Il cinema italiano sembra aver ritrovato quella marcia in più che in passato gli ha permesso di conquistare il mondo.

Addio ai film uguali tra loro, con le solite storie che si ripetono e gag sempre uguali. L’aria che si respira è diversa da quella di pochi anni fa. Questo “nuovo ciclo” lo si deve soprattutto ai giovani. Le nuove leve con idee audaci, la voglia e la grinta di chi è all’inizio, stanno mutando drasticamente il Cinema Italiano.

Ecco alcuni dei volti nuovi del Bel Paese che stanno tracciando il nuovo corso del cinema italiano di qualità.

Gabriele Mainetti
Gabriele Mainetti
Sydney Sibilia
Sydney Sibilia
Daria D'Antonio
Daria D'Antonio
Filippo Gravino
Filippo Gravino
Makinarium
Makinarium

Gabrielle Mainetti

Il regista che ha regalato all’Italia il suo supereroe con “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Prima di posizionarsi dietro la macchina da presa, Mainetti ha esordito come attore nel film di Carlo Vanzina del 1999 “Il cielo in una stanza”. Dopo i primi lavori come documentarista, nel 2016 fa il suo debutto sul grande schermo. Il suo film, acclamato dal pubblico, gli ha permesso di vincere due David di Donatello come miglior regista esordiente e produttore. La sua è una regia semplice e pulita, che nasconde precisione ed una grande attenzione ai particolari. Tutto questo fa di Mainetti uno dei nuovi personaggi, nell’ambito del cinema italiano innovativo, da non perdere d’occhio.

Sydney Sibilia

La sua storia è quasi come una favola. Nato a Salerno, con alle spalle lavori non di settore come animatore nei villaggi e cassiere di una catena di Fast-food a Londra, grazie alla sua passione per il cinema è riuscito a diventare uno dei volti più attesi del momento. Il suo film “Smetto quando voglio” dimostra tutta la sua abilità. Un lavoro esplosivo che incrocia il ritmo del “pulp” internazionale con quello della commedia. Si diverte e fa divertire e la sua opera mostra tutta questa sua energia.

Daria D’Antonio

Molte volte l’importanza della fotografia è sottovalutata o poco considerata. Eppure un film si basa sulla potenza delle immagini. La D’Antonio questo lo ha capito e non a caso è stato soprannominata sul set “l’artigiana della luce”. Come direttore della fotografia lavora sulle immagini e la luminosità cercando di rendere al meglio l’idea del regista e l’interpretazione degli attori. Nella sua ultima fatica “La pelle dell’orso” la sua cura ed attenzione sono quasi maniacali. In un film boschivo è brava a dosare il buio senza appesantire le inquadrature e nel mettere a fuoco senza sbavature il primo piano e lo sfondo.

Filippo Gravino

L’immagine non è tutto. Perché un film possa essere veramente buono, alla base è necessario che ci sia una storia forte. Gravino nel campo della sceneggiatura ha esordito nel 2007 con “Lascia perdere Johnny”. Da allora non si è più fermato, consolidandosi sempre più come una certezza tra gli sceneggiatori del cinema italiano. I suoi lavori sono sempre ben strutturati e abili a toccare nel profondo tanto da riuscire a mettere la sua firma in film come “Veloce come il Vento” e “Fiore”. Degna di nota inoltre la sua collaborazione con lo sceneggiatore e regista Claudio Giovannesi.

Makinarium

Il panorama del cinema italiano si è aperto anche dal punto di vista tecnico. In poco tempo, questa realtà made in Italy, si è imposto anche fuori dal territorio nazionale. Makinarium ha infatti lavorato per progetti come Ben Hur e Zoolander 2. Questa factory che unisce alcuni dei migliori talenti degli effetti speciali grafici e fisici ha raggiunto l’apice con il film di Garrone: “Il Racconto dei racconti”. Grazie a questo hanno vinto un David di Donatello. Effetti stupefacenti che rasentano il reale sono la forza di questo team sorprendente, pronto a lasciarci a bocca aperta.