Fotografia a colori – La fotografia a colori arriva grazie a Kodak negli anni ’40; è l’inizio di un processo di affermazione del colore all’interno della fotografia da parte, principalmente, di tre fotografi: Saul Leiter, Ernst Hass e,Fred Herzog.

Fotografia a colori – Dalla nascita della fotografia si è cercato di arrivare alla riproduzione fedele dei colori, passando dal processo Autochrome dei fratelli Lumière alla colorazione manuale delle stampe in bianco e nero.
La svolta nella ricerca in tal senso viene dalla Kodak, società che tra il 1935 e il 1947 produce diversi tipi di pellicole commercializzando, proprio nel 1947, la Ektacolor, che, oltre a permettere l’impressione dei colori sul negativo, consentiva lo sviluppo casalingo della pellicola, questo aumentò notevolmente la sua diffusione.

Se la riproduzione fedele dei colori era un risultato cercato da decenni, il suo ruolo all’interno delle correnti artistiche legate alla fotografia non era considerato così rilevante. Dalla fine degli anni ’40, fino agli anni ’60 all’incirca, il pensiero che la fotografia a colori fosse un processo esclusivamente documentaristico era piuttosto diffuso, sicuramente non godeva di quell’alone di artisticità che invece era riconosciuto al bianco e nero. Furono tre i fotografi che maggiormente insistettero sull’utilizzo del colore e contribuirono, negli anni, a conferire dignità artistica anche a questo tipo di fotografie: Saul Leiter, Ernst Haas e Fred Herzog.

Saul Leiter è il primo fotografo ad utilizzare la pellicola a colori, precisamente nel 1948. Il suo intento è quello di utilizzare i colori per restituire una sua visione spesso pittorica e astratta della realtà, è un innovatore anche nelle inquadrature, con le sue composizioni infatti anticipa il diffuso gusto minimalista che arriverà circa un decennio più tardi. La sua è una documentazione di New York, la sua città, totalmente personale, fatta di frammenti e inquadrature che non sempre disvelano tutto, grazie al suo sguardo influenzato dalla pittura astratta ed espressionista di cui era grande appassionato (Leiter amava anche dipingere) e all’utilizzo del colore come strumento per raggiungere il suo scopo estetico. La sua opera rimarrà anonima per molti anni, ma questo non sembrò turbarlo, anzi. A riguardo fanno sorridere le sue affermazioni in una intervista rilasciata in età ormai avanzata: “Ho passato gran parte della mia vita sconosciuto. Sono sempre stato molto felice così. Essere ignorati è un gran privilegio. Così penso ho imparato quello che gli altri non vedono e a reagire alle situazioni in modo diverso. Ho guardato semplicemente il mondo, non preparato veramente a nulla.”
E poi: “Per costruirsi una carriera ed avere successo, ua persona deve essere determinata. Deve essere ambiziosa. Io preferisco di gran lunga bere caffè, ascoltare della buona musica e dipingere quando ne ho voglia”.

Colori
Saul Leiter
Colori
Saul Leiter
Colori
Saul Leiter

Ernst Haas ha avuto, a differenza di Leiter, successo immediato nel mondo della fotografia. Anche per questo viene erroneamente riconosciuto come il primo fotografo ad utilizzare il colore nel suo linguaggio, anche se in realtà inizia a scattare a colori solo nel 1951, 3 anni dopo Leiter.
Le analogie di Haas con il fotografo newyorchese sono molte, anche lui compie la sua ricerca sul colore in maniera spesso astratta e concettuale, ma ciò che lo ha distinto e che è diventato probabilmente lo stilema più pregnante del suo linguaggio è il mosso intenzionale. L’inserimento di soggetti in movimento all’interno delle sue fotografie crea effetti dinamici e accostamenti cromatici interessanti, il suo modo di rappresentare la realtà è mosso dall’interesse per il concetto di tempo, egli parlava spesso di “bellezza di un movimento, nel tempo e nello spazio” dichiarando la sua volontà di liberarsi dal classico momento statico per ottenere un’immagine capace di esprimere anche il concetto di tempo.

Colori
Ernst Haas
Colori
Ernst Haas
Colori
Ernst Haas
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Ernst Haas

Un altro fotografo interessante in questi primi anni di fotografia a colori è Fred Herzog, che però ha un approccio totalmente diverso dai primi due, egli preferisce utilizzare la pellicola a colori come se fosse una semplice pellicola in bianco e nero. La motivazione viene dal fatto che non poteva permettersi i costi delle stampe in bianco e nero, più onerose di quelle a colori, è probabilmente uno dei pochi casi in cui il supporto non è deciso da necessità espressive ma da questioni pratiche, è però interessante notare come il colore, nelle sue fotografie, si esprima con naturalezza senza mai risultare protagonista della scena. Per quanto probabilmente l’opera di Herzog sia figlia di uno scopo meno nobile rispetto a quello degli altri due fotografi, è possibile che sia servita anch’essa nel processo di normalizzazione che ha portato la fotografia a colori ad essere accettata come portatrice di una valenza artistica.

Colori
Fred Herzog
Colori
Fred Herzog
Colori
Fred Herzog

Va detto che le fotografie di Haas e Leiter sono principalmente belle fotografie, ovvero non presentano contenuti forti o la voglia di documentare una determinata situazione, ciò non sminuisce però il loro valore, che è quello di una ricerca sul linguaggio fotografico, nello specifico il linguaggio della fotografia a colori, che è fisiologica e necessaria nell’approccio ad una componente innovativa nella storia della fotografia che, non va dimenticato, è in primis un linguaggio ed è quindi necessario sviscerarne continuamente tutte le possibilità e le sfaccettature che l’avanzare delle tecnologie offrono.