Intervista a Chiara Riva: segni in equilibrio fra progettualità e spontaneità.

Ciao Chiara, raccontaci, chi sei?

Ho una formazione come graphic designer e dopo aver lavorato in diverse agenzie, soprattutto come assistente art director nel settore del brand design, ho iniziato a sentire la necessità di approfondire la mia conoscenza sulle lettere: spinta dalla curiosità ho frequentato un corso di Type Design presso il Politecnico di Milano e successivamente ho approfondito la mia formazione nel settore della calligrafia. Ad un certo punto del mio percorso formativo i miei docenti hanno riconosciuto il mio talento e mi hanno consigliato di iniziare ad affiancare la calligrafia al mio lavoro. Sono stata fortunata ad aver potuto studiare con grandi calligrafi in Italia: ho imparato a essere semplice e a ricercare la bellezza nella forma e non negli elementi decorativi. Traccio lettere e segni, alla ricerca di un equilibrio tra progettualità e spontaneità. La tecnica e la disciplina sono essenziali, infatti anche nelle forme più contemporanee ed espressive c’è sempre una radice storica; allo stesso tempo abbiamo comunque bisogno di spontaneità, perché è la chiave per intraprendere nuove vie.

In cosa consiste il tuo lavoro e in quali settori è richiesto?

La calligrafia è una via per dare corpo e anima alle lettere. Ci sono molti stili di scrittura, un calligrafo deve saper scegliere la variazione giusta per la giusta situazione e deve essere anche un bravo “compositore”: un mestiere che richiede una cura sartoriale. Mi piace questo aspetto del lavoro, richiede una costante ricerca e anni di allenamento ed esperienza.

Ho avuto occasione di lavorare nel settore dell’editoria, per il design di logotipi, per la comunicazione, oppure nel settore degli eventi per sfilate di moda, festival e esibizioni live. Ovunque ci sia bisogno di lettere o di segni, un calligrafo può intervenire, come nel mondo della comunicazione, del cinema, del fumetto, negli allestimenti o nelle video installazioni. Molti settori richiedono l’intervento di un calligrafo per dare esclusività a manufatti, settori legati al lusso e che richiedono ricercatezza e unicità. Altri ricercano nel segno calligrafico il tocco umano di un gesto, che un carattere non è in grado di trasmettere. 

Qual è il ruolo della calligrafia nell’era digitale? 

Ho recentemente pubblicato un libro intitolato Il senso della linea, dove attraverso le testimonianze (Luca Barcellona, Alex Barocco, Francesca Biasetton, Marco Campedelli, James Clough, Giovanni de Faccio, Anna Ronchi) e una galleria eterogenea di lavori di vari professionisti, racconto dal mio punto di vista la pratica della calligrafia e le sue molteplici applicazioni. Le nuove tecnologie hanno sostituito in molti settori la scrittura a mano e il disegno delle lettere, ma queste discipline fortunatamente non sono scomparse: non dobbiamo affidarci troppo alle nuove tecnologie né demonizzarle, ma cercare una sorta di convivenza tra mondo digitale e non. Oggi siamo circondati da linguaggi visivi digitali: questo ci porta ad essere attratti dal segno calligrafico, da cui traspare il calore e umanità che altri strumenti digitali possono solo imitare.

L’interesse verso le lettere è crescente, pensando ad esempio alle nuove type foundry o alla richiesta di corsi di calligrafia: come calligrafia e type design si relazionano nel settore della comunicazione visiva? 

Il type design e la calligrafia si occupano di lettere, ma da punti di vista diversi, anche se questi settori spesso si contaminano tra loro. Il type design ha come scopo quello di progettare lettere standardizzate, modulari, perfette per funzionare in ogni combinazione lineare. Nella calligrafia invece le lettere vengono tracciate adattandole alla situazione, come un sarto che cuce un abito addosso ad un cliente. Credo che il crescente interesse da parte del pubblico sia stimolante e che ci sia una nuova sensibilità verso le lettere rispetto a qualche anno fa. Sono curiosa di vedere come queste discipline riusciranno a evolversi nei prossimi anni.

Qual è il ruolo della calligrafia e della scrittura a mano nella vita quotidiana? Nel bisogno nascente di contatto e relazioni da quarantena da Covid 19 la calligrafia avvicina le persone? Come?

Penso che la calligrafia e la scrittura a mano siano pratiche che spesso si rivelano meditative. Chi pratica questa disciplina a livello amatoriale sa che è un’occasione per dedicare del tempo a sé stessi: è importante, quando di scrive, essere concentrati sul momento e sul gesto che si sta eseguendo. 

Scrivere a mano, inoltre, è un modo per restare in contatto con persone lontane: ricevere una lettera o una cartolina fa sempre piacere ed ha un valore diverso rispetto ad un messaggio o una mail, che mancano della spontaneità e dell’unicità del tocco umano: è un tema approfondito da Francesca Biasetton nel suo libro La bellezza del segno.

Per altri, la calligrafia è un modo per far parte di una comunità di appassionati che condividono interessi comuni. L’Associazione Calligrafica Italiana per tenere in contatto i soci, ha lanciato l’iniziativa #unitieconnessi, un ciclo di appuntamenti settimanali online dove docenti e professionisti si mettono a disposizione per raccontare il mondo della calligrafia e del lettering: questo ha fatto in modo che i soci, non potendo partecipare alle attività ordinarie, continuassero a sentirsi parte dell’Associazione. L’iniziativa è stata di grande impatto, anche se non vediamo l’ora di poterci riunire per poter scrivere di nuovo assieme. Parafrasando quanto scritto da John Maeda: Ritrovarsi nella stessa stanza sarà un grande, grande inizio.

Scopri di più su Chiara Riva

Chiara Riva sito – chiara-riva.com
Chiara Riva su Instagram – char.riva