Alessia è una donna che ha avuto coraggio e che si è gettata in business ostico, selettivo e spesso tutt’altro che meritocratico. Ha messo da parte le sue paure ed ha deciso di dedicarsi al mondo della musica fino alle fondamenta della sua industria per capire i meccanismi che muovono il mercato e valorizzano il cosiddetto artista. Qui a voi, l’intervista per The Walkman.

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Il tuo lavoro è molto vasto ed in questi anni ti ha portato a lavorare con tanti musicisti, eventi e player di mercato importanti all’interno dell’industria musicale, e non solo. Da questo punto di vista, quali pensi siano le realtà che in quest’ambito stanno dando più supporto ed opportunità di crescita a coloro che vorrebbero essere dei professionisti nel settore musicale?

“Per i professionisti dell’industria musicale non c’è una scuola, ci sono vari corsi e master che permettono di capire “a grandi linee” il mercato e i vari step necessari nella discografia e nella crescita artistica di un produttore. Se invece si parla di professionisti musicali e quindi di produttori, lavoriamo con tantissimi artisti che hanno seguito scuole di produzione e corsi vari. Questo, come per i corsi manageriali, non permette però di entrare all’interno del Music Business, perché è un settore molto chiuso e particolare.”

“Penso che Clockbeats racchiuda molto di quello che i produttori richiedono ed aiuta l’artista nella produzione, post produzione, track placement, management, fino alla promozione (da poco il team Clockbeats è diventata leader a livello mondiale nella promozione Spotify, con spotimatch.com). E’ l’unica community che permette questo in Italia, e sono molto contenta di farne parte!!”

Tu personalmente ti occupi di management e quindi, anche marketing, cosa consiglieresti quindi a quei musicisti e band che vorrebbero auto-promuoversi? Secondo te è necessario avere alle spalle una figura come la tua o quella di un’etichetta discografica tuttofare in questo senso?

La promozione è forse una delle cosa più difficili, proprio perché connessa allo studio marketing e soprattutto brand.

Ad un artista che vorrebbe auto-promuoversi consiglio oltre che a concentrarsi sulla piattaforma da promuovere, al brand. Quello è il punto su cui deve fare perno tutta la promozione, ed ovviamente dipende da mille fattori. L’ascoltatore è un consumatore, e va studiato come in ogni mercato. Per far si che il consumatore sia interessato al prodotto, il brand (insieme ovviamente alla musica) deve attirarlo. Penso che un manager sia necessario, oltre a promuoverti è una persona che crede nella musica dell’artista quanto lui, ed è sempre presente. Un punto fermo che non deve assolutamente mancare!

Recentemente hai tenuto un workshop di self management presso Clockbeats. Come ti trovi a lavorare con questa realtà? E soprattutto, hai in cantiere altri incontri o corsi formativi per il futuro?

“Con Clockbeats mi trovo benissimo, permette all’artista di essere aiutato a 360° gradi, e la community si basa sullo share. Organizziamo sempre Workshop ed eventi per la community (ci sono più di 500 artisti). Stiamo anche organizzando corsi manageriali per chi tutti quelli che vogliono intraprendere questo lavoro. Sono molto contenta che oggi l’industria musicale sia vista con normalità come un qualsiasi altro bellissimo mestiere e spero di aiutare tutto questo movimento con il mio entusiasmo!”

Il mondo della musica è vasto, ma tu da tempo ci sei dentro e lavori a stretto contatto con tante personalità di questo settore. Con chi vorresti collaborare in futuro e con chi ti sei trovata meglio dal punto di vista professionale? Cosa diresti agli artisti che vorrebbero lavorare con te?

“Dal punto di vista professionale durante la mia permanenza ad Amsterdam oltre che ad aver imparato da mostri del settore penso di essermi trovata meglio. La mentalità che si trova in Olanda (a livello musicale ovviamente) è difficile trovarla altrove, per questo ho imparato così tanto e così in fretta. Ho collaborato con alcune tra le realtà internazionali più grandi e professionalmente al momento mi sento molto soddisfatta ! Cosa direi agli artisti che vorrebbero lavorare con me? Che aspetto sempre nuova musica!!”

Per sviluppare al meglio le tue capacità manageriali hai seguito determinati percorsi di studio che ti hanno portato lontano da casa per arrivare alla tua professione.

