Design d’autore, un settore che ha acquisito una forte popolarità a partire dagli anni 80, quando ha iniziato a coinvolgere ogni ambito della vita quotidiana.

Così dalla tecnologia all’arredo urbano , tutto si è evoluto assecondando le tendenze. L’Italia per prima ha seguito le orme nordeuropee sulla ricerca funzionale ed estetica diventando una mecca del design d’autore insieme ai paesi scandinavi. Di seguito sono riportati dieci esempi di come il lavoro made in italy abbia apportato grandi successi per la storia del design.

Lampada ad arco- Flos -Achille e Pier Giacomo Castiglioni

Arco è una lampada progettata dai designer italiani Pier Giacomo e Achille Castiglioni nel1962 per l’azienda italiana Flos. Si tratta di uno dei prodotti più famosi e venduti e di un oggetto icona del design made in italy; fa parte delle collezioni permanenti della Triennale di Milano e del MoMa di New York. Si tratta inoltre del primo oggetto di disegno industriale a cui viene riconosciuto la tutela del diritto d’autore al pari di un’opera d’arte.

La sua genesi segue delle motivazioni del tutto funzionali, anche negli elementi che possono sembrare decorativi. Innanzitutto si voleva dare illuminazione diretta al tavolo senza ostacolare il movimento. Da qui l’idea della curvatura che allontana la base della lampada a due metri dal tavolo. Per consentire ciò era necessario un contrappeso, dapprima pensato in calcestruzzo ma seguentemente in marmo perché a parità di peso consentiva un ingombro minore. Questa base assume una sobria eleganza, un blocco squadrato di marmo di Carrara bianco, con gli angoli smussati e un foro per agevolare li spostamento.

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Sedia a sacco – Zanotta –  Gatti/ Paolini/ Teodoro

Ha segnato la storia del design d’autore italiano nel mondo diventando l’emblema della seduta destrutturata. E’ priva della struttura rigida e di una forma geometrica definita, questo ha segnato il coronamento di questo pezzo nell’olimpo del design d’autore: è colorata, leggera e anticonformista. La sua forma ricorda un fagiolo imbottito di piccole palline di polistirene semi-espanso, idea del tutto rivoluzionaria per il 1968, che però non mette in secondo piano la ricerca ergonomica seguita in quegli anni, anzi sconvolge le regole ottenendo un risultato eccellente. La sedia a Sacco è prodotta da Zanotta è stata disegnata da un trio di designer: Gatti, Paolini e Teodoro.

Lampada Tolomeo – Artemide – Michele De Lucchi/Giancarlo Fassina

La famosissima lampada da tavolo Tolomeo, disegnata da Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina è la rilettura in chiave moderna delle lampade a “molle” del passato. Comparsa nel 1987, è stata subito un best seller, premiata con il Compasso d’Oro nel 1989. Tuttora rappresenta un pezzo di design d’autore ammirevole per la leggerezza e la purezza delle linee, apprezzato per la sua intramontabile attualità. La fonte luminosa, risolta in modo tradizionale con una lampadina a incandescenza, viene spostata nei punti interessati per mezzo dei suoi lunghi bracci.

Nella Tolomeo il meccanismo a molle non è però enfatizzato, anzi è nascosto.La molla si estende all’interno del braccio per tutta la sua lunghezza, tenuta in tensione dal cavetto in mostra sopra al braccio. Tale sistema consente di guadagnare in leggerezza dell’apparecchio e giocare sulla misteriosità del meccanismo. La leggerezza espressa dall’esilità e lunghezza dei suoi bracci, dalla sottile base d’appoggio e la cura attenta dei particolari, ne fanno una lampada innovativa e di grande stile, realizzata con pochi pezzi essenziali. E’ composta da una base circolare in alluminio a cui è fissato il corpo lampada a bracci e testa orientabile in tutte le direzioni.

Poltrona Proust – Cappellini – A. Mendini

La poltrona di Proust è un oggetto cult del design d’autore post-moderno italiano.L’idea di mendini era quella di realizzare un oggetto di design partendo da un’esperienza letteraria suggerita dalla vita e letteratura di Marcel Proust, che nei suoi scritti è sempre molto scenografico, riuscendo a regalare immagini di interni ma anche ambientali di forte impatto. Per raggiungere il suo scopo Mendini visita i luoghi della vita dello scrittore francese per trarne stimoli empirici e visivi. Decide quindi che il tessuto della sedia dovesse riprendere la tecnica pittorica del puntinismo, in quanto a Parigi Proust era molto vicino a questo ambiente. E come la scrittura di questo autore riusciva a essere totalizzante nel restituire immagini e sensazioni, così questa poltrona fonde tessuto e struttura rendendoli omogenei e grazie alle pennellate di colore alla maniera di Signac il risultato diventa come una nuvola di colori che induce a un’illusione ottica.

Tavolo Org – Cappellini – Fabio Novembre

Org, un tavolo con 175 gambe. Basterebbe questa piccola frase per riassumere la particolarità di questa opera. L’intento è del tutto narrativo, discostarsi dall’estremo funzionalismo per raccontare storie, fatte di magia e illusioni. Queste 175 liane morbide fatte di corda infatti sembrano sorreggere il top in cristallo come per un trucco illusionista. Il messaggio è quello di accattivare e invogliare il commensale a vivere tutto, e anzi a riconsiderare ciò che può succedere al di sotto del tavolo, ribaltando il solito punto di vista. Perché il design d’ autore oltre ad essere funzionale può diventare provocazione, gioco, magia.

