazione di luci sospese di diverse cromie.

Allestimento "Jean Arp", schizzo esplicativo, Jacopo Di Criscio
Allestimento “Jean Arp”, Francesco Venezia, schizzo esplicativo, Jacopo Di Criscio

LA VOLTA DEL CRANIO

“Gli eventi più sorprendenti hanno luogo sotto la volta del cranio, laboratorio angusto e misterioso del cervello”.  Parte da questa citazione baudelairiana per strutturare il progetto del museo della stratigrafia storica di Toledo. Il cranio, in particolare la volta, diventa il concept dell’opera. Un susseguirsi di tre sottili vele cementizie dovevano sormontare un sistema di rovine che sprofondava nel terreno attraverso l’archetipo del pozzo.

Un richiamo alle Confessioni di S. Agostino dove i quartieri della memoria diventano archivi, depositi del pensiero. Purtroppo venne messo un veto sull’operazione da parte dell’archeologa che seguiva i lavori e il progetto non ha mai visto la realizzazione.

Progetto Museo Toledo, schizzo esplicativo, Jacopo Di Criscio
Progetto Museo della stratigrafia storica di Toledo, Francesco Venezia,  schizzo esplicativo, Jacopo Di Criscio

IL RICICLO CHE RECINGE

Progetto per un edificio plurireligioso a Berlino. Un’idea, in parte ricalcata da quella descritta precedentemente, con l’inserimento di una piastra voltata sospesa su resti archeologici. Sormontata da cinque volumi, tre dei quali dovevano rappresentare le tre religioni. Il tutto recintato da materiali di spoglio che rimandavano al riutilizzo del mattone di scarto nel monumento miesiano a Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht.
La luce penetrava attraverso questi cinque contenitori e attraverso l’attacco della vela con il terreno, con un sistema di travi che ritmavano la luce. Francesco Venezia cita le cave di Cusa come altro elemento concettuale di progetto. Anche questo progetto non ha mai visto la realizzazione.

Progetto Edificio Plurireligioso Berlino, schizzo esplicativo, Jacopo Di Criscio
Progetto Edificio Plurireligioso Berlino, Francesco Venezia, schizzo esplicativo, Jacopo Di Criscio

Un viaggio fatto di fotografie, schizzi progettuali ma soprattutto racconti poetici. Così Venezia ha voluto portare il pubblico presente all’interno del suo mondo creativo, con ricordi e aneddoti.

“Ogni volta mi metto in gioco e faccio un’opera prima”. Così ha concluso la sua conversazione a testimonianza dell’importanza dell’umiltà personale nel mondo creativo.