In merito a ciò, consiglieresti di fare lo stesso alle persone che vorrebbero intraprendere la tua professione? Secondo te è possibile essere un musicista o diventare una figura professionale qui in Italia, senza sottostare a determinate regole di mercato?

“Consiglio assolutamente di fare esperienza all’estero. E’ possibile farlo qui in Italia, certo, con pazienza e continuità si riesce sempre a fare tutto. In Italia penso non siano le regole del mercato a bloccare questo processo, perché sono uguali in tutti i paesi, ma ci sono alcune realtà che hanno preso troppo piede ed in modo negativo per l’industria musicale italiana, mantenendo una mentalità chiusa ai cambiamenti. Ovviamente andando all’estero si possono evitare queste chiusure territoriali interne e concentrarsi meglio sull’industria internazionale e nei proprio obiettivi.”

Il settore musicale, spesso anche in base al genere che tratta ed al proprio ruolo professionale, è improntato sulle figure maschili e, come anche tanti campi di lavoro, tende a tralasciare quelle femminili.

Nonostante la presenza delle donne debba essere quotidianità e fattore solo che positivo, cosa ne pensi in merito? Ti sei mai sentita messa in difficoltà, da qualcuno, o qualcosa, sotto questo punto di vista? Cosa vorresti dire alle altre donne che hanno difficoltà nel mondo lavorativo e cosa vorresti poter cambiare nel tuo?

“Inizialmente ero molto in difficoltà, gli uomini, soprattutto professionalmente, o ti prendono “sotto gamba” e quindi non vedono serietà dietro la nostra figura, oppure vogliono mettere i piedi in testa perché “l’industria non è abituata a figure femminili.”

“Con costanza e professionalità, ed a volte tirando fuori il giusto carattere, sono riuscita a farmi spazio nell’industria condividendo la mia grandissima passione per questo business. Oggi grazie ad alcune associazioni femminili internazionali (di cui faccio fieramente parte) all’interno dell’industria musicale, e soprattutto durante l’ultima conference tenuta ad Ibiza, l’international Music Summit, è stato rilevato che non c’è più quell’enorme disparità di presenze, e ne sono estremamente contenta!”

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Alessia Conciatori

Alessia Conciatori cos’ha in serbo per noi? Dove la troveremo nei prossimi mesi?

“Al momento sono ferma nella mia Italia, dove lavoro con tanti artisti e faccio quello che ho sempre voluto fare. Non so ancora cosa ho in serbo per i prossimi mesi, quest’industria cresce così velocemente che è difficile saperlo! Sicuramente mi troverete sempre vicino ad artisti, a lavorare con loro e a supportarli nel loro sogno!”

Alessia è una figura che in Italia non è spesso così comunemente conosciuta, ma che è altrettanto importante per tutto ciò che concerne lo sviluppo della figura del musicista e del suo brand. Questa ragazza ha intrapreso una strada che non è mai stata semplice ed è piena di ostacoli e barriere che mutano di continuo in base alle fluide regole del mercato.

Nonostante questo Alessia è stata in grado di rendere la sua figura, come persona e presenza, abituale in questo settore e lo ha fatto andando contro i tipi stereotipi che riecheggiano nei confronti di questo settore artistico e delle donne lavoratrici stesse. Questo le è stato possibile confrontandosi anche con alcuni dei massimi esperti del suo campo lavorativo accumulando un bagaglio di skills e capacità che le hanno permesso di arriv are dove è adesso ed a collaborare con moltissimi artisti.

D’altronde la figura del manager, soprattutto gli ultimi anni con l’esplosione dei social e delle produzioni indie, è una professione fondamentale per quegli artisti che vogliono raggiungere determinati livelli in termini di ricezione della propria musica e qualità della propria immagine è prodotto. Quando si parla di un musicista bisogna infatti andare oltre la sola performance strumentale e capire che si sta parlando di un vero e proprio prodotto commerciale di un certo calibro.

Lei, però, ha anche a cuore la persona stessa con cui deve confrontarsi e predilige un rapporto umano, professionale, ma che non svaluti l’artista e lo metta nelle condizioni migliori di poter lavorare ed esprimere le sue capacità tecniche ed artistiche.