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Radiofonografo rr126 – Brionvega – Achille e Pier Giacomo Castiglioni

Il radiofonografo rr126 è stato progettato nel 1965 da Achille e Pier Giacomo Castiglioni. Le conformazioni che può assumere sono svariate e seguono la funzione di volta in volta richiesta. Infatti per l’ascolto musicale le casse vengono agganciate sui lati opposti del mobile di base, se invece si vuole ascoltare la radio vengono sovrapposte a questo. Oltre ad essere pensato in moduli che facilitino l’uso non è stato sottovalutato il design che ricorda infatti un giocoso robot dalle fattezze antropomorfe e sorridenti.

Caffettiera Cupola – Alessi-  Aldo Rossi

Come non unire il piacere italiano per eccellenza, il caffè con le forme che hanno distinto da sempre le nostre città? Aldo Rossi combina questi mondi così differenti eppure così caratteristici del nostro paese in nuovi modelli per l’azienda italiana Alessi. Quell’esperimento di avvicinamento dell’architettura alla grande produzione, si trasforma per Aldo Rossi nella progettazione di una serie di caffettiere, tra il 1980 e il 1983.

Il primo modello fu pensato con una copertura conica, figura geometrica generata dalla rotazione di un triangolo rettangolo attorno ad un cateto, mentre il contenitore vero e proprio è di forma cilindrica. Questo suo studio si è completato poi con la realizzazione della Cupola, dalla forma della copertura appunto che ricorda le chiese che incorniciano lo skyline di ogni città italiana.

Cavatappi Anna G. – Alessi – A. Mendini

Nel corso della sua storia, Alessi ha affidato la progettazione delle proprie collezioni a numerosi designer di fama internazionale, per creare oggetti emozionali oltre che funzionali. Anna G è il progetto del 1994 del designer Alessandro Mendini, ispirato all’amica Anna Gili, da cui ha “rubato” le forme. Mendini per l’appunto persegue come suo stile di progettazione un’ utopia umanistica che ha sempre caratterizzato i suoi lavori, che oltre ad essere funzionali dovevano spingere verso esperienze emozionali ed empatiche.

Anna G. è un cavatappi che è diventato negli anni, il simbolo della ricerca sul design antropomorfico e sul legame profondo tra le persone e gli oggetti che le stesse usano quotidianamente. Ma come si puó paragonare un cavatappi alla figura femminile? con un processo di trasformazione e stereopatizzazione dell’oggetto in una serie di forme a noi chiare. Ecco che il classico corpo centrale del cavatappi diventa un vestito femminile dalle forme vintage, l’impugnatura diventa una testa con un taglio a caschetto e gli snodi centrali diventano le spalle da cui partono le braccia-leve.

Poltrona Up5-6 – Cassina & Busnelli – Gaetano Pesce

Gioca su geometrie curvilinee abbinate a una forte influenza dell’arte pop. Combina dunque il design e l’arte in questo esperimento, che accattiva per il forte impatto visivo e seduce definitivamente per la forma avvolgente della seduta e dello schienale che si modella perfettamente intorno al corpo. E’ stata inoltre concepita da Gaetano Pesce per riportare subito alla memoria l’immagine del grembo materno delle statuette della fertilità, collegate però ad un elemento aggiuntivo, Up6, che funzionalmente è un pouf, ma al contempo metafora della donna con una palla al piede. Denuncia sociale sulla condizione femminile. Da un punto di vista industriale è stato un grande esperimento di packaging. Le sedie erano stampate in schiuma di poliuretano, compresse sotto vuoto fino ad appiattirsi e poi confezionate in buste di PVC. La forma di poliuretano espansa tornava ad assumere il volume previsto originariamente dal design soltanto quando si aprivano le confezioni e il materiale col quale erano fatte veniva a contatto con l’aria

Valentine – Olivetti – Ettore Sottsass

La macchina da scrivere Valentine dell’Olivetti nasce nel 1968, per poi essere messa in produzione l’anno successivo dal progetto di Ettore Sottsass jr. che gli valse il Premio Compasso d’oro nel 1970. La Valentine ( La rossa portatile) era considerata trasgressiva non solo perché “rompeva” con la tradizione olivettiana, ma anche per lo stile di vita introdotto: faceva un appello al nuovo e alla moda, non a caso nasce l’anno successivo alla contestazione studentesca, il maggio della “immaginazione al potere”.La sua caratteristica principale era la portabilità: mentre nelle vecchie macchine da scrivere il contenitore era a parte o non presente, nella Valentine la macchina stessa diventa contenitore: il retro della Valentine era infatti nient’altro che il coperchio e manico da trasporto e bastava togliere la copertura-guscio in resistente plastica ABS per accedere immediatamente alla macchina stessa. Questo perché per Sottsass era una macchina non macchina, che non doveva essere associata al posto di lavoro, ma doveva entrare nelle case di tutti come oggetto di uso comune.

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